Mi chiamo Manuele e vengo dal paese dove s’incontrano due mari, si incontrano tante culture e razze diverse, dove s’incontrano tanti turisti innamorati delle nostre chiese e della nostra cucina.
Solo il lavoro non si incontra mai nel Paese mio. Ed è sempre peggio. Mio nonno è andato in Svizzera per trovare un lavoro, mio padre, un mese sì e due no, fa il muratore e quando non trova niente qua, parte e va in alta Italia che lì ancora un po’ di fatica si trova, a saperla cercare.
Io sono dovuto andare fino in Afganistan per lavorare e non sono più tornato. Partito Carabiniere, tornato in un letto di legno. Io non ho voluto fare come il mio amico Mimmo che prima vendeva sigarette e poi s'è messo col gruppo di Padovano della sacra corona. E quando mi vedeva per le vie del paese mi faceva un sorrisino che mi voleva prendere per il culo. Lui gira per il paese in BMW e io l’ultimo giro in paese lo farò sul carro funebre. E se mi vede questa volta Mimmo non ride, ma si fa il segno della croce.
Ho deciso di stare dalla parte dei buoni, dello Stato, di chi la legge la fa difendere. E la legge, mi diceva mio nonno serve principalmente ai cafoni, che i signori non se ne fanno nulla della legge. Io tante cose non le so, che se avevo studiato col cazzo che ci andavo in Afganistan. Mi hanno detto che qui veniamo per portare la pace, per fare in modo che le donne possono fare la vita che fanno da noi. E io ci credevo.
Qualcuno pensa che io facevo la guerra, ma se volevo fare la guerra e sparare veramente per uccidere, io adesso stavo con Mimmo che ha tutte le donne che vuole e se gli dicono di uccidere a sangue freddo lui è capace che lo fa. Io qui facevo l’insegnante come qualcuno di voi. Insegnavo agli afgani a fare i poliziotti così noi ce ne potevamo tornare e loro si imparavano a cavarsela da soli.
E poco importa se è stato un incidente o un attentato, io sono morto lavorando onestamente.
Ma per qualcuno non sono nemmeno un morto sul lavoro.
Io, se rinasco, mi sa che faccio come Mimmo.