Autore Topic: Identità  (Letto 298 volte)

Doxa

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Identità
« il: Ottobre 04, 2020, 22:21:54 »
George Bernard Shaw: “Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l'arte per guardarsi l'anima.”


Caravaggio: "Narciso", 1597 circa; Roma, Palazzo Barberini, Galleria Nazionale d'Arte Antica....

I gelosi o gli invidiosi  obiettano che un'immagine che sovrasta un componimento poetico impedisca loro il crearsi un'immagine mentale di quanto il poeta voleva evocare con le sue liriche.

Doxa

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Re:Identità
« Risposta #1 il: Ottobre 05, 2020, 16:47:55 »
Nel post precedente ho scritto
Citazione
I gelosi o gli invidiosi…


Gelosia e invidia sono emozioni complesse di derivazione sociale che suscitano  crisi di autostima.

Come è noto l’invidia riguarda ciò che non si possiede ed altri hanno, mentre la gelosia riguarda ciò che si possiede ma si teme di perdere per colpa di un altro o altri. 

L’invidia è  desiderio frustrato per ciò che non si ha o non si può raggiungere per varie cause, che invece ha un altro nello stesso ambiente sociale o in condizioni apparentemente analoghe.

L’invidia è anche uno stato d'animo, se si sedimenta  diventa sentimento spiacevole che si prova per un bene o una qualità altrui che si vorrebbero per sé, accompagnato spesso da avversione e rancore per colui che invece possiede tale bene o qualità.

Invece la gelosia con annessa sofferenza  nasce dal sentimento di possesso della persona amata.

Il linguista e  semiologo francese Roland Barthes  (1915 – 1980) nel suo saggio titolato “Frammenti di un discorso amoroso”  scrisse che si ama l’amore più della persona amata. E di sé disse:  “Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l'altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri”.

Questa frase di Barthes è l’ammissione del conflitto esistenziale con il sentimento della gelosia. Ne abbiamo tanti esempi nella letteratura. Per  esempio l’Otello di Shakespeare. In questa tragedia campeggia la losca figura di Jago, suscitatore della gelosia di Otello, fino a motivarlo al furore omicida.

Tra gelosia e invidia a volte possono esserci delle parziali sovrapposizioni, causate dalla percezione di un confronto sfavorevole in un ambito rilevante per l’individuo, con esiti negativi per l’autostima del soggetto.

Invidia e gelosia spesso si mescolano e formano una metaforica “miscela ad alto potenziale esplosivo”, con danni psicologici.

victor

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Re:Identità
« Risposta #2 il: Ottobre 17, 2020, 11:43:29 »

Grazie, Doxa,

Mi hai dato una definizione di gelosia e invidia veramente chiara!

Io, come forse un po' tutti, sono uno cui piace apprendere il significato delle cose ... e per apprendere il significato delle cose è necessario apprendere correttamente il significato delle parole.

Quando ero a scuola avevo un compagno che si leggeva il vocabolario. A quel tempo io non l'ho capito.

Poi, l'ho capito col tempo ...

Ciao e grazie,
Victor
Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor

Platino

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Re:Identità
« Risposta #3 il: Ottobre 17, 2020, 17:26:55 »
Doxa altro colpo basso all'indagine introspettiva nella tua migliore tradizione!

Doxa

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Re:Identità
« Risposta #4 il: Ottobre 17, 2020, 21:04:47 »
Cari amici virtuali Victor e Platino, ammirevoli e solitari compagni di tastiera per tenerci lontani dagli importuni col Covid, vi ringrazio della vostra attenzione ai miei post,  mortificati dalle nostre amate donne del forum, perché li considerano negletti.  Ah che dolor !

Donne in pubblica adunanza virtuale, temerarie, guardatemi negli occhi se avete coraggio.



Vi è piaciuta la differenza tra invidia e gelosia, bene !

Allora continuo con degli  “addenda” sull’argomento. Sono bazzecole, quisquiglie, pinzillacchere…, diceva Totò.

Invidia

L’invidia è un sentimento bipolare: 

positivo, se  suscita  ammirazione ed emulazione, se dà ambizione e sprona a darsi da fare onestamente per arrivare allo stesso livello di chi è ricco, ha successo, ha un elevato status sociale, ha un oggetto che ci piace molto, ecc.;

negativo se invece provoca afflizione, astio per la fortuna, i beni o le qualità fisiche che ha un altro e li vorrebbe avere. L’invidia può condurre all’omicidio. Infatti è proprio per invidia che avvenne il primo delitto della storia umana, l'uccisione di Abele da parte del fratello Caino.

L’invidia sociale: questo sentimento così intimo ed inammissibile si sedimenta sulla relazione che intercorre tra l’invidioso e l’invidiato. L’invidioso avverte con strazio il proprio scarso valore rispetto a colui che, invece, ha successo. 

Di solito l’invidia è inconfessabile, perché socialmente stigmatizzata.

L’invidia sociale ha una figlia legittima, la frustrazione permanente, che si vede sempre sfuggire l’affermazione del proprio Io.

L’invidia sociale motiva l’individuo a pretendere l’uguaglianza sociale: nessuno deve emergere. Chi si distingue deve essere odiato ed emarginato. Siamo tutti uguali. Lo affermano molti individui di un orientamento politico.

Io sono contrario all'uguaglianza sociale.  Tra gli individui ci sono differenze antropologiche, psicologiche, intellettive, economiche. Sono contrario al "volemose bene" di papa Francesco.

Giovanni Boccaccio nell’introduzione alla IV giornata del “Decameron” scrisse:  “… posso comprendere, quello esser vero che sogliono i savi dire, che sola la miseria è senza invidia nelle cose presenti…”.

Non bisogna confondere l’invidia con l’emulazione: l’invidia è un veleno, l’emulazione dà forza morale.


Gelosia

Lo psicologo Peter van Sommers nel suo libro titolato “La gelosia”  dice che nel lontano passato la gelosia non era connessa all’amore per il/la partner,  ma serviva per tutelare la famiglia e l’allevamento dei figli. 

Infatti con la gelosia il maschio, che ha sempre considerato il corpo della donna come sua proprietà, si tutelava dal rischio di allevare figli non suoi, mentre la donna, grazie alla gelosia del maschio, garantiva per sé e per la sua prole cibo e sicurezza. Di questo antico retaggio c’è ancora traccia in molte culture dove vige l’accertamento della verginità della donna o le pratiche crudeli di mutilazione dei suoi genitali. Questa “gelosia preventiva”, che stimola la possessività, ancora lavora nell’inconscio delle società cosiddette “evolute” dove, nonostante i contraccettivi, la gelosia continua a tormentarci come faceva con i nostri antenati.