Autore Topic: Incipit n.2  (Letto 2336 volte)

Letizia

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Incipit n.2
« il: Febbraio 26, 2011, 21:59:25 »
Proseguite l'Incipit dato, come meglio vi suggerisce la vostra fantasia.

Le regole generali da seguire le trovate qui:
https://www.zam.it/forum/index.php?topic=168.0

Incipit n.2
Quando Aldo tirò fuori il calzino dal cassetto, osservò per un istante il buco. Poi si girò e uscì dalla stanza col pedalino ben stretto in mano.

LeD

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Re: Incipit n.2
« Risposta #1 il: Marzo 09, 2011, 21:31:41 »
Quando Aldo tirò fuori il calzino dal cassetto, osservò per un istante il buco. Poi si girò e uscì dalla stanza col pedalino ben stretto in mano.
Marta! Marta! gridò in direzione del salotto dove presumeva che la moglie stesse guardando alla tv le sue solite, stupidissime telenovelas; ma, come risposta, Aldo ottenne un perfetto silenzio.
Continuò, allora, a camminare verso il salotto che però trovò vuoto con il televisore spento.
Marta? chiamò con più calma, placato da quella inaspettata assenza. Anche stavolta la moglie non rispose, eppure Aldo era sicuro che fosse in casa e decise di andare  vedere in camera da letto dove finalmente la scorse. Non si rasserenò del ritrovamento perché Marta, come una trottola impazzita, correva dall'armadio al letto e dal letto ai cassetti buttando con furia tutto quello che trovava in una valigia.
Marta..ma che stai facendo? esclamò Aldo alla vista di quello spettacolo imprevisto.
Lei non rispose continuando a fare quello che stava facendo, senza prestargli la minima attenzione. Finalmente si fermò e smise di agguantare vesti e mutande. Chiuse la valigia con forza e afferrò con decisione la maniglia sollevando quella valigia strapiena senza alcuno sforzo. Oltrepassò Aldo non degnandolo di uno sguardo e si avviò alla porta d'ingresso.
Marta, dove diavolo vai?? urlò Aldo ormai in preda al panico.
La donna non rispose neanche questa volta ed era già quasi del tutto fuori dall'appartamento.
Marta!!! ancora Aldo, ormai implorante.
Torno da mia madre, soffiò rabbiosamente lei. Poi guardandolo con un'espressione furiosa che lui non le conosceva aggiunse: Rammendatelo da solo quel calzino e se non ci riesci usalo come scalda pisello! Addio! e sbatté la porta così forte che il rumore dovette sentirsi a kilometri di distanza.
Per qualche minuto, impietrito, Aldo rimase nei pressi dell'ingresso con quel calzino in mano con il buco fatto dal suo alluce sinistro.
Quando si riscosse girò per tutte le stanze della casa senza sapere il perché fino a chiudersi in bagno. Si sedette sulla tazza ancora vestito e cominciò a piangere, in preda ad una crisi isterica. Reagiva sempre così quando non capiva le cose e spesso la realtà sentiva come se gli arrivasse da dietro per giocargli qualche brutto tiro.
Come al solito, quando gli capitava qualche brutta cosa. chiamò Antonio che era il suo migliore amico.
Tra frasi sconnesse, singhiozzi e parolacce Aldo riuscì a malapena a spiegare all'amico cos'era successo. Antonio, che gli voleva davvero bene, alla fine di quello che gli sembrava un delirio disse Va bene Aldù, calmati. Tra un'ora sarò lì da te e vedrai che riusciremo a trovare una soluzione. Ma tu? che hai combinato?
Niente, te lo giuro!
Sicuro? magari lei ha scoperto qualcosa, che so...una scappatella...
No Antò, nessuna scappatella. Da quando siamo sposati non ho pensato ad altre che a lei, solo a lei.
Va bene, ci vediamo dopo.
Dopo circa un'ora e mezza Antonio entrava in casa di Aldo che appariva abbastanza scosso. Lo abbracciò dandogli forte pacche sulle spalle come se volesse fargli coraggio. Notò che aveva ancora il calzino in mano e gli disse Ancora con quel calzino? Dài qua che ti faccio vedere come si rammenda. E dopo essersi fatto dare ago e cucito, inumidì il filo e con un colpo secco centrò la cruna.
Aldo lo guardava ammirato mentre Antonio con una tecnica tutta sua, ma efficace, riparava quel maledetto buco.
Finito quel rattoppo, andarono in camera da letto dove Antonio vide la confusione che ivi regnava e sopratutto il disordine di Aldo che da persona sciatta (come era sempre stato) non piegava i suoi pantaloni né i maglioni, e pure il pigiama se ne stava tutto sgualcito sul letto.
Anche lo studio dove Aldo si rintanava per leggere era nel caos più totale. Misero in ordine insieme, riponendo i libri sulle mensole, radunando le penne e ordinando i fogli sulla scrivania.
Passarono poi in cucina e anche lì c'era un bel disastro da sistemare. Antonio chiese ad Aldo dove fossero i detersivi, ma Aldo fece una strana smorfia come se sentisse quella parola per la prima volta.
Antonio sbuffò un poco, ma restò calmo. Aprì il frigorifero, diede una birra ad Aldo e gli disse Siediti in poltrona, io pulisco qui e poi cucino qualcosa (Aldo ne fu sollevato perchè ai fornelli era una schiappa); stasera ceneremo insieme. E da domani oltre a cercare di far pace con Marta devi imparare ad essere autonomo e più ordinato, intesi? E gli fece l'occhiolino per mitigare quella piccola ramanzina.
Aldo fece di sì con la testa e andò a sedersi. Sorseggiava la birra e guardando come Antonio si dava da fare per lui gli venne da sorridere perché la gratitudine gli riempiva il cuore.
Cominciò a pensare (era già brillo) che forse aveva sbagliato a sposare Marta e che avrebbe dovuto mettersi con Antonio. Affettuoso, fedele, simpatico, sapeva fare i lavori di casa ed era pure un bravo cuoco. L'unico problema era che con lui certe cose non le poteva fare, ma che importava! Antonio aveva una bella macchina e insieme sarebbero andati da quelle signorine che fanno i focolari con i copertoni.
sono una persona INGESTIBILE e INDIGESTIBILE

Letizia

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Re: Incipit n.2
« Risposta #2 il: Marzo 10, 2011, 13:21:09 »
Veramente molto originale e con un gran finale.
Noto nei tuoi racconti (ne ho già letti più d'uno) un che di pessimistico, che trova però una via di fuga. Come un gatto che cade dal quinto piano, ma quando sta per toccare terra si gira di scatto e atterra sulle zampe. Non so se mi sono fatta capire.  ahuh
Mi sono chiesta: la scelta di dimenticare i segni del discorso diretto è intenzionale?
Per quanto riguarda possibili osservazioni, avrei solo messo qualche virgola in più, ma per me è un buon lavoro.

LeD

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Re: Incipit n.2
« Risposta #3 il: Marzo 10, 2011, 14:02:21 »
Noto nei tuoi racconti (ne ho già letti più d'uno) un che di pessimistico, che trova però una via di fuga. Come un gatto che cade dal quinto piano, ma quando sta per toccare terra si gira di scatto e atterra sulle zampe. Non so se mi sono fatta capire.  ahuh

Cerco sempre di costruire storie ironiche, magari con un finale beffardo. Non voglio essere nè tragico, nè melenso. Non ho voglia nè di lutti nè di foglie che vibrano al sole. Afangùl Zafon e tutty gli sdolcinati  ;D

Mi sono chiesta: la scelta di dimenticare i segni del discorso diretto è intenzionale?

E' un omaggio a Saramago. All'inizio mi spiazzava, ora la amo.
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nihil

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Re: Incipit n.2
« Risposta #4 il: Aprile 16, 2011, 11:01:17 »
Il calzino blu

Quando Aldo tirò fuori il calzino dal cassetto, osservò per un istante il buco. Poi si girò e uscì dalla stanza col pedalino ben stretto in mano.
Ma dove diamine era l’altro?
Con questo pedalino bucato andò a prendere il contenitore dei calzini scompagnati, ora erano in tutto 26.
Aldo si sedette sul bordo del letto, lo sguardo perso nel vuoto, mentre la sua mente inseguiva orizzonti sconosciuti.
Il mistero dei calzini scomparsi durava da anni e sapeva per certo che era un problema a livello  mondiale. C’era chi ipotizzava alieni feticisti, lavatrici calzinofage, un’isola alla deriva nell’oceano complilata di calzini avventurieri, la maledizione di Montezuma, ma di fatto a lui rimanevano 26 calzini single, per lo più bucati
Prese i 26 calzini e li mise sul letto in ordine di colore, poi lo cambiò in quello di lunghezza.
 Gli venne in mente di fare un serpentone infilando i calzini uno dentro l’altro, i costurini parevano scaglie di drago. Rise.
Si sedette e meditò sull’uso che avrebbe potuto farne. Forse una corda per impiccarsi? Che squallore, no non era romantico leggere sul giornale che uno si era impiccato con dei calzini.
Gli venne un’idea geniale: prese un album fotografico e ad ogni pagina incollò un calzino. Sarebbe stato il suo nuovo passatempo.
Sotto ogni calzino avrebbe scritto quando lo aveva comprato, in che occasioni lo aveva messo, eccetra eccetera, insomma una biografia dei suoi calzini, in fin dei conti un oggetto che c’è appartenuto diventa una parte di noi, ha vissuto con noi, ha visto la nostra vita da un punto di vista diverso del nostro.
Iniziò con:
Calzino rosso. Comprato all’OVS un paio d’estati fa, cotone. Messo in lavatrice macchiò tutti panni. Messo la prima volta per andare a trovare Clara, quella sera lei era molto felice di uscire con me. Siamo andati al cine e con la scusa che lei aveva paura, mi si abbracciava tutta.
Calzino verde, comprato non so dove, messo per andare al mare con Clara, eravamo felicemente fidanzati.
Calzino blu, lana, messo per il colloquio di lavoro: Assunto.
Calzino blu a righe, messo il giorno che mi hanno licenziato.
Calzino grigio, comprato al mercato, sfilacciato quasi subito, pagato poco.
Calzino rosso a righe, non mi ricordo nulla.
Calzino aragosta, cotone, lungo, elegante. Indossato il giorno che Clara mi ha dato uno schiaffo e mi ha lasciato.
A mano a mano che catalogava i calzini, gli venivano in mente altri particolari, allora tornava alle pagine precedenti e le aggiornava.
L’album cresceva a vista d’occhio, pareva la Treccani. Nei giorni seguenti Aldo comprò altri Album e continuò il suo lavoro. Dopo giorni di biografie, rimase stupito di quante cose sapevano di lui quei calzini. Ora gli facevano tenerezza, erano diventati parenti esotici.
Di una sola calza non disse nulla. Era una calza anomala rispetto tutto il contesto. Era bellissima, lunga e di seta ambrata. Era stata di Clara e suo unico ricordo.
L’altra si trovava ben stretta intorno al collo di Clara, laggiù dietro le mura della città.



victor

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Re: Incipit n.2
« Risposta #5 il: Settembre 21, 2011, 21:32:43 »
Indiscutibilmente il racconto che mi è piaciuto di più è quello di LeD, anche se è più scontato. Ho fatto meno fatica a leggerlo, a seguire la trama … scorre più liscio.
Quelli di nihil è più fantasioso, imprevedibile, assolutamente irreale …
Ma può darsi che sia io che sono fatto male …
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

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Re: Incipit n.2
« Risposta #6 il: Settembre 22, 2011, 08:27:18 »
e perchè fatto male? la definizione di "mi piace" è assolutamente soggettiva.  abow
Scrittoooooorrrrrriiiiiiii il piatto piange, sc rivete quandoca altrimenti invece di incipit siamo finit! ;D