Autore Topic: Il gioco - prima parte  (Letto 531 volte)

chospo

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Il gioco - prima parte
« il: Ottobre 05, 2011, 23:59:25 »
Federico era seduto a computer da qualche ora. Gemeva, urlava, si sfogava con i pugni contro la scrivania; sembrava in una situazione senza via d'uscita.
D'un tratto squillò il suo cellulare.
"Pronto? Sei tu?" chiese poggiando la testa su una mano.
Il suo grande viso tondo era rosso di collera, dal naso gli usciva un pò di moccio e gli occhi, gonfi e vacui, sembravano sul punto di scoppiare.
"Io non so più cosa fare; è primo, è ancora primo! Com'è possibile?" disse senza attendere risposta. Nella sua voce si sentivano stizza e rassegnazione. Dall'altra parte del filo, al contrario, l'interlocutore mostrava calma e scandiva ogni parola come una coltellata a sangue freddo.
"Federico," diceva, "perché ti sei scollegato? Non farti prendere dalla disperazione. Sei un moccioso. In questa storia ci siamo entrambi e siamo entrambi convinti di poterne uscire con il massimo del profitto personale. Noi non dobbiamo indugiare. Attualmente siamo secondi in classifica. Secondi. Tieniti a mente questa parola: secondi. Se vogliamo essere primi, se vogliamo sconfiggerlo, è necessario rimanere coi nervi saldi, indagare il più possibile sul nostro avversario, e poi distruggerlo senza dargli la minima possibilità di opporsi. E' l'unico ostacolo al raggiungimento del nostro obbiettivo. Non puoi permetterti di cedere adesso, sono stato chiaro? Piangendoti addosso non sei costruttivo, sei solo una mezza sega. Tieniti a mente questa parola: mezza sega. Anzi, scusa, sono due parole; ma tu tienile a mente."
"Forse, forse hai ragione Filippo." piagnucolava Federico con la mano tremante stretta al piccolo cellulare nero.
"Certo che ho ragione. Io ho sempre ragione." rispose l'altro sghignazzando.
"Si però.. ecco, però.. forse tu non capisci la situazione Filippo. Ha cominciato a scrivermi dei messaggi; delle sfide. Si beffa della nostra squadra."
"Cosa? Che genere di messaggi?"
"Dice che non possiamo batterlo."
"Questa è bella", sbottò Filippo accelerando d'improvviso il tono e masticandosi buona parte delle parole nella fretta di mostrare il suo disappunto. Era evidente che anch'egli stava perdendo la calma. "Questa è proprio bella! E tu? Che gli hai risposto? E che altro ti avrebbe scritto? Perché mai poi non si potrebbe batterlo?"
"Afferma di essere morto." disse Federico a fatica, pronto alla risposta che ne sarebbe derivata. Difatti, com'egli si immaginava, Filippo scoppiò a ridere istericamente; si poteva pensare che al telefono non ci fosse un essere umano ma bensì un cavallo dai nervi scossi. "Tu, tu sei un pazzo!", gridò Filippo riavendosi momentaneamente dalle risa, "Morto? E tu gli credi? Che poi se fosse morto, spiegami un po', da che genere di server ti avrebbe inviato il messaggio?" aggiunse duramente. Seguì un momento di silenzio.
"Io.. io.. io non so che dire" disse infine Federico sospirando. "Devi ammettere ecco, si, ecco.. devi ammette che la questione è strana, molto strana. E' in cima alla classifica, a punteggio pieno da quattro mesi. Possibile non dorma da quattro mesi? Il regolamento parla chiaro Filippo, lo sai meglio di me. Non è possibile che stia barando."
"Sei uno sciocco Federico." disse quasi sussurrando Filippo, "Sei uno sciocco, uno sciagurato. Hai dieci anni ma sei un'allocco. Hai una visione del mondo - scusa se parlo così piano ma sento dei passi attorno alla porta, potrebbero essere loro - dicevo, hai una visione del mondo che è a dir poco naif. Sicuramente il bastardo ha qualche parente, qualche aggancio tra il personale addetto al controllo del gioco. Ma se ci mettiamo d'impegno possiamo sgamarlo, inchiodarlo per le palle, te lo assicuro. D'altronde tu stai perdendo tempo a disperarti. Perché trascuri il gioco in un momento critico? Vuoi forse diventare terzo? Ti appoggi sugli allori solo perché abbiamo un buon distacco dagli altri concorrenti? Mentre tu stai qui a crucciarti, il nostro "morto" sta prendendo il volo. Non perdere tempo a visionare la classifica. Gioca! Gioca! .. Dannazione.. ora dev..". La telefonata si interruppe. Prima che la linea cadesse Federicò sentì chiaramente un urlo disumano. "Lo avranno beccato i genitori," pensò, e, lanciato il cellulare sul letto, ancor più demotivato di prima, tornò con gli occhi sul monitor.  Non c'erano dubbi: sulla tabella del sito era ben chiara la sua inferiorità rispetto al primo classificato. In piccoli caratteri si leggeva:

*Ranking* - aggiornato all'ora 23.42 -
1* The Crow: 392 hours, 32 minutes, 30 seconds
2* Feppo: 320 hours, 23 minutes, 12 seconds

Federico e Filippo si erano iscritti sin dall'inaugurazione del gioco online. In verità era Federico a partecipare attivamente, mentre Filippo, autodefinitosi "la mente", sosteneva il suo compagno con servigi alquanto particolari. Il gioco in questione, una vera moda di quei tempi, era di una semplicità disarmante.
Gli aspiranti partecipanti potevano iscriversi al gioco tramite il sito internet dello stesso, previo pagamento di una quota (sedici euro) da versarsi nuovamente allo scadere di ogni mese.
Non in pochi si lamentavano di questa caratteristica piuttosto innovativa. "Pagare per giocare?" si dicevano esterefatti, e d'altro canto i gestori, profondamente offesi, replicavano che tali spese erano necessarie per il corretto funzionamento del gioco. Solitamente non scendevano in dettagli e tutt'al più liquidivano la questione con qualche cenno sbrigativo sulla necessità di mantenere un server di dimensioni tali da consentire un sempre più costante afflusso di nuovi utenti. Già in quegli anni il gioco contava appunto oltre tre milioni e mezzo di partecipanti. Ad ogni utente - correttamente registrato - veniva fornito un username, una password e una scheda personale in cui collocare informazioni fondamentali tra cui: orientamento politico, sessuale, sesso, data di nascita, interessi particolari.
In molti sfruttavano questa particolare caratteristica del sito per interessi assolutamente fuori contesto. A tratti si aveva l'impressione di trovarsi di fronte a un enorme database di animali simili ai pokemon, classificati per abilità, forze, punti deboli, abitudini, professioni, hobbies, e ovviamente pronti ad accoppiarsi in caso di necessità; la chat ribolliva, non mancava un sistema di comunicazione vocale, di condivisione multimediale, e altre utilità in grado di far sentire il giocatore a casa propria, in un ambiente ospitale, rassicurante come una calda coperta cucita a puntino sulla testa.
Gli utenti intervistati a riguardo, sentivano necessario stimare quel luogo come "aperto al dialogo, alla conoscenza, alla diffusione, alla mescolanza, al profitto personale e collettivo".
"Non conta solo la classifica!" urlavano convinti nell'agitazione di qualche colorata manifestazione di piazza. E difatti, per quanto ben poco contasse, una classifica c'era, seguita appunto dal gioco. Certo, c'era pur sempre chi non si impegnava nella sfida, chi prendeva il tutto con molta filosofia, ma nella maggior parte dei casi la competizione innescava situazioni di puro agonismo in cui i duellanti erano pronti a farsi letteralmente a pezzi. C'era una sezione dedicata a quei rivali che, da lungo tempo intenti a superarsi a vicenda di poche posizioni, si scontravano a forza di videomessaggi intrisi di valide argomentazioni - non si contavano le allusioni alla carente igiene personale dell'avversario.
The Splite (questo il nome del gioco), all'apparenza piuttosto semplice, era figlio di un meccanismo diretto e spietato, capace di generare problematiche, ostacoli sempre nuovi atti a motivare il concorrente. Il regolamento base parlava chiaro.
Qui se ne riporta un breve riassunto: "Scopo del gioco: salire di posizioni nella classifica generale. Il primo classificato è il primo classificato, il secondo classificato è il secondo classificato, e così seguendo fino all'ultimo classificato che è l'ultimo classificato. Cenni generali: The Splite è una prova non comune di resistenza, di preparazione, che può rivoluzionare il vostro modo di vivere gettandovi di peso in un nuovo mondo da cui difficilmente riuscirete ad uscire.  The Splite inoltre (come dimostrato da studi certificati) aiuta il giocatore a rafforzare le proprie capacità d'organizzazione in vista di giornate nelle quali è sempre più difficile far conciliare impegni, bisogni, necessità e tempo libero. Svolgimento del gioco: Il partecipante, con sufficiente motivazione - e spirito d'iniziativa - deve tenere l'indice destro saldamente premuto sulla lettera [E] della tastiera per il maggior tempo possibile. Il punteggio è calcolato in ore, minuti e secondi ed aumenta appunto in base alla costanza del giocatore. La classifica viene aggiornata in diretta. Mentre il gioco è attivo, è severamente proibito toccare altre lettere della tastiera, pena riduzione di un punteggio da dieci a venti ore (per la disattivazione è necessario ricorrere al mouse, solo allora non si incorrerà in nessuna sanzione disciplinare). E' inoltre vietato usare qualsiasi altra parte del corpo per tenere premuta la lettera [E]. Vale solo ed esclusivamente l'indice destro della mano sinistra. Ondevitare violazioni di questo tipo, è necessario che ogni utente disponga di una webcam puntata nella zona interessata. Le immagini verrano trasmesse in presa diretta al personale di supervisione del server centrale di The Splite."
Su quest'ultimo punto sia Federico che Filippo si erano sempre detti perplessi: era mai possibile che l'operatore non si distraesse mai durante il suo turno? Come fosse possibile controllare così tanti giocatori non era dato sapere; i gestori di The Splite mantenevano un assoluto riservo a riguardo, manifestando più o meno la stessa indignazione relativa al problema del pagamento mensile di sedici euro.
Inizialmente Federico si era iscritto per semplice curiosità. Un nuovo gioco online, una nuova occasione per fare amicizie, che altro poteva mai comportare? Ma poi, come raramente gli accadeva, si era reso conto dell'incredibile soddisfazione data dall'aumentare dei numeri, delle ore che si accumulavano sulla tabella dei punteggi che andava sempre più mostrandogli la sua superiorità rispetto a chi non appariva se non scorrendo la lunga pagina che pareva destinata a non terminare mai.
Le prime volte che si trovò affascinato da quella discesa verso l'inferno degli ultimi, involontoriamente scoppiò a ridere pensando alla desolazione, alla miseria della sua felicità.
In fondo cosa faceva mai lui, così più in alto degli altri? Teneva solo un pulsante premuto! Dormiva qualche ora di meno rispetto ad altri giocatori; ma che altro? Cosa lo rendeva così inebriato di sé? Eppure, per quanto in fede sua cercasse di sminuirsi, la malia di quei numeretti lo aveva stretto senza via di scampo.
I numeri crescevano, i vertici della classifica si aprivano sotto la sua avanzata, e di notte, quando si accucciava tra le coperte, sorrideva nell'ombra gustando nella mente un successo macchiato da gravosi pensieri coperti di vergogna. Finì per immergersi in quel sogno dove lui, Federico, bambino, ragazzino di appena dieci anni, cavalcava quel destriero inaspettato, veloce come il fulmine, trascinato dalle urla di felicità di chi mai l'aveva ammirato per ciò che preservava dentro di sé.
Si vedeva ritto su un palco, grandi luci sulla fronte lo illuminavano da capo a piedi, e da sotto volti solidali lo invitavano ad unirsi a loro porgendoli tutte le mani che avevano a disposizione. E mentre quelli giacevano nell'oscurità degli spalti, lui dall'alto li giudicava in base alla sua classifica, pronto ad accoglierli pietosamente tra le sue braccia, ad averne cura nonostante la sua maestosa ed imperturbabile grandezza.
"Federico, Federico!" gridavano da ogni lato attendendo una sua risposta. E quel corpo tozzo vacillava rotolando dal piacere sul soffice materasso della sua camera da letto. Scoprì così un nuovo giorno, una nuova vita, dove ogni rinunzia per la [E] diventava un punto a favore, il nuovo vessilo della causa peronata, la dimostrazione evidente della sua costanza e del suo valore.
Con sforzo si tratteneva dall'andare al bagno, puntò la sveglia ancor prima delle sei, tralasciò lo spazzolino, l'igiene personale, si vide abbastanza grasso da tagliarsi da solo gli alimenti - sceglieva se rinunziare al pranzo o alla cena - accolse l'apatia come compagna, l'inerzia come eterna amica, e ai suoi genitori, alle loro preoccupazioni sulla sua salute, si impose con la forza del martire che schiaccia chi non comprende il suo martirio. "Io lo faccio per loro! Solo per loro!" gridava dibattendosi da chi voleva staccarlo dal monitor, "I miei fans si aspettano che io non ceda, che io sia sempre in testa al gioco!".
Ed effettivamente non mentiva.
Si erano creati veri e propri gruppi che lo approvavano, lo sostenevano, gli regalavano nomignoli affettuosi di cui sorridere alla sera di fronte al tramonto che lo ispirava inonandolo di pensieri d'autoesaltazione; all'alba ammirava estasiato un pezzetto di rosso farsi largo nell'oscurità dall'angolino della sua finestra schiacciata dal grande schermo a cristalli liquidi.  
Non mancavano neppure i detrattori della sua impresa, convinti in maggioranza di qualche suo raggiro, della sua malafede; ma che in fin dei conti accrescevano solo il suo ego, imbastendogli contro ridicoli teatrini di buffoni amanti del processo mediatico. "A Federico puzza il sedere!" riuscivano a malapena a dire in quei video chilometrici caricati ad arte su qualche sito di pubblico dominio. E con questo credevano realmente di sotterrarlo, di calpestarlo sotto la suola, senza rendersi minimamente conto di fargli pubblicità assicurata, di innalzarlo ancor di più in quelle nuvole in cui già affogava in abbondanza. Gli mancava il respiro dall'emozione estorta da quella fredda tastiera e dalla sua lettera [E].
C'era chi lo evitava, chi non si sincerava più delle sue condizioni, ma lui ne rideva convinto a pieno d'essere nel giusto, di non potersi più sottrarre al suo destino. Fu circa in quel periodo che conobbe Filippo. I suoi genitori gli avevano tagliato i fondi, tolto quei pochi denari che lo assicuravano alla gloria per l'eternità. Credeva d'impazzire, di non potersi più riprendere dallo shock, ma ecco appunto, quando tutto era ormai perduto, apparire il suo fan più devoto. "Tu puoi vincere. Puoi vincere questo gioco.", gli disse Filippo, "Io ti donerò quel che ti serve, lo strumento necessario perché il tuo sogno si avveri; insieme possiamo farcela." E detto ciò gli cacciò in mano una scintillante carta di credito ricaricabile.
Federico non voleva crederci.
Giurò eterna sottomissione a Filippo.
Da subito pensò che il suo nuovo amico fosse ricco sfondato (e decisamente annoiato) ma ben presto si rese conto che metteva di nascosto le mani in tasca dei genitori. Filippo, piccolo borseggiatore volante dai capelli biondo sbarazzino (che a contatto parevano seta e profumavano di dolcissima cannella), acuto osservatore del mondo e del suo girare, sgonfiava il portafoglio dei suoi con una disinvoltura da far invidia al più irreprensibile dei monelli.
Ed essendo egli compagno del conquistatore, braccio destro di quel Federico ormai sulla vetta dell'olimpo, si impegnò seriamente nella causa donando non solo il contante ma anche suggerimenti e tattiche fino ad allora impensabili. Quando Federico si trovava ormai in difficoltà, stremato dagli inseguitori che già lo tampinavano nella classifica ristrettasi dal continuo affluire di neofiti, Filippo fece grandi acquisti in farmacia, recuperando integratori, anabolizzanti, farmaci in grado di annullare quasi completamente la necessità di quel riposo fisico di cui tanto abbisogna qualsiasi essere umano. Federico era diventato pallido, con gli occhi scavati, lo sguardo scintillante d'una febbre sconosciuta, il corpo asciutto, teso come un nervo scoperto; ma era diventato anche invincibile. Rideva del suo nervosismo. Dormiva appena venti minuti al giorno e nessuno riusciva più a stargli dietro su The Splite.
Poi un giorno s'ebbe a verificarsi uno strano caso: comparve un degno antagonista, tale The Crow. Costui, che da sempre agonizzava tra il quarto e il quinto posto, approfittando forse di un momento di rilassamento di chi ormai si sentiva primo a priori, balzò in testa alla classifica recuperando il margine di distacco come se nulla fosse.  
« Ultima modifica: Ottobre 06, 2011, 14:15:54 da chospo »

nihil

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Re: Il gioco - prima parte
« Risposta #1 il: Ottobre 07, 2011, 15:29:53 »
gulp, mi sembra di leggere la tossicodipendenza da pc a cui ormai molti si sono dedicati. vado alla II°