Il 9 agosto del 1908 nasceva a Pico (Frosinone) Tommaso Landolfi, scrittore di narrativa (racconti, romanzi, novelle o filastrocche per bambini, diari, testi teatrali e poesie) oltre che traduttore e studioso di letteratura russa (si è occupato di tutti i più grandi autori russi, quali Gogol, Puskin, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Cechov, Lermontov, Leskov, etc.).
Si laureò in lingua e letteratura russa all’Università di Firenze nel 1932, collaborando poi con alcune riviste letterarie e col Corriere della Sera. Divenne noto con la pubblicazione di alcuni racconti dallo stile divertito (che talora rasentavano il grottesco) raccolti in “Dialogo dei massimi sistemi” (1937), e con i romanzi “Le due zittelle” (1944) - erotico e blasfemo - , “Racconto d’autunno” (1947) - storia di gusto gotico, ricca di case misteriose, apparizioni, ossessioni ed altre angosce - e “Un amore del nostro tempo” (1965), che indulgeva nella narrazione di uno spaventoso tragico incesto.
Landolfi amava il gioco (era un assiduo frequentatore dei Casino di Sanremo e di Venezia) ma riuscì a trasformare questo aspetto esistenziale negativo nel mito di un uomo romantico e solitario, di un raffinato e aristocratico “dandy”; questo vizio, insieme ad un senso di angoscia dolorosa e di terrore ossessivo, fa capolino nei diari “La bière du pécheur” (1953), “Rien va” (1963) e “Des moi” (1967). Tali contraddizioni esistenziali hanno dato origine, nei suoi scritti, a un acuto contrasto tra passioni istintuali e lucida ragione, tra inconscio stranito e consapevolezza piena, tra paura dell’uomo e mistero tenebroso del mondo. Di esse è imbevuta tutta la sua narrativa! Molto apprezzato da Montale e Calvino, il suo lavoro ha trovato il coronamento letterario nel premio Strega, guadagnato nel 1975 per il romanzo “A caso”, e nel premio Viareggio, ottenuto nel 1977 per il volume di poesia “Il tradimento”.
Morì a Roma l’8 luglio del 1979. Dopo un lungo periodo d’oblio, dal 1992, grazie alla figlia Idolina ed alla casa editrice Adelphi, sono state ripubblicate le sue opere migliori. Dal 1996 è stato creato un “Centro Studi Landolfiani”, cui si deve la pubblicazione del bollettino “Diario perpetuo”.
Di Silvia Iannello
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