Recensioni libri

Milan Kundera compie ottant’anni

Pubblicato il 06-04-2009


I libri di Milan Kundera sono considerati oramai dei classici del 20° secolo. Nato a Brno, in Boemia (ora Repubblica Ceca) il 1º aprile del 1929, è naturalizzato francese dal 1981. Poeta, saggista e romanziere, ha studiato a Praga filosofia e musica (il padre era un famoso concertista di pianoforte mentre Milan amava soprattutto lo jazz). Genio poliedrico si è laureato in Arti Cinematografiche e si è occupato di letteratura.
Iscritto al Partito comunista (con il quale ebbe dei dissensi), ha partecipato al movimento della Primavera di Praga; negli anni Sessanta ha insegnato alla Scuola di Cinema di Praga ma, dopo l’invasione sovietica del 21 agosto 1968 fu licenziato, i suoi libri banditi dalle biblioteche ceche e il suo nome cancellato dai manuali di storia della letteratura. Nel 1975 con la moglie Vera Hrabankova si rifugiò in Francia, ove gli era stata offerta una cattedra di letteratura all’Università di Rennes che ha mantenuto fino al 1978. Nel 1979 fu privato della cittadinanza cecoslovacca a causa de “Il libro del riso e dell’oblio”, ricco di meditazioni filosofiche sulla tendenza degli Stati moderni di cancellare la memoria umana e di negare la verità storica. A questo proposito, ha scritto: «La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio» e con sconfortato pessimismo ha anche detto: «... ogni cosa sarà dimenticata e a nulla sarà posto rimedio. Il ruolo della riparazione (della vendetta come del perdono) sarà assunto dall’oblio. Nessuno rimedierà alle ingiustizie commesse ma tutte le ingiustizie saranno dimenticate.». Si trasferì poi a Parigi, ove ha insegnato all’Università e ove vive con la moglie in un attico nei pressi di Montparnasse.
Nel suo paese, le sue opere sono state proibite fino al crollo del regime filo-sovietico nel 1989, ma Kundera ha continuato ad amare la sua patria, seguitando a scrivere in ceco per anni pur sapendo di non poter mai essere letto nella sua lingua. Si mise in luce nel 1964 con “Amori ridicoli”, una raccolta di racconti pieni d’ironia pungente e spirito paradossale. Si è dedicato al teatro con “I proprietari delle chiavi” e “Jacques e il suo padrone” (che l’autore considerava più «un teatro da leggere» che da rappresentare) mentre del 1967 è il primo romanzo “Lo scherzo”, satira dolorosa e mordente sul suo paese, uscito al tempo della Primavera di Praga e divenuto un evento letterario (vinse il premio dell’Unione degli Scrittori Cechi). Seguirono numerosi altri romanzi, tra i quali il premiato “La vita è altrove”, “Il valzer degli addii”, il famoso “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, “L’immortalità” (il primo romanzo scritto in francese nel 1988), “La lentezza” e “La ignorancia” (pubblicato inizialmente in Spagna). Da pochi giorni è comparsa la traduzione italiana di “Un incontro” per Adelphi. Affascinato dal “romanzo-saggio”, nei suoi libri mescola commedia erotica e critica politica, realismo e filosofia, elementi letterari e interruzioni saggistiche, narrazione e riflessioni extra-narrative (disse: «La conoscenza è l’unica moralità del romanzo»). Ha scritto soggetti per film e adattamenti di suoi romanzi, come quello per “L’insostenibile leggerezza dell’essere” (1988), che ricco di storia, spunti autobiografici e forti intrecci sentimentali ha dato all’autore notorietà mondiale («Tutti noi consideriamo impensabile che l’amore della nostra vita possa essere qualcosa di leggero, qualcosa che non ha peso; riteniamo che il nostro amore sia qualcosa che doveva necessariamente essere, che senza di esso la nostra vita non sarebbe stata la nostra vita.»). In questo romanzo già il titolo riesce a rendere il meraviglioso contrasto tra “la leggerezza e la pesantezza” dell’esistere; ne “L’immortalità”, Kundera d’altra parte aveva scritto: «Vivere: nel vivere non c’è alcuna felicità... Ma essere, essere è felicità...».
Kundera è un uomo schivo che non ama per nulla parlare di sé: a proposito del suo successo planetario, in un’intervista rilasciata a Christian Salmon, ha detto: «Ho avuto un’overdose di me stesso!» mentre egli stesso su Le Nouvel Observateur ha scritto: «Il disgusto nel dover parlare di se stessi distingue i romanzieri dai poeti». Dal 1985 rilascia interviste soltanto scritte e presiede a tutte le sue traduzioni per il timore di essere mal interpretato.
E’ stato insignito di molti premi, tra i quali il Commonwealth Award, il premio Mondello, il Jerusalem Prix e l’European literatur prize; nel 1983 è stato nominato Dottore honoris causa presso l’Università del Michigan, ma forse il suo premio più significativo è costituito dalla medaglia al merito che nel 1995 lo Stato Ceco - che ha avuto come suo presidente l’intellettuale scrittore teatrale Václav Havel - gli ha conferito per il suo contributo alla rinascita della democrazia e della cultura ceca.

Di Silvia Iannello



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