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Topics - ectobius

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Pensieri, riflessioni, saggi / Contenti?
« il: Giugno 07, 2014, 09:30:13 »
Civiltà superiori e civiltà inferiori Buoni e cattivi: siamo incorreggibili!
Gli europei  sono  i buoni; i belli; gli intelligenti… nonostante Eichman e la banalità del male; nonostante sia assodato che in tutti noi, in tutti gli esseri umani, c’è un demone!
E noi italioti soprattutto, che il demone ci comanda di sceglierci sempre il migliore manganellatore cui affidare le sorti meravigliose e progressive di questo scalcinato Paese, e sempre pronti a salire in cattedra a predicare di civiltà con tanta supponente ignoranza.
Noi che non ci sfiora il sospetto che ogni civiltà è buona, che ogni civiltà è mondo per l’uomo che la crea, quest’animale nato inadeguato al mondo di natura, senza istinti forti, senza unghie e denti, senza capacità di corsa veloce, incapace ad arrampicarsi, ma aveva il cervello e con questo si è creato un mondo per sopravvivere, per lui il migliore dei mondi possibili. C’è riuscito, e fin qui tutto bene se questo successo non gli avesse dato alla testa.
Non ha saputo accontentarsi, si è eletto padrone del pianeta, ha sviluppato un delirio di potenza e ha preso a distruggerlo, questo mondo.
E taglia qui, e taglia là…l’Amazzonia! il più bel racconto, il sogno di ogni innocente fanciullo… gli indios innocenti e la immensa foresta.
Hanno detto che era civiltà inferiore…da distruggere.
Tutto ciò che è inferiore va sfruttato… tagli; incendi; schiavitù… e magari erano mondi felici.
Ma sono inferiori?
Da cancellare?
Tranquilli! 
Ce l’avete fatta, ma infine sopravviverete nel deserto.
Dov’era la foresta umida verde piovosa Prolifica! Un tripudio di vita!. Ora la terra si sgretola sotto le sferzate di un sole implacabile, e le foglie delle nuove piantagioni si inchinano e infine si prostrano
La terra un giorno giovane e rigogliosa invecchia, incanutisce … muore calcinata, e un vento selvaggio la solleva in polveri fini che intasano i polmoni d’ogni essere animato Il cielo si oscura ai turbini della polvere e quando il vento cala la polvere lentamente si deposita in dune, e sul deserto appare un sole che è una sfera rossa di fuoco.
E si spegnerà la vita ché non troveremo più l’ombra di un ultimo albero moribondo.
Spenta la misteriosa sinfonia del Pianeta miracoloso nell’Universo… si trema al terrificante ruggito dei trattori… L’uomo che seppe non temere il ruggito della foresta nella notte è ridotto ad un mucchio di ossa calcinate.
Contenti?

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Sentimentale / In una sera d'inverno
« il: Giugno 05, 2014, 10:25:34 »
Ti ho aspettata al varco… lunghi anni!
E ora con un retino delicato di nuvole azzurre…lieve carezzevole Retino per farfalle fragili che non sciupasse i colori delle ali… vorrei catturarti.
Sei comparsa!
Vestita come allora… quasi…; ancora bella come ti ricordavo… quasi; i colori custoditi nel sogno… quasi; avrei voluto dirti “Non sei  cambiata… quasi”.
Comparsa!
In una sera di nebbia di inverno.
Imprevista!
Ed era sera!
Distratto, preso alla sprovvista, nel turbine non potei capire il senso del tuo richiamo.
Sì!... c’erano i colori
Quelli dei sogni
Irreali... ma sembravano gli stessi
Verde smeraldo degli occhi dietro i vetri degli occhiali; labbra rosse di rossetto… 
Gli stessi?
Ti fissavo muto… e ti guardavo dal basso… alta ancora sul piedistallo.
Hai così preso un pezzo di vita, importante, dallo scaffale
Ne hai soffiato via la polvere
E ora ti conservo sottovetro, fermata da spilli sottili
E passo la notte guardandoti.
La notte a guardarti!
Adesso ho tempo.

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Politica / Il paese in cui viviamo
« il: Maggio 29, 2014, 11:20:18 »
Il paese in cui viviamo…

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… che un delinquente per un ventennio si fa leggi per schivare la legge… depenalizza tutti i reati che ha commesso in una lunga carriera di truffatore, e, infine, quando finalmente viene  condannato alla galera… beh, continua ad essere in libertà non solo, ma può fare campagna elettorale; racimolare ancora una non trascurabile massa di voti; rimanere al centro della vita politica, e condizionare un piano di riforme magari indispensabili…

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Il paese in cui viviamo…

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… che negli stadi si pratica il razzismo; la violenza; gli ultras decidono se una partita si debba giocare; si tratta con un certo “ icanaglia ”; giocatori e arbitri sono demiurghi…
E io non guardo le partite di calcio, ma non perché non mi piaccia il gioco… perché è troppo profonda l’antipatia, a partire dai damerini in mutande… le curve… i mister… i presidenti…
E, oltretutto, mi manca anche la passione.
Un mio amico invece, che la passione ce l’ha, segue tutte le partite che può (ha un abbonamento) Anche quelle di squadre straniere E mi ha riferito che solo in Italia il campo di gioco è separato dagli spettatori con filo spinato e polizia in assetto di guerra. E mi ha detto anche che all’estero i giocatori quando cadono si rialzano immediatamente, sorridenti, e riprendono a giocare.
Notate la differenza?
Vanno a terra per un banalissimo colpo sulle chiappe e si contorcono sul terreno portandosi le mani nei capelli (le teste come il culo?)… fanno entrare in campo la barella… quindi rientrano immediatamente dal bordo campo e sputano in faccia all’avversario.

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È il paese in cui viviamo…

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… dove basta che uno, dopo aver sparato cazzate a raffica (ovunque ne abbia avuto occasione), basta che si defili per quindici giorni, e viene immancabilmente giudicato persona garbata democratica onesta esperta con alto senso dello Stato…

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È il paese in cui viviamo…

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… che camorra, mafia & compagnia bella, non sono organizzazioni criminali fuori del sistema, ma vi partecipano tutti: sindaci, direttori generali, ministri… anche principi di vattelappesca…

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Il paese in cui viviamo…

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… che si può far scempio della Costituzione democratica a colpi di maggioranza per far piacere ad alcuni…

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Del paese in cui viviamo…

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… mi son rotto…


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Cassonetto differenziato / Era più bello prima!
« il: Maggio 28, 2014, 09:49:20 »
Il passo sicuro sull’asfalto bagnato di lieve pioggia e scivoloso.
Avanzo incurante.
Il passo conosce ogni irregolarità, ogni avvallamento e procedo con lo sguardo alto, dritto Guardo quelli che incrocio I neri I mendicanti e do loro qualche centesimo... che ne ho sempre una scorta, di centesimi, resto dell’acquisto del giornale.
Ogni giorno il giornale, il quotidiano che non leggo più: scorro i titoli e mi rifugio nella indifferenza; evito le domande, ma non riesco a respingere i sensi di colpa pur senza ascoltare le imprecazioni le bestemmie; disattivo anche l’olfatto; sono dietro uno schermo
Era più bello prima!
Molto prima
Quando il cielo gorgogliava il blu
E ogni sguardo suscitava sensazioni, sogni...
Anche promettenti ribellioni.
Ha smesso di piovere…
Ora è neve sporca.
Danzano i fiocchi sulla stanchezza dei passi dalla cadenza di chi ha le spalle cariche.
Era più bello prima!
Ma non ci fate caso: sono in equilibrio sulla follia.
Due auto si sono toccate; le persone si maledicono; la violenza si palpa.
Guardo il bianco sporco della neve che non si potrà mai pulire.
Rimarrà così.
Era più bello prima!
Ed è anche l’ora di negare una biografia costruita con fatica... nella speranza(?). 

“Se potessi vivere un'altra volta la mia vita/nella prossima cercherei di fare più errori/… mi negherei di più,/… prenderei pochissime cose sul serio”.
(J.L.Borges)
 


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Pensieri, riflessioni, saggi / L'ermellino
« il: Maggio 16, 2014, 10:05:23 »
Il sessantotto… ermellino dal vello immacolato.
“Formidabili quegli anni!”
Che volevano cambiare il mondo per merito dello spirito.
E il mondo è cambiato… come no?, ma è lo spirito che non è venuto,  ed è morto l’ermellino!
E morti anche i sogni!, che ora sopravvivono  “ sulle ali… e al vento” di poche “candide” menti che ancora cercano di sfuggire alla mota, ché l’ermellino, e anche il candore delle menti, muoiono appena il candido vello s’imbratta.
E…
“dicono i naturalisti che l’ermellino è un animaletto dal mantello bianchissimo e che, per catturarlo, i cacciatori usano quest’artificio: conoscendo le sue tane e i luoghi per cui è solito passare, li sbarrano con il fango; poi incalzando la bestiola, la spingono da quella parte, e così, quando l’ermellino arriva al fango, si ferma e si lascia prendere pur di non finire nella mota, lordando quel suo candore al quale tiene più che alla libertà e alla vita”. (Cervantes)
Il sessantotto… l’ermellino!… la morte nel fango… rapida.
Che sarà durato… il sessantotto?, due tre anni al massimo, già dopo la prima bomba.
E nel nei primi anni settanta era già fottuto!, lasciando il campo libero al  delirio della distruzione Bombe e terrorismo… E la moda!, che si impossessava dei simboli…
La TV…

È imbrattato, l’ermellino
E l’hanno ucciso!

Il PCI ne aveva approfittato… e i radicali anche, ché il momento era favorevole all’aumento del consenso… consenso che nulla aveva a che fare con la cultura, consenso a marpioni assetati di potere e di danaro. 
Ed essi lo sapevano!
E ingannavano con delle sceneggiate:
ancora, di quando in quando, si continuava a scendere in piazza con le bandiere; si riempivano strade e piazze; un gran casino di slogan, fischietti; qualche botto di petardi… e il sessantotto veniva  fottuto, refluito nella politica minuscola… nelle estenuanti mediazioni per il consenso.
Perdeva ogni giorno pezzi, il sessantotto.
Non più rivoluzione culturale.
Una nebbia lo scontornava, e faceva rifulgere la violenza di quelli che non avevano capito un cazzo.
L’aria della rivoluzione culturale… aria fritta!
La sua eco ancora nelle aule dell’università sempre meno affollate… lì potevi ancora incontrarla… Basaglia, Maccacaro, medicina democratica… ancora si riusciva a parlare… soli e pochi nel chiuso di aule si poteva ancora parlare a vuoto di autoritarismo, potere, industria farmaceutica… ambiente e prevenzione primaria… servizio sanitario…
Assemblee pacifiche!, attente composte… ancora!, un’eco sempre più lontana di cultura, onestà, intelligenza.
E da molte parti, e su toni acutissimi, si levava un grido isterico:
“I SOLDI!... I SOLDIiiiiii!!”.
E di soldi, in realtà, molti ne sentivano il bisogno in quell’epoca di inflazione a due cifre Che nei negozi si cambiavano le etichette del prezzo di giorno in giorno, e i ricchi si arricchivano viepiù senza lavorare E gli altri, quelli che tiravano la carretta del Paese, si impoverivano viepiù.
La solita “storia”.
E hanno vinto loro, i soliti!
E tu che l’hai gridato?...
“I SOLDI!... I SOLDIiiiiii!!”, e ora non vuoi riconoscerlo… nemmeno solo a te stesso puoi confessarlo. E ai soldi continui a offrire il consenso, come un bambino deficiente che ha bisogno delle favole per continuare a vivere sognando.
Ma solo e sempre pezze al culo per te… sarai sempre e solo buono a tirar la carretta per loro, e non avrai mai niente Devi solo vegetare in stato onirico e da schiavo… far funzionare la baracca per loro… disorientato al punto da non sapere più bene quel che fai, né perché lo fai… costretto ad amare la merda.
E i vecchi libri giacciono e s’impolverano in uno scaffale, ché  è assodato, una volta per tutti, che “la cultura non si mangia!
Il sogno della rivoluzione, se ancora sopravvive in qualcuno, è frastornato anch’esso… il sogno della rivoluzione vaga barcollante in luoghi remoti, oscuri… e senza stampelle.
La caduca epopea!, soffocata dal frastuono: calcio e televisioni… e musica ovunque… e trilli e bip bip di cellulari buoni a tutto Mentre un vento da chissà dove soffia sempre più forte e spazza via i desideri; scaccia i sogni; porta con sé odori soffocanti.
Opporsi diventa ogni anno un lavoro più faticoso, mentre le cose continuano ad accadere!, così che non ti è più concesso andare nella direzione del tuo vento a creare te stesso secondo la tua propria logica, il tuo impulso, il tuo stile.

“Ai ev e drimm…”... ma no!, l'ho avuto, il sogno, e non ce l'ho più. 
Che fine ha fatto?
“Che non se ne parli più!”.





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Altro / Raccolta differenziata
« il: Maggio 06, 2014, 16:36:46 »
Sommersi!
La raccolta differenziata non ce la fa più a ripulire… e allora perché non organizzare un parco dei rifiuti?, ordinato in colline ai lati di viali ben curati e tersi: rocce di cubi metallici; colline di carta pesta; distese desertiche di vetro triturato… e turisti… turisti… turisti paganti.
Un business!
Vrang!…Pang!…Puff!…Slam!... chioppettii tintinnii; chiasso di locomotive; trattori vagoni in manovra; autotreni autogru… Musica sempre!
La motorizzazione!, invade l’aera e lo spazio… risate lontane, urla giocose, un intero circo viaggiante di nani e ballerine, un rombo cupo di grancassa, e tutti ingoiati in un gran portale:
“Il luna park della monnezza!”.
Una cattedrale di plastica… le volte altissime, la cattedrale gotica della plastica pressata in blocchi… riflessi azzurrognoli: mica male l’atmosfera!
La liturgia è pronta: pronti al rito i sacerdoti benedicenti; un cuoco dalla grande tiara; assistenti di cucina; camerieri.
Introibo!
È l’assalto ai tavoli! Gnammano nel parco della mondezza!
Immense portate; scrofe ripiene; a tutta birra mandibole instancabili di obesi, diabetici incontrollati, dentiere traballanti… Gnam gnam!
E rutti e venti: peti al caviale, al barolo… al whisky e vodka! 
Neanche a metà cena i prostatici in fila al cesso… saltellano sul posto… pugni sulle porte
“Presto, porco cane!…”
Una pisciata un quarto d’ora!, e nemmeno completa, così che tra poco in fila di nuovo... saltellanti sul posto... pugni alle porte.
“Presto, porco cane!…”
A tavola non s’invecchia!
Ancora una bottiglia… plac, ploc, blub… smorfie con la bocca… glu glu glu tutti esperti sommelier: colore puro avvincente; gusto rotondo, profondo intenso ricco e persistente; retrogusto di mandorle amare e frutti di bosco…
finale balsamico!, chiusura su schiocco di lingua!
Applausi!
Caffè!… Grappino, limoncello… non la finiscono mai!
Fumo, fumo, fumo ‘Na nebbia! Fumo di sopra, vento di sotto!
Il solito cantante di protesta soffre le pene del vivere’sto coglione per i mali di questo mondo. Fa di quelle smorfie!, si agita.
E ‘sta gente l’ascolta entusiasta per l’ennesima volta; si eccita; urla; accendono fiammiferi; si accalcano.
Non ci si muove più Tutti compressi!, non si trova più la via del cesso e ci si piscia addosso.
E dalli che lui, il cantante di protesta, continua a soffrire… Ci ha le lacrime e raccoglie soldi che, dice, darà in beneficenza… Beneficenza un cazzo!
Largo! Largo! Che debbo andare al cesso!
Crescono, crescono, sono una massa. Gomito a gomito, avvinghiati allo slogan “uno per tutti tutti per uno”. Urlano si incendiano, fluttuano le braccia alzate… debbono afferrare qualcosa co’ ‘ste braccia?
Non afferrano nulla!
Luci, lampi, ritmo!
Una cannonata! Trema tutto.

Io non ho l’abbigliamento giusto, disoccupato, esodato, sporco indecente…  non mi è stato permesso sedermi alle tavolate, e mi ha preso una vertigine da fame.
Mi sono diretto al cassonetto dei rifiuti e sono lì con la testa dentro quando è arrivato il poliziotto.
“Cosa ci fai qui?.. Noi facciamo raccolta differenziata e nel cassonetto non ci potrai trovare niente!… Il tuo posto è al reparto R.O.!”.
E mi prende per la collottola… mi solleva che sono così leggero che gli basta una mano sola!
Rauss!!
Mi spinge lungo il canale, verso un’alta muraglia.
Sono docile, rassegnato, disposto ad affondare a testa china nella merda… non ho più niente e non posso non amare la merda.

(continua)

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Laboratorio di scrittura creativa / Via-andante
« il: Aprile 28, 2014, 09:55:14 »
Accade che…
misteriosamente drammaticamente dolorosamente... ci si trovi messi sulla via del più totale disorientamento.
Ed è panico!
E non desideri altro, ardentemente, che ritornare al mistero del Principio... Desiderio!, splendido e impossibile, che un immancabile oblio si incaricherà presto di cancellartelo. Ne residuerà un vago, angoscioso vuoto… la sensazione oscura dell’originario desiderio nel sottofondo… l’angoscia del vivere... La bava!... che lascerà la sua traccia oscura e imprecisata lungo tutto il percorso che, di necessità,  dovrai intraprendere.
È la storia del via-andante!, la storia di tutti!
Di quelli che percorreranno una strada che non è viaggio: il viaggio, infatti, prevede una meta e un ritorno, mentre il percorso del viandante è senza meta ed è esclusa ogni possibilità di ritorno.
Ma l’andare non è una fuga: il viandante va e basta lungo un percorso di situazioni… di passanti… di sogni incubi deliri... e l’amaro sapore di un destino legato all’angoscia del non riconoscersi. 
Una condizione drammatica che già fece dire a Nietzsche:
"Un giorno il viandante sbatté la porta alle sue spalle, si arrestò e pianse”.
E Cèline, anche... nell’intraprendere il suo “Viaggio al termine della notte”: “… delusione e fatica. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia… È dall’altra parte della vita.”.
Comunque anche per il viandante ci sarà in fine un termine... e il termine che non sarà una meta: il termine del viandante sarà un non luogo senza ombre né colori… circondato dal nulla.
Niente!
Nemmeno un’ombra…
Neanche la propria di ombra...
Perduta!

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Diari di viaggio / Viaggio d'altri tempi
« il: Aprile 24, 2014, 10:21:00 »
Sì!… è un tempo vuoto che voglio!, da riempire!
Una miriade di sussulti… e odori... e fugaci pensieri, abbozzati vaganti e bizzarri… sogni stravaganti e labili, dissolti in fiocchi di cirri rosa cangianti.
Un lungo viaggio di stanchezza a favorire il rilassamento dei pensieri.
La cinquecento ha la forma di un uovo… un utero!
Mi ci accoccolo… mi imbozzolo… mi in-feto.
Rotolerò per sedici ore, minimo… e tutto d’un fiato Arriverò in Meridione e saranno le cinque del mattino… alle cinque sguscerò nell’alba livida con l’angoscia di un parto.
È’ in viaggio anche il pensiero corre veloce… come la cinquecento fracassona In moto il mio io corpo e il mio pensiero che a tratti mi precede… poi mi segue… mi sorpassa… sbanda, e di botto si perde correndo a cavallo di uno sguardo nel paesaggio che gira e fugge là, oltre il finestrino Pensieri in libera uscita che vado a riacciuffare e lo ritrovo sempre altrove.
Pigio sull’acceleratore sulla strada tortuosa del lago ed effettuo azzardati sorpassi scalando di frequente le marce, e poi pigio a tavoletta: fracasso sobbalzi… rischi calcolati. 
Mi chiedo:
“Ma perché rispettare i tempi previsti?… non alcun momento giusto per l’arrivo alla meta”.
E questo è “…quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene ininterrotte di monti, tutto a seni e a golfi…”, e lo sto fiancheggiando… ma mi viene un dubbio: è questo il ramo che volge a Mezzogiorno? E non riesco a raffigurarmelo nella esatta posizione geografica, questo ramo.
Ci ripenso: forse è proprio questo… ma se invece fosse quellochevolgeadoriente?… Non lo so! E bravo l’ignorante!... e  superficiale e pigro anche, ché non andrò mai a controllare sulla carta stradale… e che s’è visto s,è visto!

Per imboccare l’autostrada dovrò raggiungere il casello di Melegnano e sfiorerò Milano sul lato Est: da qui mi fionderò veloce sulla pianura padana.
Melegnano!, fossa di nebbie nella stagione invernale!, ma questa è una giornata d’estate luminosa e c’è solo la tensione della guida di una cinquecento su strade strette e trafficate prima di giungere all’autostrada.
Avventurarsi in inverno da queste parti?: pneumatici che non girano su asfalto, d’inverno, ma volano sulle nuvole. Ricordo quella volta che non vedevo a mezzo metro, e sono sceso levitando sulla nebbia Disperato alla reale prospettiva di un’intera notte nella notte traslucida… nel buio lattiginoso gli alberi russavano ignari della mia angoscia.
Non sapevo dove mi trovavo Ero scosso da brividi.
Ma ecco il miracolo!
Una voce senza volto e piccole luci rosse da seguire da presso:
“Mi segua, conosco bene la strada… Lei dove va?… io sono diretto a Milano!”.
“E io la seguirei anche in capo al mondo!”.
Quasi piangevo per la commozione.

E rieccoci!
Autostrada del sole.
Il motore della cinquecento va al massimo dei giri… assordante.
Le cascine lombarde… alcune in abbandono… afrore di stalle, e io aspiro questi odori forti da mandarli giù giù oltre agli alveoli mentre mi viene una gran voglia di latte appena munto.
Stranamente allora penso:
“Chissà come è buono il latte di donna… da neonato dovevo esserne ghiottissimo… ero infatti un bel bambino in carne”.
Mia madre lo dice ancora:
“Era speciale il latte di Agatina, la balia”.
Agatina fu la mia balia!
Agatina, la mia mamma di latte!
Allattava, Agatina, me e una sua bambina che quindi è mia sorella di latte… ed è grande e grossa e florida.
Accidenti quanto latte produceva l’Agatina!
Eppure, se in questo momento mi dessero da scegliere tra un bicchiere di latte di mucca e uno di donna non avrei esitazioni: sceglierei quello di mucca! Anzi quello di donna lo rifiuterei anche se fossi arido assetato.
Latte di mucca, sì!… Latte di donna, no!
OOOooh!… ma che idee sono queste?
E se ne vola via il pensiero imbarazzante… imbarazzzante chissà poi perché?
Però!, il senso di sete è reale.
L’autogrill!
Luogo eccitante, l’autogrill: bar, ristorante, self-service… luci, folla cangiante… per prima cosa mi reco al cesso… non molto ben tenuto, in verità… puzza di latrina.
E un donnone staziona fuori della porta dietro un piattino di monetine… e anche qualche banconota da richiamo: come a dire:
“Si accettano anche banconote! Non siate timidi!”.
Ma forse dovrebbe provvedere,‘sta donna, anche a tenere la latrina accettabilmente pulita… ma ho l’impressione che badi soprattutto a non lasciare incustodito il suo piattino.
Mi guarda all’uscita… uno sguardo allenato a intimidire, che promette disprezzo in risposta a mance poco generose.
Mi frugo nelle tasche, non ho che due monetine da cinque lire… ma sono deciso!, metterò nel piattino le misere monetine… figurarsi se una banconota da cinquecento lire!
Le due leggerissime monetine cadono tintinnando sul mucchietto, e mi becco il previsto sguardo feroce, carico di disprezzo.
Al bar bevo il mio bicchiere di latte freddo e poi un caffè.
Mi avvio all’uscita, e sono obbligato ad un percorso accanto a tutti gli scaffali del supermarket… Obbligato!,eppure non resisto, e così me n’esco con una gran busta colma di cose che altrimenti avrei mai acquistato.
Sul piazzale siamo in tanti con le scorte del supermarket, e trasferiamo rumorosamente… freneticamente… compulsivi… trasferiamo nei nostri pancioni patatine fritte e pop-corn, frastornati dal vorticoso carosello vacanziero:
“Tutti in coda e cià, cià, cià…!”
Auto stracariche parcheggiate con le radio a tutto volume Gruppi di famiglie riunite in cerchio… chi seduto sui sedili delle auto a portiere spalancate, chi seduto per terra… si ingozzano giganteschi panini, bottiglioni di Coca-Cola… si mangia in movimento… Siamo un treno in corsa!
A momenti mi travolgono ragazzi schiamazzanti e sgranocchianti… travolgono tutto… mettono a rischio il mio sacchetto di patatine… qualcuno li sgrida e prima o poi quasi tutti saranno picchiati… i metodi d’un tempo delle “mazze e panelle” che fanno i figli belli!

(Fine prima parte)

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Pensieri, riflessioni, saggi / Nascita
« il: Gennaio 02, 2014, 16:17:37 »
In “Principio” era poi mica tanto male: si galleggiava nel tepore di una soffusa luminescenza amaranto... fosforescente soffusa di amaranto… e  “Amarántos!” è ciò che non appassisce.
Poi un abbozzo di pinne, e un nuovo piacere: sguazzare senza peso né pena di pensiero in quel tepore liquido di silenzio denso e fatato, rotto solo da un rassicurante lontano tonfo ritmico, cuore di imprecisate certezze.
Ignoti!
Non ancora iniziati!
Fuori del tempo… Eternamente fuori del prima e del poi e in ogni istante smarriti e recuperati in una sequela di istanti.
Si sviluppano abbozzi di pinne, incontestabilmente ittiche pinne… e anche una coda… bifida… quattro moncherini che si allungano e perfezionano lo sguazzo, ed ora è possibile spingere e fare capriole senza peso.
Ma purtroppo oltre il tonfo e il lento sciabordio delle capriole, di quando in quando si possono percepire vaghi sfiniti rumori, ai quali comunque non si presta che solo una vaga attenzione… rumori misteriosi da un mondo misterioso… ignoto… un mondo parallelo che trasmette un vago, quasi impercettibile, senso di disagio… mondo solo oscuramente supposto, ma inquietante!
Comunque, prevale ancora l’abbandono alla pace di questo inizio mai iniziato ché l’eterno non inizia!... né finisce.
Materia eterna in movimento eterno… ecco!
Il moto eterno di Caos e Cosmo in imprecisata armonia…
Ma… Oddio!… cosa è successo?, che all’improvviso il lago si prosciuga… ci prosciuga!, e l’acqua ci è indispensabile… dobbiamo inseguirla!,  imboccare il tunnel attraverso il quale con essa defluire.
E sfoceremo in un lago più ampio, più adatto alle nostre dimensioni.
Ma è faticoso il cammino… e doloroso, anche.
Doloroso?
Il dolore!
Scopriamo il dolore! Durante un cammino agevolato da intermittenti spinte che provocano una sensazione nuova e sgradevole intorno al capo… il dolore! Che precocemente, e da subito, è tra le prime cose che dobbiamo imparare a conoscere.
E anche si intravvede una luce nuova.
Anche questa insospettata, mentre forze sconosciute, mai ingiuriate, mai provocate, traggono e spostano noi che fino ad un attimo prima pensavamo d’esser mondo intero.
Ed ecco! È così che scopriamo l’esistenza di altro spazio e intuiamo il tempo.
Il tempo che continua ad accadere e toglie l’abbandono alla quiete.
É la fine!
La fine del “Principio” e la nascita del tempo.
Chiasso!
Una baraonda della madonna! Fuori  dal centro, dal posto che era sembrato senza alternativa.
Baraonda!
Luce bianca! Accecante!  Abbaglia!
É danno agli occhi… e all’udito, anche.
Gli occhi, almeno in fretta li possiamo chiudere… almeno gli occhi!, e serriamo le palpebre mentre ci invade il terrore della mancanza d’acqua.
Siamo nel nulla!
Ci appesantiamo!
Continua a ferirci le orecchie uno sbraitare…
Tintinnii! urla! evviva! risate!
Urlano ombre eccitate:
“E’ sano! E’ maschio!”
Alcool… Freddo!
Anche il freddo!… lo sconosciuto che ci fa tremare.
Serrano i piedi… Percuotono il sedere, e riconosciamo l’alto e il basso.
Il nostro capo è in basso e soffochiamo!
Agitiamo le pinne:
SOFFOCOooo!
E allora urliamo:
“Ahi!... Ahi!...”.
Stiamo meglio, ma continuiamo ad urlare
“Ahi! Ahiii!…”.
Piangiamo, ora che siamo sfociati nel luogo ostile senza comprendere il perché di questo naufragio nell’aria e nel tempo.
Una colpa… forse? 
E poi cominciano a toccarci… mille grosse dita ci si torcono addosso e ci hanno messo in acqua calda… la testa fuori dall’acqua.
Non abbiamo più freddo.
Ci hanno asciugati e coperti.
Sfiniti
Dormiamo.

70
Politica / Nulla cambia: 2008-2014
« il: Dicembre 28, 2013, 11:29:41 »
Questo scrissi nel 2008. Lo reimposto ora, fine 2013, senza modificarlo di una virgola.

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Non si nega che problemi esistano... ma dove non ci sono problemi?
Quel che manca è la volontà a risolverli ed affrontarli con onestà ed anche intelligenza.
E lo spettacolo cui stiamo assistendo, della strumentalizzazione più losca, e direi anche sinistra, quando si specula sulle paure e si incentiva una emotività fino all’esasperazione, lo spettacolo, dicevo, è dei più allarmanti nauseanti e deprimenti. E allora mi domando spesso se davvero esiste una massa di popolo maggioritaria a tal punto influenzabile da nemmeno lontanamente intuire la malafede e l’irresponsabilità di certi loschi personaggi; se esiste una massa maggioritaria di tale pigrizia mentale da non saper adoperare al minimo la facoltà mentali che la porterebbero almeno ad operare i più lampanti distinguo... No!, esiste solo una massa senza bussola alla mercé dei venti.
Ma siamo capaci di chiederci come mai si è avuta tanta fretta ad accettare  nella Comunità Paesi con gravi problemi sociali che si sarebbero riversati inevitabilmente su tutti? Non può essere che c’era urgenza di mano d’opera a basso costo con possibilità concrete di trasferirsi armi e bagagli per accumulare ricchezze sullo sfruttamento in quei Paesi? Che siano queste le aspirazioni della grande massa dei cittadini?, o piuttosto solo di minoranze di furbi speculatori e sfruttatori?
Possibile che solo pochi si stiano rendendo conto che gli immigrati stanno dando molto di più di quello che ricevono e che, se veramente da un momento all’altro sparissero dalla scena, sarebbe una tragedia per tutti: vecchietti abbandonati, acciaierie ferme, pomodori a marcire nei campi... e mille altri problemi.
Non voglio avanzare proposte.
A che servirebbe che cittadini di buon senso suggerissero le soluzioni possibili? Nessuno ascolterebbe! Sono tutti presi dalla corsa al consenso speculando.
E il consenso significa danaro e potere.
Che glie ne frega della solidarietà, del buon senso, del bene comune?
A tutti sembra che interessi molto più la cronaca: Marchionne ha tamponato guidando una ferrari... Oppoveretto! E nessuno si chiede a che velocità viaggiasse e se rispettasse la distanza di sicurezza... Oppoveretto!. "Quanto gli costerà di carrozzeria?", ha commentato qualcuno al TG della rete pubblica due.
E se a tamponare fosse stato un romeno?
Linciaggio! Linciaggio!
Pena di morte! Pena di morte!

«Urbem fecisti quo prius orbis erat»

Le ideologie sono ferri vecchi... Dio è morto!E bisogna prenderne atto.
E’ evidente che non esistono verità in grado di spiegare unitariamente la realtà... la stessa matematica vi sfugge.
La realtà sfugge ad ogni legge che pretenda di spiegarla e il divenire va di volta in volta interpretato. Ma l’interpretazione non costituisce verità e, anche quando sia il frutto di un impegno di serio confronto, dovrà infine lasciare il posto ad una nuova interpretazione. E’ questa la nostra condizione... la postmodernità! Che, si voglia o meno, è l’unica posizione possibile dopo il fallimento di ogni altra verità unificante che ha reso evidente come il mutamento non sia ingabbiabile entro un unico schema.
Da ciò i ricorrenti allarmi al relativismo, che è un male solo se ci si rifiuta di accettare le diversità come occasione di un arricchimento culturale che produca innovazione attraverso le aperture.

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Pensieri, riflessioni, saggi / Il ladro in casa
« il: Dicembre 25, 2013, 10:49:58 »
Il ladro in casa?
Ah, non la deve passare liscia!… sono o non sono un cacciatore?
Il fucile è regolarmente denunciato, mica acquistato per l’occasione, ma stavolta lo carico a palletoni… solo per spaventare!
E non sarebbe bastata, allo scopo, una scacciacani?… o una calibro…?
Una scacciacani?
Ma cosa dite?:
“Questi sono extracomunitari!, questi se ne intendono di pistole, e la riconoscono una scacciacani anche senza guardarla… per questi solo un fucile vero… e a palletoni!… e poi perché ve la prendete tanto per uno solo?… un extracomunitario… uno slavo… uno zingaro… e per di più ladro… non li vedete questi che si ammazzano dappertutto alla grande?, a migliaia diecine di migliaia si ammazzano, e voi ve  la prendete così tanto per uno solo e per di più ladro… cosa volete che sia?”.
Qualcuno potrebbe obbiettare:
“Ma che discorsi del cazzo?”.
E No!, sono questi i circuiti che si attivano più rapidi nel cervello dei mascalzoni, tutti potenziali sparatori… un perno fisso nel loro cervello, intorno al quale il pensiero fa il giro più immediato, tanto da escludere qualsiasi riflessione logica:
“Noi siamo a posto! La pistola è regolare e sono autorizzato, io! C’è la violazione di domicilio, e la legittima difesa… insomma ‘sti extra ci stanno invadendo”.
È un bel ragionare che ha consolidato nel cervello sentieri stabili, e mica solo nella testa di uno stronzo, ‘sti pensieri. Sono pensieri di massa nella nostra società moderna che i legami tra gli individui sono disgregati, divenuti sempre più effimeri.
Impauriti, afflitti, auto segregati, sempre più chiusi in noi stessi Egoisti egocentrici, immersi nel vuoto esterno e svuotati internamente Viviamo un tempo lacerato, slegato… fluido! Nulla più è stabile, e dall’oggi al domani non si è più nulla l’uno per l’altro La fiducia cancellata Smarrite compassione e pietà Tutte le virtù civili inghiottite a gorgo in un imbuto.
Ci teniamo insieme solo nel senso comune di paure. Masse mute conformiste  offriamo consenso popolare a chiunque predichi assicurandoci, a chiunque plachi il  terrore anche solo con vuote chiacchiere senza progetti, a chiunque affermi sul vuoto di volerci difendere sparando alla nuca un ladro di polli.
Il consenso ingigantisce e, poiché siamo per definizione in “sacra”democrazia, esso è tutto e autorizza genericamente ad agire, a fare giustizia “fai da te”, e poi vediamo se c’è qualche magistrato communista che… ma se anche gente di solito mite e gentile condivide quasi inconsciamente?, e quando si pone il problema, la risposta è:
“L’avrei fatto anch’io!”… ed è di professione medico.
Ed eccola la fiaccolata di un intero paese in difesa di un assassino ben intenzionato da mettere in atto una caccia all’uomo durata ore.
È così che infine la vita di un essere umano viene a valere meno di un vaso cinese: quello che faceva bella mostra in casa… dava decoro a tutto l’ambiente!
A furor di popolo libero tra applausi, l’assassino.

E vabbè, buon Natale lo stesso!




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Pensieri, riflessioni, saggi / Ancora è Natale?
« il: Dicembre 20, 2013, 11:08:24 »
Nelle strade dello shopping qualche misera luminaria a luci fisse e fioche; qualche negozio che non le ha mai smontate le vecchie luminarie degli scorsi anni… sono sempre le stesse e manco spolverate Un tac! e vualà! con molte lampade ormai fulminate Per ora è già tanto.   
Ancora è Natale!
E i maestosi alberi super illuminati. 
Quest’anno?
Solo per il papa ancora ammazzano un meraviglioso gigantesco abeto alto più di trenta metri Caricato su un treno, almeno dieci vagoni, e poi lungo le strade di Roma, come il sommergibile Toti.
Da issare in piazza S. Pietro come l’obelisco:
“ACQUA ALLE FUNI!!!”
“Chi si è permesso?”.
Il solito spiritoso.
Dissacrante miscredente! Screanzato!
Da appendere al ramo più alto…
Ma più nessuno ha il coraggio di dirlo:
PerdonoPerdonoPerdonoooo!
Perdoniamo!
Ancora è  Natale della fottuta speranza!
Fortuna, scaramanzia, propositi… e soprattutto oblio, ché  non è più divertente la memoria… è fuori luogo, la memoria, non diverte, non inchioda.
Alle spalle i cumuli di rovine del passato mentre un vento impetuoso ci trattiene irresistibilmente dall’andare nel futuro:
“Angelus novus!”.
Ma diciamocelo una volta per tutte che la vita non può essere memorabile quando tutto si confonde e in giro c'è troppo rumore.
Sì, la smetterò di annotare.
A che serve? Le cose inesorabilmente capitano Anche le più atroci continueranno ad accadere in qualsiasi momento.
Smemorarsi è la scelta! Non ricordare nemmeno la metà delle cose che abbiamo visto e fatto in questo ultimo stupido anno, e la gente adeguata, decisa ad affermare se stessa, comunque ad ogni costo, senza pudore e senza guardare in faccia a nessuno.
E così la vita continua a scorrerci accanto con boati, stridor di denti, zaffate di fumo, brividi di terrore… e sarebbe tutto da perdonare?

“Lei perdona?”
“No, non perdono!
Nooooo!!!”

Eppure puoi ancora incontrare qualche sparuto babbo natale in carne… poca carne e più ossa. E non fa più paura, il vecchio babbo natale, ai bambini che hanno perso il senso del mistero, del magico…  manco più le fiabe amano ascoltare.
E gli tirano la barba finta, i bambini, al babbo natale Gli tolgono il cappello a ‘sto babbo natale, e sotto ci trovano, in vece del vecchio, un giovane in affitto… un morto di fame precario da schifo.

Mi dicono che fino a prima della guerra l’albero non usava, e niente regali sotto un albero… solo la strenna da conservare nel salvadanaio… e c’era il Presepe.
Cosa sono la strenna e il Presepe?
Io lo so!
Ero bambino, e c’era uno zio che ancora lo costruiva, il presepe.
Un paesaggio perfetto fatto di cemento e terra, ed era grande che occupava una intera stanza e vi scorreva un fiume davanti alla grotta, con acqua vera Ed era sovrastato da una enorme cupola curva di compensato di colore blu notte e traforato alle stelle così come si erano trovate quella notte... proprio il cielo di quella magica notte!  Lo visitavano in tanti del paese, in silenzio rispettoso e si segnavano anche.
Fuori c’era quasi sempre la neve… e c’erano gli artisti come lo zio che conoscevano il cielo della notte magica.
Betlemme! 
“Consolati Maria del tuo peregrinare, ecco Betlemme ornata di trofei…”.
Il presepe lo fanno ancora in terra santa, ma invece dei pastori  ci trovi jeep carri armati bulldozer… e disperati e kamikaze…
E i pastori partono, ma, senza alcuna cometa che li guidi, sono disorientati... in massa verso la morte.
Ma… dobbiamo farlo nascere proprio qui?
E dove se no? Sono fuori moda altrove, i presepi… in altri paesi i presepi sono ormai materiale da musei.
E anche quelli come me, quelli che ricordano i presepi… anche noi vecchi siamo da musei!… Noi! Che ormai ci sembra di vivere all’interno di una barzelletta macabra, una freddura da far gelare il sangue nelle vene.


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Introspettivo / Viandante
« il: Novembre 21, 2013, 10:14:56 »
Accade che…
Misteriosamente drammaticamente dolorosamente... ci si trovi messi sulla via del più totale disorientamento.
Ed è panico! E non desideri altro, ardentemente, che ritornare al mistero del Principio... Desiderio! splendido e impossibile, che l’immancabile oblio si incaricherà presto di cancellartelo. Ne residuerà un vago, angoscioso vuoto La sensazione oscura dell’originario desiderio nel sottofondo inconscio L’angoscia del vivere... la bava!, che lascerà la sua traccia oscura, imprecisata, lungo il percorso che, di necessità,  dovrai intraprendere.
È la storia del via-andante! La storia di tutti! Di quelli che percorreranno una strada che non è viaggio.
Il viaggio prevede una meta e un ritorno, mentre il percorso del viandante è senza meta ed è esclusa ogni possibilità di ritorno... E nemmeno di fuga. Il viandante va, e basta, lungo un percorso di situazioni… passanti sogni incubi deliri... l'amaro sapore di un destino lo accompagna, l'angoscia del non riconoscersi.
La condizione drammatica che già fece dire a Nietzsche:
"Un giorno il viandante sbatté la porta alle sue spalle, si arrestò e pianse”.
E Cèline, anche... che intraprese il suo “Viaggio al termine della notte”:
“… delusione e fatica. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. È un romanzo, nient’altro che una storia fittizia… È dall’altra parte della vita.”.
Ma anche per il viandante ci sarà, infine, un termine... un termine che non sarà una meta Il termine del viandante sarà un non luogo senza ombre né colori… circondato dal nulla.
Niente!
Nemmeno un’ombra…
Neanche la propria di ombra.
Perduta!

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Politica / Una briciola d'orgoglio
« il: Novembre 06, 2013, 11:02:36 »
Un italo-americano, De Blasio, è stato eletto, con voto quasi plebiscitario, sindaco della più importante città degli US, New York.
Ha in programma di battersi per ridurre le diseguaglianze, e sa che non potrà raggiungere grandi traguardi. Ma ha promesso: si batterà per questo programma con tutte le sue energie. E gli hanno creduto, e io gli credo e sono orgoglioso di questo italiano “brava gente”. L’italiano che non ha subito la mutazione antropologica. Mi commuovo, io che da anni non vado più a votare; io che nutro disprezzo per questo paese… ma sono veramente commosso o sto piangendo? Ché nello stesso tempo che celebro, orgoglioso, un’Italia che non esiste più, nel nostro parlamento, e la minuscola è voluta, una donna grassa si arrampica sugli specchi per dipingersi pulita… anzi encomi abilmente umana, e non fa l’unico passo di dignità, dimettendosi da ministro. Lei che il fango le si è appiccicato addosso e non sarà mai possibile grattarlo via! E in quella sala si fa finta di non vedere, si applaude.
E non ci sono più bambini in questo paese a gridare: “Il re è nudo!”, e
una briciola di orgoglio la dobbiamo cercare altrove, molto lontano.

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Anch'io Scrivo poesia! / Luna
« il: Ottobre 17, 2013, 10:59:29 »
Ho letto un post che accennava anche alla luna. Non lo ritrovo più, ma a quel post volevo aggiungere un commento.
Cosa fare? Va bene lo stesso se lo posto come nuovo topic?

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La luna ferma al di là dei vetri, immobile, finché non m’addormenti.
Una volta ho detto:
“Ho voglia di correre con la luna”, in gara nel profumo delle cimici verdi calpestate su prati chiazzati di fosforo.
E la luna corre di lato e non si riesce mai a superarla.
E poi la luna ferma al di là dei vetri, immobile, finché non m’addormenti.
Per sognare:
la raggiungo la luna in groppa all’ippogrifo fino a toccare la faccia di “Marcoffio nella luna”, e mi diverto con i Seleniti di Munchausen! E l’esercito del re Endimione che combatte guerre con armi di verzura cavalcando insetti giganteschi. E che dire del senno perduto di Orlando? E del recupero di tutte le cose perdute nella vita: la fama sognata, le preghiere inappagate, il tempo perduto, il senno rubato... un amore finito lassù.
Che bel sogno!
Ora la luna è stata raggiunta con un missile, e l’hanno sporcata con una volgare impronta di scarpa a carrarmato,  e falsificata con il falso sventolio di una bandiera mossa da un falso vento... e qualche escremento, magari.
La luna che fino ad ieri era misteriosa Bella, lontana, ammiccante... la luna rossa “ca me parl’e te!”, e la si poteva interrogare: “Che fai tu luna in ciel, dimmi che fai silenziosa luna...”.
L’hanno sporcata! Finita ogni magia!
Una landa deserta di polvere di talco!
Violata e sporcata!

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