Recensioni Antonio Renna
Ho avuto occasione di intervistare Antonio Renna, autore del romano L’Anima tra le Aquile.
Antonio presenterrà il suo libro (qui il primo capitolo in PDF) il prossimo 28 maggio a Roma, presso la libreria Il Filo in via Basento 52/e alle ore 17. Se siete intenzionati a partecipar ealla presentazione, con questa intervista avrete modo di sapere qualcosa di più sullo scrittore che incontrerete.
La scrittura è una passione che coltivi da tempo, oppure questa è la prima volta che scrivi?
Più che la scrittura la “creazione di mondi e personaggi” è una passione che coltivo da tempo, fin da quando ero bambino. Questa è la prima volta che scrivo un romanzo ed è stata un’esperienza formativa straordinaria: penso che dedicherò la mia vita alla scrittura.
Come ti è venuta l’idea di scrivere L’anima tra le aquile?
Inizialmente – circa cinque anni fa – ebbi il desiderio di scrivere un romanzo fantasy, di dare un contributo al genere. Per fortuna l’idea mi passò in fretta (sorride). Dico questo perché quel primo racconto, che fu la traccia generica de “L’anima tra le aquile”, non era un granché.
Quali sono state le tue ispirazioni per i personaggi, l’ambientazione, la trama?
Per i personaggi mi sono ispirato al mondo della cavalleria e della nobiltà medievali, nello specifico all’Ordine dei Cavalieri Templari. Ambientazione e trama meritano un discorso a parte. Gli eventi narrati si svolgono in un Medioevo lievemente riveduto, in un mondo più piccolo del nostro dove gli uomini hanno conquistato da un pezzo la pacificazione sociale e stabilito un’alleanza tra i popoli per mantenerla. Questo ha permesso loro di sviluppare la spiritualità e le scienze in maniera simbiotica, traendone grande vantaggio. Circa la trama credo, anzi, “spero” (sorride), di non aver copiato nessun’altra storia, ma so che è quasi impossibile: inconsciamente siamo sempre influenzati da ciò che ci piace, il punto è riuscire a riformulare il tutto in maniera originale.
Si vede che hai fatto un grande sforzo per costruire un mondo originale. Che lavoro c’è dietro? Hai effettuato delle ricerche? Se sì, di che tipo?
Per dare verosimiglianza al narrato ho studiato un po’ di storia medievale, armi, arti marziali, miti, leggende, meditazione e, non per ultima, la lingua italiana. Dovrò studiare ancora molto (sono appena agli inizi) per portare avanti la saga: quello che ho fatto finora è solo un assaggio di ciò che ho in mente.
Che ispirazioni hai seguito per costruire i personaggi? Che metodo hai usato per assicurarti che fossero tutti credibili e interessanti?
Oltre alle fonti di ispirazione già citate, ho cercato di immaginare come degli individui si sarebbero comportati nella realtà; in alcuni casi ho preso spunto da persone che ho conosciuto o di cui ho letto qualcosa.
C’è qualche personaggio a cui ti senti legato?
Me lo chiedi?! Helcolai, naturalmente! In realtà un po’ a tutti: ognuno di loro porta con sé qualcosa che mi appartiene (Dramante, Ulien e Eniari).
Ci sono degli scrittori con cui senti di essere in debito, che sono stati di ispirazione diretta o indiretta per il tuo libro?
Il primo che mi viene in mente è Alexandre Dumas ma in realtà ce ne saranno molti altri (sempre per quel discorso dell’inconscio).
Che metodo di lavoro hai seguito per scrivere il libro?
Inizialmente ho scritto i primi capitoli della storia. Questi sono stati letti da alcune persone che li hanno trovati convincenti; decisi dunque di proseguire.
Prima di iniziare la stesura del testo hai scritto una scaletta degli eventi? Sapevi già come sarebbe finito il libro quando lo hai iniziato? Oppure la storia si è sviluppata man mano che scrivevi?
Avevo due punti fermi: come doveva iniziare questo primo capitolo e come doveva finire la saga. Durante i mesi di scrittura appuntavo delle idee e me ne venivano in mente altre man mano che sviluppavo la storia. Adesso ho un’agenda piena zeppa di eventi e colpi di scena che tratterò nei libri successivi.
Quante riscritture ci sono volute prima di arrivare alla stesura finale?
Tante, non ricordo.
Ti sei trovato a dover riscrivere completamente un pezzo di libro? O a eliminare completamente degli episodi? Il testo finale è simile o diverso a quello che avevi in mente quando hai cominciato a scrivere?
Ho esteso molti capitoli (anche all’ultimo momento) e l’idea complessiva del primo romanzo; non ho eliminato nulla.
Quanto tempo ci hai messo a scrivere il libro?
Circa dieci o dodici mesi, le correzioni prendono molto tempo. Una delle tante difficoltà fu un disturbo del sonno che rovinò cinque anni della mia vita. Adesso però sono guarito.
C’è qualche aneddoto legato alla scrittura di L’Anima tra le aquile che vorresti raccontare?
Ti racconto quello che più mi ha colpito. Nel Quadrato Pentamero, dopo aver disposto le parole, è “magicamente” (o forse dovrei dire “divinamente”) spuntata l’espressione “ONORO JOVRD”. Queste due parole sono disposte a croce, centralmente.
Come hai fatto a farti pubblicare? E’ stato difficile trovare una casa editrice? Hai spedito molte copie del tuo testo in giro?
Pubblicare è stato un calvario: ho spedito molte copie, diversi editori non risposero nemmeno. A volte non vedo nessuna logica nella scelta dei testi da parte di questi ultimi.
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi capitoli della saga?
Ancora più emozioni: la storia è appena iniziata.
Oltre a proseguire la saga, intendi scrivere altre storie ambientate nello stesso mondo? Oppure con altre ambientazioni?
Finita questa saga vorrei dedicarmi ai racconti del terrore.
Vorresti cimentarti con altre forme narrative (animazione, film, fumetti…)?
Certo che sì. Per l’animazione la vedo dura: servono molte persone per fare qualcosa di professionale e di esteso (il mio book trailer l’ho realizzato completamente da solo ma non arriva al minuto di durata). Guardo il mondo del cinema con rinnovato interesse: non mi dispiacerebbe contribuire ad una trasposizione del mio romanzo, magari con Zack Snyder come regista (potrebbe ripetere il miracolo di “300”).
Hai qualche consiglio per gli aspiranti scrittori?
Per scrivere qualcosa di valido bisogna studiare, per maturare nella scrittura servono libri e molto tempo; per me è un tirocinio perpetuo, non c’è un punto d’arrivo.
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