Quando stavo per diplomarmi, tutti mi chiedevano a quale facoltà mi sarei iscritta.
La mia risposta era sempre la solita: "Non andrò all'univeristà".
La cosa scatenava risposte irritanti sul perchè, sul come avrei sprecato le mie capacità e su eventuali futuri pentimenti... ebbene, dopo qualche anno, ho tirato le somme.
Ho capito come nel mondo attuale, specialmente quello lavorativo, l'unica cosa che ti serve è solo una gran botta di c... fortuna. Ma più di qualsiasi altra cosa, ho capito di essere scampata ad un pericolo letale: diventare un'universitaria.
Sì.
Gli universitari, competitivi per natura, si classificano tra di loro, come si fa con le categorie animali.
Anch'io ho imparato a classificarli, ma in maniera diversa, e anche voi potete imparare.
Il metro di giudizio è la loro ossessione disumana per l' UNIVERSITA' (parola che va detta inchinandosi ripetutamente).
La prima fascia è abbastanza ristretta e di breve durata: vi appartengono tutti coloro che si iscrivono ma non venerano l'istituzione, abbandonandola poco dopo per dedicarsi ad una vita migliore.
La seconda fascia già è una cosa seria.
Prendiamo mio fratello.
Se tu,si, proprio tu lettore, che hai lavorato per 17 ore, ti se è rotta la macchina e sei tornato a piedi a casa, gli chiedi un qualsiasi favore, avrai come risposta "Ma io sto studiando".
Ecco. Lui sta studiando. Tu, persona qualsiasi, potresti morire dissanguato, potresti patire la fame o avere un parto prematuro, scordati il suo aiuto, perchè lui sta studiando. Una risposta alternativa allo "sto studiando" è "ma io sono andato all'università".
Esempio:
Tu: "Non ho più le gambe, ho fatto la Salerno-Reggio Calabria a piedi"
Universitario: "Eh... ma io sono andato all'UNIVERSITA'"
E qui siamo ancora al livello medio!
Esiste, incredibile ma vero, di peggio. Come mia cognata. Lei, cara, respira università, mangia, beve, dorme, sogna università.
Quando fai una domanda su cosa sta studiando, la risposta è un dedalo di paroloni.
"Storia dell'architettura, dell'urbanistica e facoltatice dell'arte"
Anche mio fratello, che sta per passare dalla seconda alla terza fascia di rompicazzosità, dà risposte del genere.
"Cosa studi?"
"Storia del pensiero economico"
"Ah, Smith, Keyness, Say..."
"No! STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO" - precisa lui.
Embè, io che ho detto?
E poi parlo con la mia collega, adorabile ragazza, intelligente, laureata, che a tale racconto mi riponde "Ma che andassero al diavolo, guarda che lavoro del caspio faccio io, non hanno capito niente".