Autore Topic: In Tunisia e in Egitto continua la rivoluzione.  (Letto 500 volte)

Faber

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In Tunisia e in Egitto continua la rivoluzione.
« il: Aprile 12, 2013, 15:37:15 »
I venti di guerra e di rivoluzione continuano a spirare. Questa volta investono l'intero Nord Africa, ormai senza soluzione di continuità dal Medio Oriente all'Egitto, dalla Libia alla Tunisia e, in qualche misura il Marocco. In altre parole, l'intera area magrebina è sollecitata dalle forze rivoluzionarie jihadiste. L'elemento interessante per gli osservatori di cultura occidentale è: i fautori di governi teocratici (cioè ispirati dalla sharia) hanno occupato la stanza dei bottoni negli stati sopra elencati, ma la gente comune e, soprattutto, le personalità del mondo scientifico e culturale, quando quest'ultimo è aperto all'occidente, li vorrebbero cacciar via o, quanto meno, ridimensionarli. Se le cose non vanno bene nella cara e vecchia Europa (sotto l'aspetto economico-finanziario e, talvolta, politico) sull'altra sponda del Mare Nostrum è in corso l'evoluzione della storia che, in qualche modo, finirà per coinvolgere anche gli Stati d'Europa. Sicuramente quelli che per cultura e vicinanza geo-politica sono a stretto contatto con gli Stati africani che s'affacciano sul Mediterraneo.
Per questo propongo alla vostra attenzione l'articolo che segue di Tahar Ben Jelloun


""L'assassinio del dissidente tunisino Chokri Belaid e le sue ripercussioni sull'opposizione laica e democratica, così come le manifestazioni di protesta in Egitto contro la nuova dittatura islamista, dimostrano che la cosiddetta "primavera araba" non è finita né si è persa strada facendo. Anche se alcuni fondamentalisti estranei a queste due rivoluzioni si sono impadroniti "democraticamente" del potere, ciò non significa che i popoli accettano il nuovo regime. L'incompetenza e i contrasti interni al movimento religioso screditano i due governi in carica, incapaci di lottare efficacemente contro la corruzione, la disoccupazione e la povertà e di porre fine alle attività criminali dei salafiti decisi a instaurare prima o poi la sharia in entrambi i paesi attraverso la violenza e il terrore. Ben Brik, un giornalista schierato con l'opposizione, ha paragonato il martirio di Chokri Belaid a quello del sindacalista Ferhat Hached, assassinato da un gruppo terrorista nel 1952: un tragico episodio seguito da uno sciopero generale che segnò l'inizio della lotta per l'indipendenza.

Gli islamisti hanno mostrato il loro vero volto, quello del fanatismo e dell'intolleranza, solo dopo essersi impadroniti del potere. Oggi, anche se non ci sono ancora prove, la responsabilità della morte di Chokri viene attribuita a Ennahda. Un giornalista tunisino è stato arrestato perché ha accusato il ministero dell'Interno di questo assassinio. Il governo, in effetti, pur sapendo che il leader dell'opposizione era minacciato, non aveva fatto niente per proteggerlo né aveva indagato sulla provenienza di queste minacce inviate per iscritto o via sms sul suo cellulare. Belaid non era l'unico ad essere minacciato di morte. Si sapeva che i salafiti sono violenti e non esitano a uccidere. Era noto anche che Ennahda intrattiene rapporti ambigui con questi fanatici furiosi. Lo scorso settembre, i salafiti hanno attaccato l'ambasciata americana a Tunisi. Ancora una volta il potere si è dimostrato debole e compiacente verso questi jihadisti. Già negli ultimi due anni è stato contestato da duecento scioperi regionali e oggi da uno sciopero generale su scala nazionale che lo ha messo con le spalle al muro.

Ennahda accusa la Francia di ingerenza negli affari interni del paese. Manuel Vals ha bollato l'islamismo come una forma di fascismo. La morte di Chokri Belaid ha avuto certamente un grande effetto in Francia dove vive un'importante comunità tunisina. Quando si evoca "la mano dello straniero" significa che si è a corto di argomenti per spiegare quanto è accaduto. Per il momento, l'elaborazione di una nuova costituzione segna il passo. Il governo non è più credibile e il primo ministro non riesce a formare un esecutivo tecnico. Così la Tunisia sprofonda in una situazione che rischia di far scoppiare una guerra civile. Lo stesso sta avvenendo in Egitto dove Morsi non desiste dalla sue pretese e si comporta come l'ex presidente Mubarak. Il fratello di d'Ayman al Zawahiri, il capo di al Qaeda, ha recentemente accusato la Francia di «aver dichiarato guerra all'Islam» intervenendo nel Mali.

A fine gennaio, 42 persone sono morte durante le manifestazioni contro Morsi nella città strategica di Porto Said. Malgrado l'appello alla calma lanciato dal rettore dell'università di al Azhar, uno dei principali centri d'insegnamento religioso dell'Islam, gli egiziani sono scesi nelle strade di Alessandria, di Ismailia, del Cairo e di molte altre città. Morsi è stato accusato di aver tradito lo spirito della rivoluzione, mentre i Fratelli Musulmani accusano gli oppositori di voler destabilizzare lo Stato. Nel frattempo, la contestazione prosegue e nulla è stato risolto. La rivoluzione di fatto continua e la lotta cui stiamo assistendo si svolge tra due forze contrapposte: da un lato, gli islamisti già insediati al potere ma incapaci di esercitarlo democraticamente; dall'altro, un'opposizione d'ispirazione laica, e in ogni caso non religiosa, che tende a difendere la libertà individuale e quella di parola e d'azione, entro uno Stato di diritto che non sia sottoposto ad alcuna ideologia particolare, né islamica né marxista.

L'assassinio di Chokri Belaid segna una svolta nella storia della rivoluzione tunisina. Interprete della modernità, simbolo di un'opposizione che non fa concessioni, Belaid rimane un personaggio molto popolare, destinato a incarnare il risveglio della coscienza rivoluzionaria a immagine di Mohamed Bouaziz che, col suo gesto e senza essere consapevole delle conseguenze che avrebbe provocato, era diventato il primo martire di questa rivoluzione. ""
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

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Re:In Tunisia e in Egitto continua la rivoluzione.
« Risposta #1 il: Aprile 13, 2013, 08:40:38 »
non so come stia reagendo l'Europa, se faccia finta di nulla, presa com'è dai propri guai o se sotto sotto stia cercando di fare qualcosa. In realtà i rischi che si stanno correndo sono enormi, c'è un'instabilità profonda, l'area sta prendendo fuoco un poco per giorno. Gli esaltati fondamentalisti stanno prendendo possesso piano piano di tutti i territori, si avrà una dittatura afro-continentale. Ho letto molti libri inerenti le cronache recenti dei nostri direimpettai e tutti parlano di torture, gente sparita, prigionìe devastanti eccetra ma  un grande desiderio di demcrazia. Ma fino a che ci saranno fucili in azione...
E tutto in nome di Dio! ma quale Dio?

Faber

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Re:In Tunisia e in Egitto continua la rivoluzione.
« Risposta #2 il: Aprile 13, 2013, 09:58:17 »
E tutto in nome di Dio! ma quale Dio?
[/quote]

...su questo ci sarebbe davvero molto su cui ragionare...
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Re:In Tunisia e in Egitto continua la rivoluzione.
« Risposta #3 il: Aprile 13, 2013, 12:04:47 »
temo che si tratti di quel dio che si inventa quando fa comodo al potere. Nessun dio ha predicato la violenza, ma le religioni sono un'ottima scusa per combattere e imporre un'ideologia, che guarda caso serve solo agli interessi dei potenti. Anche il Cristianesimo ha fatto così.  :(

Faber

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Re:In Tunisia e in Egitto continua la rivoluzione.
« Risposta #4 il: Aprile 13, 2013, 13:05:01 »
temo che si tratti di quel dio che si inventa quando fa comodo al potere. Nessun dio ha predicato la violenza, ma le religioni sono un'ottima scusa per combattere e imporre un'ideologia, che guarda caso serve solo agli interessi dei potenti. Anche il Cristianesimo ha fatto così.  :(
Sono d'accordo con te. Solo di recente la Chiesa di Roma ha riconosciuto gli errori del passato.
Si può sperare in un cambiamento vero nella "politica" della Curia romana, che potrebbe riportare molti fedeli a riavvicinarsi alla Chiesa di Roma.
Tuttavia, quando vedo il male spargersi e fare vittime in ogni parte del mondo, mi chiedo Dio dov'è e qualcuno mi dovrebbe spiegare anche perchè permette che l'umanità debba continuare a soffrire. La Sua misericordia io non la vedo o non riesco a percepirla: non comprendo il Suo disegno, semplicemente.
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