Recensioni libri

Orio Vergani, maestro del giornalismo sportivo

Pubblicato il 08-04-2010


Orio Vergani nacque il 6 febbraio del 1898 a Milano, ove morì il 6 aprile di cinquanta anni addietro, nel 1960. Trascorse l'adolescenza a Chioggia, Sansepolcro e Viterbo e ancora giovanissimo (aveva appena 15 anni) pubblicò la sua prima novella sulla rivista "Il secolo XX". Può considerarsi un «figlio d'arte», perché i genitori e gli zii si occupavano di letteratura e giornalismo da oltre cento anni. Dopo aver interrotto gli studi, si trasferì a Roma ove si legò a Luigi Pirandello che prese a considerarlo tra i suoi più promettenti discepoli.
Aveva 26 anni, quando Ugo Ojetti lo chiamò al "Corriere della Sera" ove rimase per 34 anni occupandosi della pagina politica, della terza pagina e della pagina sportiva, scrivendo più di 20.000 articoli che - tra il 1920 e il 1960, anno della sua morte, - costituirono un'attenta testimonianza della realtà contemporanea. Fu soprattutto il giornalismo sportivo a renderlo grande: seguì 25 «Giri d'Italia» e altrettanti «Tour de France» e ci ha lasciato ritratti straordinari degli eroi del ciclismo (quali Alfredo Binda e Fausti Coppi). Gianni Brera e Bruno Raschi ammisero di aver appreso da lui una lezione eccezionale di «maestro del giornalismo sportivo». Si può inoltre considerare il creatore del fotogiornalismo europeo. Ma Orio Vergani fu anche un apprezzato narratore: a 20 anni pubblicò la prima raccolta di novelle "Acqua alla gola", cui seguirono "Soste del capogiro", "Fantocci del carosello immobile", il romanzo "Io, povero negro" e il volume di racconti "Domenica al mare". Dopo un giovanile interessamento al Realismo magico, si lasciò sedurre dal Naturalismo ma si interessò anche di «Arti nuove» (fotografia artistica, jazz, cinema e coreografia). Scrisse anche per il teatro, per il quale era predisposto geneticamente; infatti, il fratello della madre Vittorio Podrecca era il celeberrimo fondatore del teatro di marionette «Teatro dei Piccoli» mentre la sorella Vera fu la prima interprete dei "Sei personaggi in cerca di autore" di Luigi Pirandello, che nel 1926 rappresentò la coraggiosa commedia di Vergani "Cammino sulle acque", ripresentata negli anni 50 dal Piccolo Teatro di Milano. Orio Vergani ha goduto dell'amore del pubblico e del riconoscimento della critica: nel 1939 la raccolta di elzeviri "Basso profondo" si guadagnò il premio Viareggio; nel 1942 il romanzo "Recita in collegio" ricevette il premio dell'Accademia d'Italia mentre nel 1957 il romanzo "Udienza a porte chiuse" ebbe il premio Marzotto. I grandi personaggi dello spettacolo, dello sport e della letteratura rivivono in "Misure del tempo. Diario" e "Alfabeto del XX secolo. Protagonisti, eventi, luoghi, storie del Novecento nell'enciclopedia di un grande giornalista", pubblicati postumi.
Orio Vergani ha fondato nell'omonimo ristorante il premio Bagutta, primo premio letterario italiano per anzianità: in occasione del pagamento di un pegno, nel novembre del 1926 Vergani lanciò la proposta di devolvere il denaro raccolto all'autore del libro che il gruppetto di amici giudicava migliore; in questo modo - con una iniziativa analoga a quella del premio Goncourt e del ristorante Drouant di Parigi - si diede vita al Premio Bagutta (in una occasione così scriveva: «Ci siamo tutti, nell'ultima saletta, l'unica silenziosa. Fra pochi giorni saranno trent'anni da quando abbiamo "scoperto" la nostra trattoria... Montale è insolitamente allegro. Il vino gli scioglie la lingua e contemporaneamente gliela ingarbuglia.»).
Insieme a un qualificato gruppo di esponenti della cultura, dell'industria e del giornalismo, nel 1953 - al grido di dolore «La cucina italiana muore!» - fondò l'"Accademia italiana della cucina" (inserita tra le istituzioni culturali della Repubblica Italiana). Convinto della necessità di salvare i valori tradizionali, il costume gastronomico e la civiltà dell'alimentazione italiana (che aveva conosciuto, durante il suo mestiere di inviato speciale, nelle diverse realtà italiane), scriveva: «Se il lavoro mi porta a dover saltare il pranzo, lo salto. Ma quando mi metto a tavola, aperto e disponibile alla gioia ristoratrice della mensa, niente "falsi" e men che meno "patacche"!». Con l'Accademia, creò sia un organismo di studio e di ricerca, sia uno strumento pratico per salvaguardare le tradizioni e i riti dell'arte gastronomia italiana.
Il figlio Guido Vergani (nato a Milano nel 1935) ha seguito le orme paterne: è stato inviato speciale della Repubblica e collabora con la Stampa e con Panorama. In "alleanza" postuma col padre Orio, Guido ha scritto "Caro Coppi" (1995). Per Orio Vergani Coppi era «aquila, rondine, alcione», e alla morte del ciclista - idolo sportivo e simbolo di un'epoca - sulla Gazzetta dello Sport del 2 gennaio 1960 scrisse: «Il grande airone ha chiuso le ali» (il suo ultimo saluto al grande Fausto è stato inciso su una lapide del mausoleo di Fausto e Serse Coppi a Castellania). Vergani sarebbe morto qualche mese dopo il suo "Campione"!

Di Silvia Iannello


Torna alla pagina delle news