La tua poesia è meravigliosa, e solo perché parla di un tempo, quello dell'attesa, per il quale anch'io tanto tempo addietro ho scritto così:
Il giorno attende il giorno, e l'attesa diventa lento trascorrere scandito dall'agire umano, per non sentire il peso del silenzio, per non lasciare spazio all'incapacità di riempirlo. Ed è subito annaspare nel vuoto per ripescare un pieno, affannarsi a cercare per scoprire il senso, ingozzare la vita senza riconoscerne la vera essenza.
Il giorno attende il giorno, ma l'attesa è anche impazienza, una risposta invano attesa, e tutto diventa insopportabile e rimane la rabbia per il silenzio. No, non è consolante l'assenza, si riesce ad accettarla soltanto quando si ha l'opportunità di discuterla. Tutto sembra per lo piú basato sull'implicito, pare affidabile l'intuito per sostituirlo al parlato, e il tempo, utilizzabile per placare lo scorrere di parole e di pensieri. Ma, è difficile aspettare il tempo.
Il giorno attende il giorno e se l'attesa vestisse i panni del rimpianto per il passato...l'accontentarsi rende amaro il cammino della vita, togliendo speranze e desideri, impedendo di capire e decidere trascina nel vortice del limbo dove non è richiesta 'battaglia' e la mente è avvolta nella nebbia dell'oppio.
Il giorno attende il giorno, e l'attesa potrebbe essere ardore, e ancora speranza di divenire concreti e rinascere nella gioia. E subito spingere le ore, contarle una ad una e poi scriverle fino a cancellarle dopo averle trascorse tutte.
Il giorno attende il giorno, e al giorno succede la notte mentre l'attesa riveste dei suoi abiti la vita intera, e tutto si riempie e si svuota, e non esiste fine, e non si scorge arresto.
L'attesa è tempo e l'uomo il suo spettatore.