Ebbene sì, a quest'ora della notte mi sorge spontanea l'idea di parlar di “critica”. Leggo spesso e sento da ogni dove che una buona critica aiuta a correggere e correggersi ma, ci sono veramente “buone” critiche? Meglio ancora, veramente si riesce a fare una buona critica o piuttosto non scatta nell'individuo chiamato a “criticare” il meccanismo perverso e quanto mai vero di “dare addosso” all'opera altrui, per sminuire e far risaltare la propria opera con orgoglio?
E' un mestiere delicato, far critiche, e ancor di più quando viene affidato a principianti. Di contro è altrettanto difficile che chi riceve una critica non ponga tutto su un piano personale arrivando addirittura ad offendersi. E qui ci si trova dunque tra l'incudine e il martello, da un lato “il critico” dall'altro “il criticato”, colui il quale certo del suo lavoro e della validità della sua opera, se alla proposta: “ … la tua opera sarà sottoposta a giudizi, critiche e suggerimenti” risponde prontamente: “ certo”, al momento di leggere i giudizi, le critiche e i suggerimenti salta “tre metri sopra il cielo” perché il più delle volte li ritiene inadeguati e assolutamente ingiusti.
In verità chi critica è sempre una persona e porta avanti il suo operato influenzato dalle proprie letture, dalle proprie idee e dal proprio stile personale, anche se il “super partes” in questo caso dovrebbe essere d'obbligo. Chi è criticato invece, nonostante l'apertura apparente ad ogni forma di giudizio, riporta quest'ultimo sempre su un piano personale sentendo sconforto e in casi estremi rabbia e collera.
E' un mestiere duro quello di chi critica, è un mestiere raro quello di chi va oltre!