Questo mio racconto è tratto da una puntata di una serie fantascientifica, intitolata "Doctor Who" e trasmessa tutti i giorni a partire dalle 19 e 30 su rai 4...Mi emoziona molto questa serie e così ho deciso di scrivere questo brano, spero vi piaccia anche se magari non conoscete bene la storia cmq per chi è appassionato di fantascienza lo consiglio questo telefilm...è veramente bellissimo!

Il Dottore rientrò nel Tardis dopo aver salutato Sarah Jane Smith, Martha Jones, il capitan Jack Harkness e Micky Smith. Ripensò per un attimo a tutti gli amici, ai compagni e alle varie assistenti che durante la sua lunghissima vita gli erano passati accanto, vite così brevi rispetto alla sua, così effimere, la cui luce però sembrava ancora risplendere accecante all'interno del suo cuore, anzi dei suoi due cuori, così forte come una supernova che infrangendo tutte le leggi dell'universo, rifiuta di estinguersi, di spegnersi solo per illuminare chi ancora resiste, per mostrare la strada a chi deve ancora percorrerla. Si ricordava tutti i nomi, rivedeva nella mente tutti i visi...dal primo all'ultimo. Li venne una fitta allo stomaco ricordando tutti gli amici che aveva perso, che si era lasciato alle spalle forse un po' troppo facilmente, perchè lui non poteva fermarsi a guardare indietro, lui doveva continuare ad avanzare, ad andare avanti (andare dove poi non lo sapeva nemmeno lui), ma si consolò al pensiero che in qualche spazio, in qualche tempo tutte le persone a lui care stavano ancora esistendo, stavano ancora vivendo la propria vita e sapeva che fin quando lui li avrebbe custoditi tutti dentro di sé e avrebbe continuato a proteggere la Terra anche per loro, loro non sarebbero mai svaniti del tutto ma sarebbero continuati ad esistere dentro di lui. Quanti addii aveva detto nella sua lunghissima vita; tanti, decisamente troppi. Questo pensiero lo riportò con la mente al presente, dentro il Tardis con Donna, Jacki, il suo clone, (che però, dopotutto, non sembrava somigliargli così tanto) e poi lei, Rose...Oh Rose...Non riusciva a guardarla negli occhi, la felicità di averla ritrovata era durata pochissimo, l'esplosione di un fuoco d'artificio ed ora era di nuovo calato il silenzio.
Lui, il Dottore, un Signore Del Tempo, che con la sua cabina blu aveva viaggiato per secoli e secoli, spostandosi da una dimensione temporale all'altra, come un turista si sposta da una parte all'altra di una grande città, lui che amava ogni epoca, ogni popolo, ogni pianeta, che amava la grandezza infinita dell'universo e lo scorrere inesorabile del tempo, proprio lui ora avrebbe voluto che il tempo potesse fermarsi, semplicemente smettere di esistere. Avrebbe rinunciato volentieri a tutto l'universo per poter stare ancora con lei, come quella volta che avevano visto insieme la fine del mondo e poi si erano ritrovati a parlarne 5 miliardi di anni prima, mangiando patatine. Era il primo viaggio che Rose aveva fatto col Dottore, quando lui non si era ancora rigenerato, sembrava un miliardo di anni fa. "Tutto il mondo in una cabina", aveva sempre pensato il Dottore e mai come ora avrebbe voluto fosse vero. Ma c'erano delle leggi da rispettare e lui non poteva fare altrimenti. Mentre metteva in moto il Tardis e inseriva le coordinate per riportare il suo amore a casa, guardò Rose con la coda dell'occhio, sapendo che tra non molto avrebbe dovuto dirle un'altra volta addio e questa volta sarebbe stato per sempre. Per quanto ancora avrebbe potuto sopportarlo? Non lo sapeva. I cuori gli si frantumavano solo al pensiero di dover lasciare Rose senza di lui un’altra volta. Lunga è la vita di un Signore del Tempo. Quanti addii avrebbe ancora detto? Quante lacrime su quanti visi sarebbero ancora cadute? Quanti cuori si sarebbero ancora spezzati?