Autore Topic: Una foto del 1896. Una riflessione storica.  (Letto 948 volte)

Faber

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Una foto del 1896. Una riflessione storica.
« il: Maggio 18, 2015, 18:49:10 »
Una foto del 1896. Una riflessione storica.

Accade di guardare una foto, magari di quelle antiche, in bianco e nero, di quel bel nero di seppia, che da subito ti rimanda a quel "Mondo antico" di De Amicis. Un mondo fatto di immagini e pensieri che abbiamo imparato ad apprezzare, sin dalla nostra primissima carriera scolastica. La foto che ha galvanizzato la mia attenzione, alcune sera fa nel corso di una cena in ristorante, volutamente pieno di mobili antichi, attrezzi agricoli tutti risalenti al secolo scorso, e foto, tante foto, datate fine 800. Tra queste, una in particolare: un maestro di scuola elementare, impettito, vestito rigorosamente con vestito e gilè, baffoni e...uno sguardo severo che, nonostante il tempo passato (e le mode diverse) ancora oggi sembra che ti dica: "Se non hai fatto i compiti a casa, saran guai per te! Qui le mani, chè ho da bacchettartele, dimodoché la prossima volta ci penserai due volte, prima di decidere di non studiare!". Lui é circondato da sei dei suoi scolari, tutti ben vestiti, seri, quasi spaventati. Non si sa bene se dalla macchina fotografica o se dal loro insegnante. La foto è datata 1896, e quei bimbi, all'incirca tutti intorno ai sei anni, nel 1915, anno in cui l'Italia entrò in guerra, per partecipare al primo conflitto mondiale, avrebbero avuto ben 25 anni; quindi certamente pronti per essere arruolati, volontari o meno. Mi chiedo ora se quei bambini successivamente, furono tra gli ottocentomila soldati italiani morti sul fronte occidentale, o se furono più fortunati, entrando nella contabilità di quelli che rimasero invalidi di guerra o feriti gravemente.Tra questi ultimi, più di un milione alla fine del conflitto (nel novembre del 1918). Sta di fatto che, comunque andarono le cose, quei giovani, compresi i "Ragazzi del "99, non ebbero una vita ed una giovinezza invidiabile, visto che la maggior parte di loro, vissero anni tremendi nelle centinaia di trincee costruite, praticamente, dal Trentino Alto Adige (anche a quote impensabili oggi) al Friuli Venezia Giulia, perchè in quel periodo la guerra era immaginata e realizzata dai Generali (Cadorna, Diaz i Capi di Stato Maggiore delle FF.AA che si alternarono al comando, subito dopo la disfatta di "Caporetto") come "guerra di posizione". Il resto non occorre qui descriverlo ancora una volta...Ma quella foto, in nero di seppia, quei volti, che mi guardano dal passato, hanno riportato la mia mente a quel tempo, alla guerra che i nostri bisnonni dovettero affrontare in nome di un ideale, più o meno consapevolmente, questo è fuor di dubbio! Tuttavia, di una cosa erano certi, che i confini già più volte violati dalle scelte politiche o di convenienza dei molti, troppi, popoli che avevano prosciugato le nostre ricchezze, impoverendo le nostre terre, prosperando sul lavoro dei contadini e dei lavoratori italiani. I giovani combattenti italiani, provenienti da tutti gli angoli dello "Stivale", pur parlando almeno venti dialetti diversi e, a volte, incomprensibili tra loro, vollero unire i loro sforzi in un estremo rigurgito di orgoglio nazionale, per dire basta e per affermare l'ideale di Unità nazionale, che avesse come scopo primario il recupero dei territori "espropriati" dall'Impero Austro-ungarico. Mi si consenta ancora una nota storica: Nell'ottobre del 1917 (circa un anno prima della fine del 1° conflitto mondiale) il popolo russo, aderendo quasi all'unanimità allo slancio rivoluzionario di Lenin, da Pietroburgo diede inizio alla prima grande rivoluzione che la storia ricordi, quella Bolscevica. Da quel momento anche il futuro dell'Europa, prima, e del pianeta poi, subirà una svolta a dir poco epocale. Vent'anni più tardi, infatti, sempre sul suolo europeo le istanze dei grandi sistemi politici ed economici, inevitabilmente, si sarebbero confrontati, generando la seconda guerra mondiale, i cui esiti drammatici e apocalittici tutti ben conosciamo. Tuttavia, quella foto, datata 1896 nei suoi colori un po' sfumati dal tempo, con quei visi che mi guardano ancora severi e compiti, mi riportano con la mente a quel "Mondo antico" immaginato, ben descritto, e forse desiderato dal grande scrittore Edmondo De Amicis, i cui valori sono i medesimi che vengono insegnati oggi nelle nostre aule scolastiche. Così come ieri, come domani. In un filo ideale che ci lega, quello del sangue dei giovani che seppero sacrificare tutto e oltre, nel nome di un ideale superiore. Ma quanti dei nostri ragazzi di oggi ne ricordano gli eventi e tutto ciò che ha significato il nostro passato?
"Tutte le anime sono immortali. Ma le anime dei giusti sono immortali e divine" Socrate

L'uomo non può creare nessuna opera che sopravviva ad un libro

presenza

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Re:Una foto del 1896. Una riflessione storica.
« Risposta #1 il: Maggio 18, 2015, 23:07:16 »
... ti rispondo io: molto poco. I ragazzi nelle aule oggi si preoccupano di sapere molto poco di quella storia che tu oggi hai ricordato guardando una fotografia e subendone il fascino.
E se oggi si vuol sapere molto poco forse è perché c'è altro, forse è soltanto l'età, forse è perché di quella storia di ieri oggi sfugge il motivo per cui bisogna conoscerla.

Dufay

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Re:Una foto del 1896. Una riflessione storica.
« Risposta #2 il: Maggio 20, 2015, 17:31:35 »
La foto ovviamente me la posso solo immaginare. Però è la data ad avermi colpito, o meglio l'anno, il 1896. Nasceva mia nonna e di lei ho una vecchissima foto di quando aveva vent'anni, bellissima e raffinata ragazza nel fiore dei suoi anni, in piena guerra mondiale: 1916. Sì, i ragazzi morivano come mosche in quella guerra delirante, che a dire il vero non si riesce a capire come possa essere dilagata in maniera così devastante. Ma le ragazze? Certo non morivano in trincea, però sono certo che molte di loro hanno perduto il fidanzatino o l'amante o il marito o il fratello. Insomma hanno perduto un pezzo di se stesse. So per certo che se fosse stato per le donne la guerra non ci sarebbe mai stata, sono troppo più pratiche e legate alla vita reale e materiale di quanto non lo siano certi pensatori e filosofi, certi politici ed economisti, capi di stato e gran prelati...
Sto leggendo, in proposito, un polpettone di Ken Follett che parla proprio della prima guerra mondiale: La caduta dei giganti. Non che sia un capolavoro, ma è comunque molto ben scritto e interessante e io adoro i romanzi storici.
Grazie per questo tuo post.

Micio

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Re:Una foto del 1896. Una riflessione storica.
« Risposta #3 il: Maggio 20, 2015, 21:36:58 »
Punti  di vista, per gli Austro-Ungarici è stata un'aggressione italiana, per i vari popoli delle diverse regioni un bagno di sangue privo di scopo.
Non c'è posto peggiore se non c'è posto dentro al tuo cuore
(Zucchero)

Dufay

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Re:Una foto del 1896. Una riflessione storica.
« Risposta #4 il: Maggio 21, 2015, 13:26:34 »
Certo, di punti di vista ne esistevano diversi, pensa un po' che qualcuno sostiene che la rivoluzione bolscevica, che dilagò intorno a quegli anni, fu finanziata addirittura dalla Germania, che sperava così di vedere il ritiro delle truppe sovietiche per potersi scatenare a ovest contro Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Il problema, in realtà, è che tutti i paesi si rendevano conto dell'assurdità di quel conflitto totale, ma ormai c'erano dentro fino al collo e chi perdeva avrebbe dovuto pagare il conto, che era astronomico. Quindi ognuno era obbligato a vincere piuttosto che stipulare un accordo di pace. Un tentativo di accordo, in realtà, fu lanciato, ma proprio l'Inghilterra glissò, ben sapendo che i debiti contratti con gli Stati Uniti, per finanziare il proprio intervento in guerra, erano talmente ingenti che non avrebbe mai potuto rimborsarli.
L'Italia non prese immediatamente posizione, e fu saggia, ma poi i disequilibri che si andavano delineando segnarono anche il suo percorso di guerra.

nihil

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Re:Una foto del 1896. Una riflessione storica.
« Risposta #5 il: Maggio 23, 2015, 08:09:45 »
La guerra è e rimane una pazzia, i generali e i governi la decidono, i ragazzi vanno a morire. Senza convinzione e senza sapere in definitiva il perchè.
Le foto sono una cosa cutìriosa, sono l'immagine di un futuro già passato e viene spontaneo domandarsi chissà se le cose sono andate secondo i desideri di chi era in posa. Bel pezzo, Faber.  :rose: