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Le farse intelligenti e dissacranti di Georges Courteline

Pubblicato il 25-06-2008


Centocinquanta anni addietro, il 25 giugno del 1858, nasceva a Tours Georges Courteline (pseudonimo di Georges Moinaux, usato a partire dal 1890), autore francese di opere teatrali esilaranti, ancora oggi molto rappresentate in Francia e all’estero. Si diplomò nel 1876, e il padre tentò in ogni modo di allontanarlo dalla carriera letteraria, spingendolo a servire nella Cavalleria francese e a impiegarsi presso il Ministero degli Interni (Georges odiò quest’ultima attività che esercitò per circa 14 anni, assentandosi spesso dal posto di lavoro per seguire il suo istinto letterario). Esordì nel 1893 col comicissimo e caricaturale “Le allegrie dello squadrone”, in cui prendeva in giro quella carriera militare che aveva ben conosciuto dall’interno, ma colse il successo clamoroso con “Quelli delle mezze maniche”, in cui il bersaglio (anch’esso autobiografico) era costituito invece dal mondo della burocrazia ministeriale e dai suoi grigi impiegati (descritti come ironiche macchiette).
Courteline realizzò, tuttavia, nel teatro la sua colorita vena umoristica, mettendola al servizio di un genere più adatto (quello della commedia della “Belle Epoque”) e divenendo l’«ironico cantore di un’umanità sbiadita e mediocre». I suoi atti unici sboccati e volgari coprivano un ricco ventaglio di situazioni umoristiche, dedicate ora al mondo militare, ora al mondo giudiziario, ora alla cieca burocrazia, ora ai litigi tra le coppie. Essi erano rappresentati per lo più presso il Thèâtre Libre di André Antoine, che scrisse di lui: «Ha penetrato le vite degli umili, dei mediocri e dei rassegnati, e il suo viso si vela sempre di un’ammirevole bontà. E’ ciò che dà al suo teatro una profondità che ci angoscia, dopo averci divertito». Il punto più alto della sua produzione teatrale è “Boubouroche” (1893), una vera e propria farsa, intrisa di sofferta misoginia e dedicata a uno stupido cornuto credulone che non si arrende nemmeno davanti all’evidenza. La commedia ebbe un’accoglienza trionfale, dando ai critici la consapevolezza di trovarsi dinanzi a un genio del teatro leggero.
Considerato forse il più grande umorista della letteratura francese moderna, fu paragonato a Moliére per il sarcasmo e la verità umana dei suoi protagonisti ma egli rifiutò questo confronto, orgoglioso della “vis surreale” dei suoi testi che fanno pensare al Teatro dell’Assurdo. Ebbe diversi riconoscimenti: nel 1899 gli fu conferita la Legion d’onore mentre nel 1926 fu accolto a far parte dell’Académie Goncourt. Morì a Parigi il 25 giugno del 1929 (proprio il giorno del suo 71° compleanno).
Courteline é conosciuto anche per numerosi taglienti aforismi; ne ricordo soltanto due: «Passare per idiota agli occhi di un imbecille è voluttà da fine gourmet» e «Se dovessimo tollerare negli altri tutto quello che permettiamo a noi stessi, la vita sarebbe insopportabile».


Di Silvia Iannello


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