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Premio Letterario Giuseppe Berto - I finalisti

Pubblicato il 07-06-2007


I finalisti della XIX° edizione del Premio Letterario Giuseppe Berto sono per la:

SEZIONE ITALIANA
Renato Gasparetti - I due villaggi (Santi Quaranta)
Maurizio Temporin - Il tango delle cattedrali (Rizzoli)
Francesco Pecoraro - Dove credi di andare (Mondadori)
Elena Varvello - L’economia delle cose (Fandango)
Brunella Schisa - La donna in nero (Garzanti)


SEZIONE STRANIERA
Mikhail Shishkin - Capelvenere (Voland)
Olivier Adam - Scogliera (Minimum fax)
Morten Ramsland - Testa di cane (Feltrinelli)


Renato Gasparetti (I due villaggi, Santi Quaranta): nato nel 1923 a Monza, dove ha vissuto infanzia e adolescenza in ristrettezze che ora verrebbero considerate estreme, ma che erano allora comuni alla classe operaia.
Soldato impegnato sul fronte albanese, dopo l’armistizio del 1943 Gasparetti è stato costretto per due anni ai lavori coatti in Grecia e nei Balcani, con la Wermacht tedesca. Terminata la seconda guerra mondiale ha scontato quasi due anni di prigionia per la questione di Trieste, nell’allora Jugoslavia comunista di Tito.
Progettista di impianti industriali, Renato Gasparetti ha vissuto in Inghilterra, Canada, Messico, Perù e negli Stati Uniti, dove risiede tuttora. Gasparetti fino ad oggi ha pubblicato brevi racconti in inglese, su alcuni quotidiani, e poesie. Fa il suo esordio con il fascinoso romanzo “I Due Villaggi”, storia di un giovane soldato italiano, costretto a diventare ausiliario dei tedeschi dopo l’armistizio.
In marcia tra Grecia, Albania, Bosnia e Croazia, il protagonista sosta in un villaggio greco dove nasce il suo amore per la bellissima Maria, promessa sposa al “ras” locale; e poi, molti chilometri più a nord, il soldato italiano s’innamora di una giovane donna, sposata a un ustascia in un villaggio croato che diventa un bellissimo luogo della memoria e dell’anima.
Il libro “I Due Villaggi” è una marcia fra due campanili che assume i connotati di un esodo antico, senza eroismi, a tratti familiare. C’è una vivezza che inchioda e incanta il lettore, e che rivela Gasparetti come un forte, autentico narratore, capace di raccontare una esperienza autobiografica con fascino e una lingua originale e lucente.

Francesco Pecoraro (Dove credi di andare, Mondadori): nato a Roma nel 1945, Francesco Pecoraro è al suo primo libro: una raccolta di racconti in cui i protagonisti sono uomini. Uomini non più giovani, ma che con l’età non hanno imparato molto. Ingegneri, intellettuali, avvocati, funzionari, manager, artisti; uomini fuori tempo quando giocano a tennis, quando devono portare a tempo un’opera, quando sono alle prese con una amante giovane, quando non si rendono conto di essere oramai fuori gioco, senza neppure capire quale sia il gioco. Uomini destinati ad una sconfitta imminente, ma non rassegnati.
Dai racconti di Pecoraro, aspri, amari, apparentemente senza sconti e senza speranza, si sprigiona una cupa, potente vitalità, una densità emotiva che provoca lacrime di sgomento e un urlo liberatorio dopo uno scampato pericolo.

Brunella Schisa (La donna in nero, Garzanti): napoletana, inviata del “Venerdì di Repubblica” per cui tiene la rubrica dei libri. Per Marsilio ha curato “Le lettere di una monaca portoghese” e, per Einaudi, “Il teatro di Raymond Roussel” e “Herculine Barbin. Una strana confessione”. “La Donna in Nero”, suo primo romanzo,, è una travolgente storia d’amore nella Parigi dell’Ottocento, un’epoca contraddistinta dall’esplosione di cambiamenti radicali, fra la guerra franco-prussiana e l’esperienza esaltante e tragica della Comune. E’ un momento storico in cui agisce un mondo di artisti determinati ad abbattere le regole della vecchia Accademia. Con rigore storico e sensibilità narratrice, Brunella Schisa mette in scena un travolgente rapporto a due che sprigiona il profumo dei grandi romanzi d’amore, una partita di passioni e di intelligenze fatta di corpi e immagini, di sguardi, luce e colore, di parole e emozioni, di erotismo e tensione. Una rapporto che segnerà in modo indelebile due destini: quello di un artista tormentato e immortale e quello di una donna libera e romantica, che sarebbe diventata la più grande pittrice dell’Ottocento.

Maurizio Temporin (Il tango delle cattedrali, Rizzoli): nato il 1° agosto 1988, sceneggiatore e illustratore, vive tra Novi Ligure e Barcellona. All’età di quindici anni ha scritto un testo (Tutti i colori del Buio), mai pubblicato, notato però da un produttore americano che ne ha acquistato i diritti cinematografici. Il Tango delle Cattedrali è la prima opera pubblicata da un promettente enfant prodige, che riesce a unire una fantasia irrefrenabile a una personalità del tutto fuori dal comune.
Ne “Il Tango delle Cattedrali” Lisa, una ballerina di tango nella Buenos Aires del 1950, riceve da una grottesca scultura di pietra l’invito a presentarsi a una grandioso “tango delle cattedrali”, che riunisce ballerini di tutto il mondo per una danza senza fine. A Organizzarlo è Oscar Wilde: dopo aver cercato di procurarsi l’immortalità attraverso un dipinto, e aver raccontato la sua esperienza ne “Il Ritratto di Dorian Gray”, Wilde è alla ricerca di un nuovo modo per procurarsi una infinita energia creativa. Tra il gioco letterario e il puro fantastico, il romanzo rivela un giovanissimo autore che farà molto parlare di sé.

Elena Varvello (L’economia delle cose, Fandango Libri): torinese, è autrice di due raccolte di poesie (“Perseveranza è salutare”, Portofranco 2002, e “Atlanti”, Canopo 2004). I suoi racconti sono stati pubblicati dalle riviste “Il Maltese” e “Linus” nell’antologia “Generazioni (L’Ancora del Mediterraneo 2005). Ha scritto per Rai Radio2 lo sceneggiato radiofonico “Il mare nascosto”, trasmesso nel febbraio del 2007. Ha inoltre partecipato con un testo di narrativa teatrale al progetto Drink in Art del Teatro Eliseo di Roma. Elena Varvello tiene corsi e seminari sulla narrazione presso il Master della Scuola Golden di Torino.
Un uomo scompare mentre la moglie fa la spesa al supermercato; una madre assiste impotente alla corsa del bob su cui è seduto il figlio; una coppia di anziani i sente minacciata da un uomo armato, reale o immaginario; e una ragazzina sovrappeso affronta l’amore che si trasforma in violenza. Nei racconti che compongono “L’Economia delle cose”, esordio narrativo della Varvello, l’imprevisto irrompe nelle vite di adulti, adolescenti, bambini. L’improvvisa consapevolezza di un destino diverso richiede di guardare alla realtà disponendosi al cambiamento. La scrittura di Elena Varvello è tersa e fissa in profondità il dettaglio, restituendo con passo lieve l’insieme. E’ indubbiamente una voce nuova e promettente che si affaccia sulla scena letteraria italiana, una autrice che si rivela già matura e di respiro europeo.

Olivier Adam (Scogliera, Minimum fax): nato nella periferia parigina nel 1974, ha al suo attivo cinque romanzi e una raccolta di racconti. Scrive anche per ragazzi e per il cinema. Con “Scogliera”, Adam è stato finalista ai prestigiosi “Prix Goncourt” e “Prix Médicis”. In veste di sceneggiatore, Adam ha ricevuto l’Etoile d’or.
Con questo romanzo che sembra far piazza pulita del passato per riuscire a vivere meglio, Olivier Adam regala la sua opera più matura, un romanzo intenso e toccante che attinge all’esperienza autobiografica ma assurge a narrazione universale sulla capacità di crescere e sopravvivere al dolore.
Dal balcone di una camera d’albergo a Errat, in Normandia, un uomo veglia fissando la scogliera illuminata da cui sua madre, vent’anni prima, si è gettata nel vuoto. E’ un percorso a ritroso, frugando nell’infanzia del narratore, rievocando l’adolescenza perduta in una periferia grigia: il padre violento, il fratello in fuga perenne, poi gli anni vissuti a Parigi. Secondo Le Monde “Adam sa dosare alla perfezione l’angoscia e la tenerezza, e questo romanzo è un’opera perfettamente riuscita”.

Morten Ramsland (Testa di cane, Feltrinelli): nato nel 1971, si è laureato in Letteratura danese e Storia dell’arte. Con “Testa di Cane” (centocinquantamila copie vendute nella sola Danimarca) l’autore si è aggiudicato il prestigioso “Alloro d’Oro”, premio assegnato dai librai danesi al miglior romanzo dell’anno.
In “Testa di Cane” Ramsland, nuova stella della letteratura danese, regala un romanzo traboccante di magia, realtà, poesia, umorismo e vita, tra beoni, contrabbandieri, spacconi: i parenti che non si scelgono ma che toccano in sorte ad Asger Eriksson. Al capezzale della nonna, Asger si troverà a ricomporre la storia della sua famiglia dagli anni trenta a oggi. Sullo sfondo della saga in cui i protagonisti sono i bislacchi parenti, c’è il tormento di Ager sin dall’infanzia: laggiù, al buio, incombe Testa di Cane, un mostro pericoloso.


Mikhail Shishkin (Capelvenere, Voland): nato a Mosca nel 1961 è considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. Vive a Zurigo, dove lavora per le autorità svizzere come interprete per i richiedenti di asilo politico dalla Russia. Con i suoi romanzi, tradotti in molti paesi, Shishkin ha ottenuto non solo il favore della critica e del pubblico, ma anche numerosi premi, fra cui il “Booker Prize” russo per “La conquista di Izmail” e il “National Bestseller Prize” proprio per “Capelvenere”.
Il romanzo è straordinariamente complesso: un lavoro al telaio, dove i fili colorati ora sono visibili, ora s’immergono nel tessuto per riapparire qualche pagina più in là. Un interprete traduce storie di profughi in un ufficio statale svizzero; è lui il filo invisibile che lega le molte trame di “Capelvenere”: l’asettico verbale, i ricordi di una famosa cantante, la cronaca di una coppia in crisi, la corrispondenza tra padre e figlio, le letture erudite appuntate sulla pagina in costruzione. La vita coincide con il racconto; ed è il linguaggio la sede della realtà. A poter vincere la morte non c’è che la parola.

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