Autore Topic: Si fa sera...  (Letto 593 volte)

Doxa

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Si fa sera...
« il: Ottobre 15, 2019, 21:28:00 »
Il cardinale Robert Sarah in collaborazione con Nicolas Diat ha scritto e pubblicato il libro titolato: “Si fa sera e il giorno ormai volge al declino”, parafrasando il versetto del Vangelo di Luca: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino” (24, 29) L’invito è rivolto dai due discepoli allo sconosciuto che si era unito a loro nel tragitto verso Emmaus, incerto luogo della Palestina, distante circa 11 km da Gerusalemme. Quello sconosciuto era Gesù, che fece la prima apparizione dopo la risurrezione.

In questo testo il cardinale Sarah afferma che in Occidente c’è una crisi culturale e identitaria che conduce alla decadenza. C’è anche la crisi della fede e della Chiesa, il relativismo morale, la globalizzazione senza regole, il capitalismo sfrenato, il totalitarismo islamista, le nuove ideologie che vogliono il cambiamento della morale, una nuova visione della famiglia e della sessualità, con notevoli pressioni economiche e mediatiche.

Nell’analisi degli sconvolgimenti della nostra epoca l'autore ci invita a prendere coscienza della gravità della crisi che stiamo attraversando, mostrandoci come sia ancora possibile evitare un mondo senza Dio e senza speranza.

Io non riesco a percepirla questa decadenza dell'Occidente rispetto al passato. E voi ?

Sono invece in piena decadenza la Chiesa cattolica e il cristianesimo col suo messaggio escatologico. Nei seminari regionali scarseggiano gli studenti. Mancano i sacerdoti. Stanno accorpando le diocesi.

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Re:Si fa sera...
« Risposta #1 il: Ottobre 15, 2019, 22:10:05 »
Nell’antichità ci fu l’osmosi tra l’ellenismo ed altre culture: Celti, Ebrei, Romani, popolazioni del Vicino e Medio Oriente, nord-africane. Un crogiuolo nel quale si formò la nostra identità. In quei secoli antichi a seguito delle conquiste di Alessandro Magno e poi dall’espansione di Roma, ci furono dinamiche complesse con altri popoli circostanti o lontani, anch’essi dotati di antiche civiltà, come i Celti, gli Ebrei, gli Iranici, gli Egizi.

Maturò in quell’epoca della civiltà mediterranea uno scambio religioso, il pantheon greco accolse divinità straniere, i cosiddetti “barbari” rimodellarono le proprie divinità su quelle greche per dare loro una superiore dignità.

S’intensificò l’interesse culturale da parte dei filosofi occidentali per le dottrine orientali, per personaggi tribali come Mosé e Abramo, per le divinità nordiche. Ma s’incoraggiò anche il contraccambio culturale degli altri popoli verso l’Occidente.

Quanto ai Romani, essi non presero mai sul serio i propri rapporti intellettuali con l’ellenismo, entrato fra loro facilmente e rapidamente con la diffusione della lingua e cultura greca nelle classi elevate romane. Essi conservarono la coscienza della propria identità e superiorità.

Le popolazioni dell’Europa furono condizionate dal triangolo Grecia – Roma – Giudea. Condizionamento che rimarrà finché il cristianesimo (in cui sono presenti e fondanti le tre entità) rimarrà la religione occidentale.

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Re:Si fa sera...
« Risposta #2 il: Ottobre 17, 2019, 23:04:04 »
Il  sostantivo femminile “civiltà” deriva dal  vocabolo latino “civilitas” (= essere cittadino), e questo dall’aggettivo civilis, legato al termine “civis” (= concittadino). In questo ambito indica dunque l'insieme delle qualità e delle caratteristiche del membro di una comunità  di una città, con tutti i diritti e i doveri che ciò comporta.

“Civilitas”, una parola coniata nella seconda metà del I secolo d.C. come equivalente del greco “politèia”. Questo termine, talvolta usato come equivalente del latino “res publica” per indicare l’organizzazione del bene comune,  per gli antichi Greci significava nel contempo anche   il regime politico e il diritto di cittadinanza, cittadino (polítēs) è colui che partecipa della politéia (come osserva Aristotele nella Politica), "il cittadino in senso assoluto non è definito da altro che dalla partecipazione alle funzioni di governo e alle cariche pubbliche"; il tipo di ordinamento politico si definisce in rapporto al numero e alla qualità di coloro che sono cittadini di pieno diritto; il nome dello Stato coincide con quello dei cittadini (hoì Athēnaîoi indica lo stato ateniese).
Con il passare degli anni nella polis  la politeia assunse maggiore importanza: nel IV secolo a.C. Isocrate la definì come "anima della città" (psychè poleos).

Il termine civiltà indicava l'appartenenza a una città, il diritto di cittadinanza: per esempio, negli statuti comunali di Firenze civiltà e cittadinanza erano usati come sinonimi. In senso più ampio, civiltà designava l'ordinamento politico della città, e anche la politica governativa.

La parola civilitas poteva però anche essere usata in opposizione a “rusticitas” per indicare le buone maniere e la mitezza della vita di città contrapposte alla rozzezza e alla villania degli abitanti della campagna. In questo caso la lingua latina riflette il punto di vista degli abitanti della città rispetto a quello dei contadini.

Da civilitas, o meglio dall'accusativo civilitatem, derivò nel Trecento la forma colta italiana civiltà, originariamente usata nei due significati latini: cioè col valore di comunità cittadina e con quello di gentilezza e buone maniere.

Doxa

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Re:Si fa sera...
« Risposta #3 il: Ottobre 17, 2019, 23:05:07 »
Civiltà Occidentale

Nei secoli con il concetto di civiltà ha avuto cambiamenti di significato dovuti al progresso in senso generale. Nel nostro tempo intende l’insieme delle forme culturali, sociali, economiche, i valori morali e l’organizzazione politica di una popolazione o di una macro area comprendente più nazioni.

Occidentale. Occidente è un termine geografico, una delle quattro direzioni cardinali, l’Ovest, ma dal Rinascimento, dopo la scoperta dell'America, usiamo l’aggettivo “occidentalis” con incluso un giudizio di valore sul proprio modo di vivere, considerato più “progredito” rispetto ad altre culture, e teso ad espandersi, ad influenzare altre culture o ad assimilarle in un insieme omogeneo, come l’area europea occidentale e quella nordamericana. Un esempio è la globalizzazione, causata dall’intensificazione degli scambi commerciali, gli investimenti finanziari internazionali, l’interdipendenza delle economie nazionali, che hanno condotto ad interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche.

Nel contesto attuale l’Occidente abbraccia un’estesa area che include le nazioni più ricche e industrializzate dell’Europa e dell’America, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Giappone e quei paesi accomunati, almeno idealmente, da determinate caratteristiche economiche e politiche.

C’è collegamento tra globalizzazione e declino di una civiltà ?

Molti sono convinti che tale “tramonto” dipenda dal crepuscolo religioso e morale. Ma queste crisi in che modo sono misurabili ? E chi sono i giudici ?
« Ultima modifica: Ottobre 17, 2019, 23:27:23 da dottorstranamore »