Guardarsi allo specchio e riuscire a sentire il proprio pensiero scorrere veloce, e percepire l'altro di noi stessi,il nostro Io prendere corpo dentro, mentre conduce una vita parallela e diversa.
L'altro di noi vive sempre imprigionato dentro una mente schiava delle convenzioni, delle buone maniere, del rispetto, e invano quando si tenta di liberarlo si rischia il giudizio senza averne il merito, si arroga un diritto senza poterlo acquisire.
E se invece potessimo dar corpo e anima a quei pensieri proibiti, scandalosi, e veri? Comincerei a dare voce all'idea, la vera idea dell'io: sei un bugiardo, opportunista, incoerente, non sei obiettivo, non sei leale anche se sei madre, padre, fratello, sorella. Non mi costringerò più a tacere in nome del tuo amore, non giustificherò più le tue mancanze, non accetterò più di rispettarti perchè è dovuto, nonostante tutto tu sei bugiardo, opportunista, incoerente, non sei obiettivo, non sei leale, e mi hai fatto male.
Perchè non dire la verità dunque, si teme forse una rottura con l'altro, è forse intoccabile, nel rispettarlo a tutti i costi non si rischia forse di perdere il rispetto per noi stessi? E un legame così non è forse già falso in partenza?
Semplicemente è un legame biologico, non un legame d'amore. Ciò non vuol dire che non è degno di rispetto o amore a qualunque costo, semmai è frutto di una scelta calcolata a monte, fa parte del dire comune “è tempo che..., non posso far altro che..., non scaturisce immediatamente dall'amore, quello viene dopo, se viene, prima o poi.
E per questo motivo quante mancanze, quanti errori, quante scelte sbagliate che ci colpiscono nel profondo come frustate e ci fanno ingoiare bocconi amari per poi dimenticare e ricominciare.
Ho conosciuto una donna qualche tempo addietro, una bella donna, simpatica, interessata e interessante che a un certo punto della sua vita, per raggiunti limiti d'età e in ascolto del suo orologio biologico ha deciso come tante, di interrompersi per cominciare daccapo. E così ascoltando il dire comune: è tempo ormai di... ha creato una famiglia sposando un uomo anonimo.
Ovviamente avere dei figli rappresentava l'obiettivo primario. E quando sono arrivati la donna era contenta, aveva raggiunto il suo obiettivo, godeva del consenso comune perchè avere una buona posizione economica e sociale, essere sposati e avere dei bambini rende accettabili socialmente.
Così ha allevato i suoi bambini ascoltando i luoghi comuni e senza mai chiedersi fino in fondo se esistesse o meno un qualche senso materno e conducendo una vita fatta di formalismi ed esteriorità ha trascorso i suoi giorni concentrandosi su se stessa e i suoi bisogni, credendo d'essere al centro di tutto e tutti. Il tempo da allora è trascorso inesorabile e oggi di quella donna di ieri rimane l'essenza rivestita di una vecchiaia che non ha cancellato il suo passato, che non ha modificato il suo pensiero. Oggi i suoi figli sono grandi, hanno un pensiero, un'essenza diversa, una sensibilità nata dalla sopravvivenza. Oggi i suoi figli parlano e agiscono nel rispetto di quella donna che è loro madre biologica senza volersi accorgere di lei madre senza istinto, fatta di costruzioni, priva di ascolto di loro persone e piena del proprio ego per la quale tutto è dovuto e niente resta da dare. Oggi i suoi figli vivono all'ombra di una donna, la madre, la quale pensa, presuntuosa poveretta, d'essere stata ed essere ancora l'unica capace di esclusivi rapporti, di preziosa attenzione, di ascolto infinito dei bisogni dell'altro. Si muove nel mondo come il nobile con la sua servitù, questa donna, e si bea d'esser riverita quando ciò avviene, e quando tutto questo non accade giù con gli improperi.
Forse sono tante le persone così che forti del legame che li tiene uniti, commettono le più grandi ingiustizie!
Allora non rimane che sopravvivere, e mentre si viene amati di questo amore non amore ci si illude che qualcosa possa cambiare, si adducono i più svariati motivi a comportamenti abnormi e riprovevoli, e si trascorre una vita intera a giustificare per nascondere a se stessi la realtà fatta anche di padri violenti o di madri egoiste, di mariti padroni o mogli in carriera che non hanno alcun diritto di essere chiamati tali solo perchè c'è di mezzo un legame. Eppure questi esseri abominevoli continuano a vivere insozzando e insozzandosi, nel silenzio delle proprie case dove le vittime nascondono anche a se stesse di essere tali per non sentire il profondo dolore. Solo i casi eclatanti vengono alla luce, e solo perchè offendono in modo irreversibile la dignità umana, ma io non parlo di questi che appartengono alla letteratura del patologico, parlo semplicemente dei piccoli gesti o delle parole di troppo che affollano il quotidiano privato, parlo delle azioni che non tengono conto del rispetto che si deve avere dell'altro anche se figlio. Un figlio è prima di tutto persona!