Autore Topic: poesie online  (Letto 399 volte)

Doxa

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poesie online
« il: Ottobre 22, 2015, 00:23:40 »
Sui giornali compaiono deplorazioni nei confronti di chi diffonde le proprie poesie in Internet.

Il giornalista, scrittore e poeta Roberto Cotroneo ha scritto un articolo titolato: “Con Internet ci stimiamo un po’ troppo. Siamo sommersi da una marea di poeti improvvisati che si credono grandi. Una distorsione causata ed esasperata dalla rete”, pubblicato sulla pagina 24 del settimanale “Sette” del Corriere della Sera del 24  aprile 2015.

“Il mondo attorno ad Albert Einstein è pieno di citazioni e frasi che probabilmente lui non ha mai detto.  Tra le più famose c’è questa: ‘Non avrete capito fino in fondo una teoria se non sarete in grado di spiegarla a vostra nonna’. E’ molto suggestiva, forse con un duro impegno si potrebbe riuscire a spiegare la relatività ristretta alla nonna, magari anche un po’ sorda. Ma diventa assai più difficile raccontarle la fisica quantistica. Da un po’ di tempo ricevo molte mail, di spam, dove vengo invitato a partecipare a concorsi di poesia via web e più generalmente a premi letterari. Probabilmente navigo troppo in siti di letteratura. Mi sono così incuriosito che sono andato a cercare blog di poesia e di critica letteraria e ho scoperto che oggi in Italia abbiamo circa tre milioni di poeti. Il dato è incerto, ovvio, ma somma all’incirca poesie e autori che bloggano i loro versi, che pubblicano con piccoli editori a pagamento o direttamente su Amazon, che continuano a postare sui social i loro componimenti.  Tre milioni di poeti sono tanti, anche se i componimenti per la maggior parte sono molto semplici, elementari, raccontano lo stupore, le emozioni, l’amore naturalmente, il fiorire di una pianta, il sorriso di un bambino, e tutto quello che in generale definiamo poetico. E che naturalmente poetico non è.  Sono in versi liberi. Niente endecasillabi o settenari. Sono fondamentalmente pagine private dove si raccontano le proprie passioni, il proprio stare al mondo andando a capo un po’ più spesso del solito. Ma leggendo queste poesie mi sono chiesto: riuscirebbero questi poeti improvvisati, questi appassionati di germogli e di tramonti, di carezze e di mari in tempesta  a spiegare  Silvia Plath o Sandro Penna   alla loro nonna ?  Non la loro poesia, che spiegano benissimo nelle biografie che aggiungono a margine nei siti dove pubblicano. Ma le poesie dei grandi per capire come scrivere poi versi per se stessi. Non credo si pongano il problema. Ed è un peccato”. I motivi li hanno capiti due signori che insegnano alla Cornell University, e che si chiamano David Dunning e Justin Kruger. Hanno elaborato niente di meno che l’Effetto Dunning-Kruger. Si trata di una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando a torto le proprie abilità come superiori alla media.  Lo chiamano effetto perché non si può considerare certamente una teoria. Il punto è questo perché ci sopravvalutiamo ? E portando il ragionamento nel mondo dei poeti online: perché tutta questa valanga di versi senza cuore e amore e senza qualità ?  Dunning e Kruger hanno provato a elaborare la risposta nel 1999 quando il web era agli albori. E le distorsioni erano minime. Oggi l’effetto Dunning-Kruger andrebbe certamente aggiornato.
Il teorema di Thomas. E’ il web che esaspera questa distorsione. La rete, come tutti la chiamano, si comporta come fosse una vera e propria rete fisica. Tiene tutto assieme, compatta ogni cosa e impedisce di cadere. Un altro sociologo, William Thomas della scuola di Chicago, nel 1928 elaborò il teorema di Thomas. Con questo enunciato: ‘Se gli uomini definiscono reali le situazioni  esse saranno reali nelle loro conseguenze’. Bene, il teorema di Thomas unito all’effetto di Dunning-Kruger sono il nucleo, il carburante atomico, che rende questa distorsione cognitiva una malattia sociale. Se posso diventare un poeta nel web (ma anche un critico, un giornalista, uno scrittore, un fotografo, un manager, uno startapper, un allenatore di calcio)  è perché la rete rafforza  questa mia percezione. Per cui se tutto questo è reale, come dice il teorema di Thomas, le conseguenze saranno reali. E la realtà sarà questa:  avremo milioni di poeti che non sapranno spiegare Montale alla nonna, e tantomeno ai propri figli. Ma stipati e protetti, stretti stretti, nelle maglie del web e dei social, si elogeranno, spesso senza leggersi, a vicenda. E faranno nuovi adepti. Con buona pace di tutti”.
   

Il 26 aprile 2015 sul sito della scrittura online “Rosebud”  all’articolo di Cotroneo ha risposto la signora Rina Brundu per dire: “Non so chi sia questo autore (Roberto Cotroneo) e non intendo googlarlo per verificarne i claims-to-glory, ricordo solo che in altra occasione ebbi a confutarne il fine cogitare (non intendo neppure ricercare il motivo della prima confutazione su questo stesso sito, time is money!). Com’è come non è, dopo un incipit che cita a mo’ di cammeo la fisica quantistica, materia che ci è molto cara al cuore e che meriterebbe un dato rispetto (così come lo meriterebbe l’Einstein un po’ restìo ai misteri delle particole subatomiche), scrive Cotroneo: “Da un po’ di tempo ricevo molte email, di spam, dove vengo invitato a partecipare a concorsi di poesia via web e più generalmente a premi letterari. Mi sono così incuriosito che sono andato a cercare blog di poesia e di critica letteraria e ho scoperto che oggi in Italia abbiamo circa tre milioni di poeti…. (…)… Tre milioni di poeti sono tanti, anche se i componimenti per la maggior parte sono molto semplici….”.
Mi fermo qui perché almeno tre domande mi si presentano pregnanti e spontanee alla mente: 1) Ma chi è che sollecita poesie e scritti letterari to-remember a Roberto Cotroneo? Che si palesi, si confessi, ci spieghi il motivo di cotanta impudenza. 2) Dove ha vissuto questo signor Cotroneo fino ad oggi? Sono vent’anni che mi occupo di argomenti letterari in Rete e garantisco che la moderna poesia digitale – con tutti i suoi limiti – è stata una delle prime forme artistiche ad approdare online, come è giusto che sia essendo la scrittura digitale la prima figlia del “mood” di cui essa stessa si nutre. 3) Sostiene, il signor Cotroneo, che la poesia digitale si risolva in componimenti tutto sommato “semplici”. Domanda: qual è la definizione di poesia di Roberto Cotroneo e quale “difficoltà” vede questo editorialista del Corriere nel datato e santificato costrutto “M’illumino di immenso”? Uno che cita Einstein dovrebbe essere comunque in grado di “viverlo” con una data serenità intellettuale, così come dovrebbe vivere con una certa tranquillità anche le metafore più complicate della poesia metafisica, o mi sbaglio?
Risparmio quindi al mio annoiato lettore l’usata tiritera retorica (tipica in verità del giornalismo e dei giornalisti d’antan, per inciso gli stessi che hanno vissuto e prosperato all’ombra della casta durante l’ultimo quarto di secolo), con cui continua e si conclude l’editoriale citato nel primo paragrafo e di cui al titolo, risparmio al lettore l’usata confusione tra il modus formalizzante di “fare poesia” dei tempi andati (si veda per tutte l’interessante opposizione Percy Bysshe Shelley (Poeta Laureato della corte di Sua Maestà) vs Mary Shelley (l’autrice di Frankestein nonché sua moglie) e la loro macro-parabola artistica), e le “necessità” di libertà dalla forma (finanche dalle tematiche ben definite) del poetare digitale che nel giusto tempo produrrà i suoi grandi autori e i suoi grandi poeti; risparmio al lettore la solita sconsolante tirata sulla somma che non farebbe il totale e sulla poesia che avrebbe validità solo quando “consacrata” dall’editore noto (almeno questa è la morale che io ho ricavato dalla lettura del breve scritto in questione), come se vivessimo ancora i giorni del Bardo, mentre le necessità e i profondi dolori dell’anima fossero un altro uditorio qualsiasi da modellare e ammaestrare secondo canoni strutturati a monte; risparmio al mio lettore distratto la curiosa equazione “artistica” che si legge tra le righe e suo malgrado assimila il canto dello spirito che è il fare poesia, alle necessità del giornalismo asservito, e più in generale dell’editoria italica tuttora determinata a vivere di marchette televisive e giornalistiche compiacenti e agiografiche sprecate a piene mani per libri che non hanno nè arte né parte.
Last but not least, non so quali siti-dedicati abbia visitato il dottor Cotroneo prima della stesura del suo ultimo pezzo, ma sono pronta a scommettere che non sia stato molto fortunato in questo suo viaggio-ideale, non si spiegherebbe altrimenti l’obsoleta filippica. Per quanto mi riguarda posso dire che la mia esperienza digitale è stata molto diversa, anche se ritengo che i poeti digitali veramente degni di questo nome siano molti di meno dei “tre milioni” indicati da Roberto Cotroneo. In realtà  è stato solo in Rete che ho incontrato alcune tra le anime poetiche che più hanno toccato l’essenza del mio spirito colpevolmente moderno. Ne deriva che non cesserò mai di ringraziare i ricercatori del  CERN, geniali “poeti” del protocollo web – per avermi permesso di ammirare, per esempio, l’arte sublime del calabrese Vincenzo Guarna, un’arte che non vive tra le pagine degli attuali sussidiari scolastici, i quali potrebbero essere le sole fonti “autorevoli” capaci di determinare la beatificazione estetica ricercata dal dottor Cotroneo, ma che non per questo ne risulta minimamente sminuita.
Il resto sono dettagli, scriveva Einstein. Sic.
P.S – Preciso infine che l’articolo meriterebbe altra confutazione anche sulla psicologia spicciola citata e applicata alle cose della creatività nell’web – sebbene supportata dal solito nome e dalla solita teoria straniera di grido (si fa per dire), ma la questione esula dal punto che volevo fare con questo commento. Certamente, prima si passerà (anche sul format cartaceo in via di esalare l’ultimo respiro) ad una nuova modalità di fare giornalismo impegnato, dove questo termine sia sinonimo di know-how tecnico piuttosto che costrutto sartriano snervato, meglio sarà.


Doxa

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Re:poesie online
« Risposta #1 il: Ottobre 23, 2015, 00:07:30 »
La mia esperienza di scrittura in rete cominciò nel 2007 postando un messaggio sulla bacheca di un forum, e rimasi in attesa di un commento o la nascita da esso di un thread, una discussione. 

Ma l’entusiasmo per la possibilità di condividere i miei testi, di parlarne, di avere un parere,  un orientamento, si esaurì presto.

Da oltre due anni scrivo sul forum Zam con pochi scambi dialogici. Non me ne lamento, ma in tal modo diventa  in modo indiretto il mio parziale blog, che mi permette di condividere i miei documenti virtuali tramite topic e post. 

Sono molte  le persone che preferiscono crearsi un  vero “blog”, parola nata dalla contrazione della locuzione inglese “web log”, che significa diario, registro del web.

Il blog è spesso è  ispirato dal desiderio narcisistico e velleitario di autoaffermazione ed autoreferenzialità.

Ma ci sono accademici e “titolati”  che considerano “spazzatura” gran parte del lavoro letterario in Internet, per tale motivo i noti autori evitano di scrivere on-line  per non confondersi con gli “infimi”.

Forse le poesie e i racconti sul web danno fastidio alla “cupola” dei soliti noti, politicamente ed ipocriticamente orientati a sinistra per vantaggi economici e di propaganda sui mass media. Quei personaggi  occupano contemporaneamente giornali, reti televisive, case editrici, premi letterari in un groviglio di cordate, interessi di gruppo e personali, scambi di favori. Non lasciano spiragli a chi si affaccia senza essere sostenuto dal “giro dei soliti noti” e senza rientrare negli elenchi, stilati nelle pagine letterarie, degli autori riconosciuti come tali.

Le accuse rivolte ai poeti estranei alle “cerchie letterarie”, ai gruppi di persone accomunate da relazioni reciproche, sono le solite: narcisismo, velleitarismo, elogio reciproco, autoreferenzialità, megalomania, che invece sono caratteristiche proprie dei cosiddetti “intellettuali” organici alla “cupola”.

“Intellettuali” ? Come se la mente per pensare l’avessero solo quei letterati, invece sono  soltanto “personaggetti”, per dirla con Crozza quando imita in modo surreale Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania.
 
Io detesto la parola “intellettuale”, specie quando gli appartenenti a questa specie fanno appelli alla mobilitazione e all'impegno politico “pro domo sua”.

Nell’ambito della filosofia il termine intellettuale allude alla facoltà della mente di elaborare concetti e formulare giudizi, ma comunemente  viene considerato “intellettuale” l’individuo colto, dedito alla produzione scientifica, letteraria o artistica.

Allora sono intellettuali anche gli scrittori on-line.  Chi compone una poesia compie uno sforzo di concentrazione nell’uso della parola, un atto creativo che può essere anche banale, con errori di scrittura. Ciò che conta è il sentimento che ispira una poesia o qualsiasi elaborato, è importante  la spontaneità, l’autenticità. 

Esprimersi con versi poetici, mettendoli in Rete, è un atto di libertà, non toglie nulla a nessuno.

Ci sono persone che alla divulgazione sul web dei loro scritti preferiscono il cartaceo stampato dalle piccole tipografie e pagano di tasca propria la soddisfazione di vedersi pubblicato un libro, anche se di poche pagine, che di solito l’autore regala a conoscenti e parenti perché non viene distribuito nelle librerie dal piccolo editore, non gode della propaganda da parte dei programmi Rai, non giunge da Fazio a “Mi manda RaiTre”, che legge su un foglio che ha sulla scrivania le domande da fare agli ospiti. Sono domande che presumo scritte da altri.  Fazio lo considero un altro fortunato dalla vita, in modo immeritato.  Egli ha fatto partecipare numerose volte  Roberto Saviano a “Mi manda Rai Tre”, per farlo diventare più  noto di quanto merita, forse perché così ha voluto la lobby letteraria di sinistra ?

ninag

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Re:poesie online
« Risposta #2 il: Novembre 03, 2015, 17:57:12 »
ben detto e W i versi liberi))