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"Redenta Tiria" di Salvatore Niffoi, dal Premio Campiello passa al teatro

Pubblicato il 12-04-2010


A Milano al teatro Libero fino al 27 aprile
Recensione di Paola Federici

Corrado d'Elia attore protagonista, nonchè regista della pièce, ha tradotto sul palco in modo suggestivo il libro di Niffoi, che lo ha reso celebre a livello internazionale. La coreografia scarna, tipica del Libero, accompagnata dalle musiche sarde e dalla voce di Marisa Sannia, rendono lo spettacolo unico nel suo genere. Grande rispetto per lo stile dello scrittore, la scelta dei vocaboli talvolta tratti dal dialetto sardo e talvolta "creati" per l'uso, dopo lunga ricerca, danno spessore alle immagini rappresentate, cosi come le definivano nel racconto scritto.

Come nasce lo spettacolo

Il regista , dopo aver incontrato Salvatore Niffoi, si innamora del suo scrivere, della sua poetica, della forza radicata nei suoi componimenti e adotta il suo raccontare di una terra e della sua gente, le storie, le passioni di una Sardegna profondamente magica, cruda e autentica come i suoi contrasti, i suoi limiti e le sue sconfinate possibilità, le profondità turchine del mare, le aspre colline arse dal sole e dal vento impietoso.
Un'isola densa di storia, tradizioni e credenze, dove tutto è tanto terreno quanto mistico; una terra i cui i profumi si fondono pungenti e deliziosi allo stesso tempo, alla vita, alla morte, al destino.

La trama

Ad Abacrasta di vecchiaia non muore mai nessuno. Tutti gli uomini, arrivati a una certa età, si impiccano con una cinghia. Le donne usano la fune. Al bambino che chiede il perché la nonna risponde che quando la Voce chiama tu non puo i fare altro che ubbidire. Un giorno, però, in paese è arrivata, non si sa da dove, una donna cieca, con i capelli lucidi come ali di corvo e i piedi scalzi. Ha detto di chiamarsi Redenta Tiria, e di essere figlia del sole. Da allora, ad Abacrasta, la gente ha smesso di impiccarsi. Per ognuno "quando il proprio tempo è arrivato", accade qualcosa che cambia la propria esistenza. In meglio? In peggio? non importa. Ciò che conta è la via d'uscita da una situazione che sembra statica, ma solo quando non se ne vede oggettivamente la soluzione. Una trama antica ma molto attuale, come l'attualità del vivere.


Il regista Corrado D'Elia


Salvatore Niffoi
È stato insegnante di scuola media fino al 2006. Vive a Orani, piccolo centro della Barbagia in provincia di Nuoro. Si è laureato in lettere a Roma nel 1976 con una tesi sulla poesia dialettale sarda (i relatori erano Carlo Salinari e Tullio de Mauro).
Scrive il suo primo romanzo, Collodoro, nel 1997, edito dalla casa editrice nuorese Solinas. Nel 1999 inizia il sodalizio con la casa editrice Il Maestrale, con la quale ha pubblicato i successivi romanzi: Il viaggio degli inganni (1999), Il postino di Piracherfa (2000), che nel 2004 è stato tradotto in Francia, Cristolu (2001), La sesta ora (2003).
Con i romanzi La leggenda di Redenta Tiria e La vedova scalza l'editore è diventato la casa editrice Adelphi di Milano; è proprio con La vedova scalza che ha vinto il Premio Campiello 2006.

La sua prosa si caratterizza per la commistione di italiano e sardo, sia dal punto di vista lessicale sia sintattico. L'uso del sardo è una scelta voluta e necessaria. Come lui stesso afferma, non si tratta di tenere lontani i lettori che non conoscono il suo idioma, bensì di dare alle cose il nome che hanno, poter esprimere il senso della narrazione senza incorrere nel tradimento della traduzione, in un approccio alla letteratura volto a conservare i dubbi, piuttosto che esplicitare le certezze.

Repliche fino al 27 aprile 2010. Per informazioni e prenotazioni
Per informazioni e prenotazioni tel. 02-8323126,
e-mail: biglietteria@teatrolibero.it


Di Paola Federici


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