Autore Topic: un titolo come incipit  (Letto 741 volte)

nihil

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #15 il: Aprile 10, 2014, 10:16:57 »
Cent'anni di solitudine, ma Alberta ne aveva solo 16. Il tempo è relativo, quando aspetti l'amore: lui non arrivava mai, sempre in ritardo era! Ma dove andava, con chi stava? Alberta pensava, si chiedeva se la tradiva, ovvio, il primo amore è sempre travagliato. E allora un giorno lo pedinò. Lo pedinò sino al bar della piazza. I tavolini erano circondati da una siepe stranamente rigogliosa, nonostante la polvere della strada non asfaltata. Lei, acquattata come una spia norvegese ( le piaceva pensare così), si era mimetizzata con un cappellino da mare di paglia, occhialoni da sole stile Audrey Herburn ed un golfino rosso di un'amica, in modo che lui non la riconoscesse; dunque, stavo dicendo che era acquattata e precisamente su una sediolina di plastica del bar accanto a quello di lui, e si concedeva un gelato, secondo lei mimetico.
I discorsi del gruppetto collaterale di maschi, sfaccendati e sbruffoni, le arrivavano a rate, causa brezza marina. Ma poi il vento cambiò e riconobbe le voci, c'era Armado, quello della II° B e Ruggero, quello che aveva la moto rossa. Luigi, il suo eroe parlava di calcio. La Fiorentina, la Juventus, il Milan! Ma che discorsi noiosi, ma come fanno i maschi a divertirsi con queste cose?
Miranda? e ora cosa centrava Miranda, la sua compagna di banco? E allora ascoltò ciò che non voleva ascoltare: Miranda era vogliosa e lui l'accontentava, e l'altro rispose che con Silvana faceva anche di più, almeno 3/4 volte al giorno. Dove? Mah, qui e là!
E tu con Alberta? e allora seppe da voci di bar tutte le performance che lui vantava. E pensare che solo qualche bacetto si erano scambiati!
Il gelato cascò in terra, gli occhi le si riempirono di lacrime, il cuore ebbe uno schizzo! Non era così che doveva essere l'amore. Si alzò lentamente, cercando di controllare il tremolìo delle gambe, lasciò i soldini sul tavolino, non aspettando il resto.
Non mi raccontò come le venne il coraggio di andare ad affrontare il gruppo, non lo sapeva nemmeno lei, ma si ricordava perfettamente le parole che le uscirono dalla bocca: Salve ragazzi, ma davvero credete a quello che dice? Sì ci ha provato diverse volte ma ha sempre fatto flopp.! Una pena...
Tutti loro erano rimasti immobili, senza parole, lui pallido e sudato pareva marmificato.
Lei se ne andò con passo sicuro mentre la testa le girava e nulla era meno sicuro del suo pensiero. Mi raccontò che non si girò nemmeno a guardare, ma sentiva il silenzio, un silenzio stupefatto, si sarebbe potuto sentire cadere una parola.Quando arrivò a casa si chiuse in camera sua, ma non pianse, nemmeno una lacrima si spremette dai suoi occhi, più che addolorata era stupita, come aveva fatto ad innamorarsi di un tipo così? Ora era completamente sparito nella sua mente, sostituito da un orgoglio offeso, una freccia le pareva infilzata nel cuore, ma non era quella di Cupido, era quella del disincanto. Altri ce ne sarebbero stati, ma mai così violenti come quello. Mentre mi raccontava di quel suo lontano amore, sorrideva ma di un sorriso stirato, ancora l'offesa bruciava, certe cose non si dimenticano.
Si rivolse a me chiedendo: "E il tuo primo amre come fu Miranda?"
Ma come, non l'aveva mai capito che il mio primo amore era stata lei? Le risposi che era stato un biondino che veniva lì in villeggiatura, ma era stata una cosa breve, breve come la gioventù, non ne avevo memorie precise.



I libri che perdevano le parole  di Tullio Dobner

presenza

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #16 il: Aprile 10, 2014, 13:20:17 »
Penso sempre che le delusioni cocenti avvengono nell'adolescenza. Quando si è grandi subentra la consapevolezza che tutto non è come pensiamo ma come dev'essere. E mi fa tenerezza pensare a chi giovane si vanta, chissa' che ferita si porta appresso!

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Re:un titolo come incipit
« Risposta #17 il: Aprile 10, 2014, 14:27:51 »
già, quando siamo più grandi, un poco di buccia ce la siamo fatta.  ;)