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Albert Maltz, grande sceneggiatore comunista

Pubblicato il 22-10-2008


Il 28 Ottobre del 1908 nasceva a Brooklyn (New York) Albert Maltz, autore americano e abile sceneggiatore che fece parte dei “Dieci di Hollywood (Hollywood Ten)”, operatori del mondo del cinema americano accusati di far parte del Partito Comunista nel 1947, durante il periodo del McCartismo. I “Dieci”, pur di non fare i nomi dei compagni dinanzi al The House of Un-American Activies Committee (nato per contrastare “l’infiltrazione comunista” nell’industria cinematografica), contro il “naming names” dei comunisti affiliati o dei simpatizzanti, s’appellarono al 1° emendamento della Costituzione degli USA. Con procedura anticostituzionale, furono multati, imprigionati e impediti nel continuare il loro lavoro negli Studios; dei “Dieci”, poi, Edward Dmytryk si dissociò pentendosi, ammettendo d’essere comunista, facendo i nomi di altri 26 compagni e riprendendo il suo lavoro di regista-produttore.
Nel 1930 Maltz iniziò a lavorare come drammaturgo per un sodalizio teatrale di sinistra, ove conobbe la nota scrittrice e poetessa americana Margaret Larkin che sposò nel 1937. Dal 1941 divenne sceneggiatore cinematografico a Hollywood per la Warner Brothers e la Paramount. Durante la Grande Depressione aveva aderito al Partito Comunista e nei primi anni ‘30 era divenuto uno scrittore di protesta, pubblicando quelli che da un punto di vista letterario sono considerati i suoi testi migliori, ricchi di spirito proletario e idealismo.
A lui si deve la sceneggiatura, scritta insieme ad altri e premiata con l’Oscar, di “Casablanca” (1943), mitico film di Michael Curtiz, interpretato dall’icona di Hollywood Humphrey Bogart e dalla diva senza tempo Ingrid Bergman.
Dopo numerosi successi letterari, diversi documentari vincitori di Oscar e ottime sceneggiature nominate per gli Academy Award, mentre era nel pieno di una brillante carriera di scrittore (ricco e famoso), vide la sua vita e le sue attività stroncate dall’indagine federale e dall’essere inserito nella Hollywood blacklist (la cui responsabilità si deve non tanto a McCarthy quanto ai capi delle Majors di Hollywood che odiavano i comunisti “sovversivi”). Dopo essere stato rinchiuso nel 1950 per 9 mesi in una prigione federale, senza lavoro andò in Messico ove rimase sino al 1962; in questo periodo, dovette affidarsi a un prestanome, Michael Blankfort, che gli pagava le sue sceneggiature e che figurava presso gli Studios. Nell’ultimo periodo letterario, pur potendo firmarsi liberamente, preferì lo pseudonimo di John B. Sherry.
Albert Maltz si conservò sempre coerente ai suoi ideali di sinistra sino alla morte avvenuta a Los Angeles nel 1985. In un’intervista rilasciata a Victor Navasky, che stava scrivendo il libro “Naming Names” (1982), Maltz disse: «Sin dal tempo del College, sono stato molto vigile sul problema della discriminazione razziale e ricordo che uno dei miei primi scritti giovanili riguardava il linciaggio. Dopo la laurea e il mio ritorno da Yale, ero già molto radicale e avevo iniziato a leggere “New Masses”. Ho letto anche i classici del pensiero marxista. Ritengo ancora che essi rappresentino i più nobili ideali che l’uomo abbia mai espresso per iscritto. Il fatto che molti di essi siano stati oggigiorno mal realizzati in Unione Sovietica non importa. ...Essi restano un materiale letterario in grado di fornire alti motivi d’ispirazione e da leggere.»


Di Silvia Iannello


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