Autore Topic: La ferita  (Letto 509 volte)

presenza

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La ferita
« il: Febbraio 17, 2014, 22:42:37 »
Una certa inquietudine la invase appena sveglia. A volte le succedeva di sentirsi così, e tutto le sembrava triste, assolutamente insensato. Come ogni mattina si diresse in cucina per prepararsi un caffè macchiato, dopo averlo bevuto si mise in movimento sperando che quel malessere passasse, e invece qualunque gesto compiva le appariva ancora più privo di significato. Quando stava così male sapeva che prima o poi avrebbe ferito qualcuno con le parole, lo chiamava  il momento sincero.
La mattina scorse serena, si fece una doccia, si lavò i capelli e ascoltò musica. Niente di particolare, anche perché fuori il caldo era veramente insopportabile. Prima di pranzo si distese un po' per leggere e quasi si addormentò. Fece un sogno pieno di tanto e tutto, e quando lo squillo del telefono la svegliò, ricordava solo una grande confusione di persone, un bambino e qualcuno che si sarebbe dovuto prendere cura di lui che era sordomuto. Chissà cosa volesse dire quel sogno, nella testa ancora tanta confusione, mentre riscaldando il pranzo sentiva solo la voglia di far finire in fretta quella giornata.
E così trascorse anche il pomeriggio, si rimise a leggere e si addormentò di nuovo di un sonno senza sogno, risvegliandosi poi col desiderio di un caffè mentre l'inquietudine aumentava e lei non riusciva ad arginarla. Per che cosa stava male non riusciva a spiegarselo, cosa la rendeva ferma non sapeva ancora, era passata più di metà della giornata e ancora si faceva quelle domande. Cosa sarebbe accaduto?
Decise di uscire.
Ma perché si pensa che l'inquietudine debba esser curata fuori di casa? Forse è un'esigenza di alcuni, di lei in particolare, in quel momento. Certo uscire la distolse da un pensiero senza pensieri. Comprò una birra bionda grande e  andò a sedersi di fronte ad una fontana.
Mentre beveva si sentì euforica, avrebbe voluto baciare chiunque, e fu come se tutta la mattina e il pomeriggio trascorsi a pensare non ci fossero stati.
Avrebbe concluso lì la sua giornata senza speranze e sempre in attesa, e invece ecco giungere a proposito la ferita da infliggere. Fu a fine serata, quando guardando negli occhi il suo uomo le uscirono dalla bocca parole senza senso. Non mi hai mai detto ancora che sei innamorata di me, lui le disse e lei non seppe che rispondere. Si arrampicò con le parole come stesse scalando una parete liscia, e quando lui andò via avrebbe voluto dirgli quello e ancor di più. Le sembrò d'esser stata glaciale e spietata nella sua verità fatta di sensazioni dove la realtà si confondeva con le paure e le azioni con i pensieri.
Avrebbe voluto gridare in mezzo a quel rumore assordante di moto in moto, che lei dentro si portava ancora le sue ferite, la sua immobilità forse, l'insicurezza anche, era poi questa la sua inquietudine di tutto il giorno? Era la distanza che non riusciva a fronteggiare, o forse quel silenzio che si ripresentava quasi ciclico e profondo, o più ancora quel bisogno di se stessi che ognuno viveva a modo proprio?

Non mi ripeterò per dare spazio sempre allo stesso eco. C'è sempre un tempo dietro ad ogni cosa e tutto ha un senso quando del velo è privo. La voce cambia quando si racconta guardando avanti e non tornando indietro. Si fanno orme sulla sabbia nuova e poi il mare tutte le ricopre. Cosa mi manca senza il suo volto noto, niente mi dico, se ogni volta è buono. Il suo sapore conosce la tempesta gli spruzzi e il sale in cima alla sua altura. Oh le parole, vuote, piene o sorde perché profumano anche quando sanno di niente?

Dopo le parole, l'acqua bagna tutto e lascia in sospeso, in attesa come di una risposta. E' necessaria, o no, forse per definire, per dire a se stessi è giusto, per i passi che altrimenti andrebbero vuoti sulla nera terra, o forse uno strapiombo. E' ciò che voleva? Questo il suo punto di domanda. Perciò si fermò e non  fu necessario pensarci, d'istinto andò dove il corpo dirige la mente, e non il contrario, non sarebbe quello il cammino o forse sì. Tutto ha un inizio, e quanto lo vogliamo, quanto l'attaccamento a ciò che ormai siamo, gioca  insieme con ciò che non abbiamo e rende difficile il sentire?
Dunque contava poco questo ragionare stanco , la ferita l'aveva inferta ed era ormai troppo tardi per rimediare.
E' vero non aveva ancora parlato, non aveva ancora detto a lui di quanto lo amasse, e sapeva in cuor suo che non lo voleva dire. Bastava il suo silenzio in quel momento? Sarebbe bastato per far crescere qualcosa nel tempo? E sarebbe poi cresciuto, oppure no? Che ne sapeva, lei, in corpo aveva solo la sua ferita e quella che infliggeva con le parole mute. Avrebbe voluto recuperare quelle parole con le corde, sentiva d'esser stata fredda, e quel silenzio a tratti indifferente di quando uscendo non si erano guardati negli occhi veramente, uno di qua e uno di là, mentre invece avrebbe voluto solo dire: grazie.

Adesso sto qui seduta, a forza rimando in gola i pensieri che rimbalzano come fossero una pallina sul  muro, e vorrei invece che andassero oltre e si perdessero in quel prato fatto di tante parole dove non si conosce inizio e fine e tutto è un lento fluire.
Rimasta nell'aria la tua freddezza vorrei riscaldarla col fuoco. E' già notte e solo domani rimane per comprendere che tutto questo è l'inizio della fine, o solo la paura di finire.
Ciò che mi aspetta è il viaggio, lo so, e non una meta soltanto. E il mio viaggio coincide con te, non voglio non volerlo più.
E adesso che faccio, guardo la stanza fino a che il sonno sopraggiunge, o prendo il mio libro e leggo qualcosa? Sento cedere le forze, allentare il pensiero, dimenticare questo giorno, e la ferita nel cuore.

Non c'è motivo per continuare, la scena è chiusa, tocca andare a casa. Un passo dopo l'altro nella notte buia, compagni di se stessi e con il proprio domani quando l'oggi è diventato già ieri. Così si dice è stato,e cambia tutto come per incanto, certo è la conseguenza il prezzo da pagare, e lei fu pronta già dall'indomani. Ma quel suo momento, quella giornata fino a poco prima strana, in fondo e nel profondo l'aveva voluta nel suo conscio: niente è per caso, tutto ha un suo disegno anche il  silenzio.
Così lasciò che il sonno giocasse la sua parte, andò a dormire stanca dell'intero giorno, dicendo a bassa voce prima di addormentarsi: domani è un altro giorno


 

lvalenz

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Re:La ferita
« Risposta #1 il: Marzo 16, 2014, 17:56:33 »
Meraviglioso racconto introspettivo. Grazie per averlo condiviso.  :rose:

nihil

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Re:La ferita
« Risposta #2 il: Marzo 17, 2014, 08:26:26 »
sempre un velo di tristezza nei tuoi racconti, molto profondi e riflessivi.  :-*