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Recensioni Alessandro Golinelli

Alessandro Golinelli

Come ombre

le prime pagine
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Milano


Walter strizzò gli occhi per mettere a fuoco: la luce del museo, intensa e gialla, raddoppiava le linee geometriche rosse, verdi e celesti del disegno. Era ammirato, per la quarta volta dopo solo cinque sale, e pensò di esserlo stato troppo spesso e provò a ricredersi. "In fondo cosa han fatto? Lo avrei impostato anch'io così. La collina s'arrotonda e si doveva seguire la curva. Però è bello... Sono bravi, con tutte le schifezze che ho visto prima, poi." Guardò la targhetta accanto. "Finlandesi, bene. Hanno usato anche tanto legno, giusto, sono i loro materiali. E poi è semplice." Provò una sensazione piacevole. "Però figurati chi l'ha capita la cosa della collina." Lesse ancora la targhetta. "Infatti, piace perché hanno usato il legno, che è la cosa più ovvia invece." Sorrise compiaciuto. Guardò ancora. "Oh... Non avevo mica capito." S'imbarazzò. "I tre colori segnano le strutture autoreggenti, sono le linee di forza. Be', bravi davvero." Annuì due volte. "Anche questo vorrei sapere chi lo legge. Però è una bella idea, si potrebbe utilizzare anche in urbanistica..." Subito s'immaginò una pianta di Milano, in cui suddivise nei tre colori le costruzioni commerciali, storiche e abitative. "Potrebbe essere un'idea, no? Che strano che nessuno ci abbia pensato. Potrei presentare il mio progetto di Greco così... Si stupirebbero e magari..." Si vide in una conferenza stampa. Poi dietro le spalle di uno spettatore che ammirava il suo progetto nel museo. S'imbarazzò. "Vabbè, vabbè, vabbè, lasciamo perdere... La mia è un'idea banalissima." Si rivide in conferenza stampa, l'imbarazzo crebbe e fu costretto a distogliere lo sguardo dal disegno e cercare la moglie.
La riconobbe, in fondo a un salone, in una delle figure chine a spiare da alcuni fori in un muro. Si avvicinò a lei, accucciata, gli sembrò grassa, soprattutto lungo i fianchi e sotto le braccia dove la pelle si piegava in labbra strizzate dal vestito elasticizzato nero.
Si concentrò sui capello biondi lunghi che coprivano la schiena di lei. "Almeno queste trovate spettacolari fanno divertire. Altrimenti Greta si annoiava, non è un granché questa mostra. Vorrà andarsene..." Partì per raggiungerla e farle compagnia ma si ricredette: "È stata lei a voler venire". Riudì la sua voce: "Se la vedo con te e Mauro, magari riesco anche a capirci qualcosa" e si girò di scatto ricordandosi dell'amico. Lo vide davanti a una parete tappezzata di fotografie a colori e si voltò di nuovo verso la moglie, ancora china allo stesso buco. Provò a concentrasi su un progetto ma inutilmente e proseguì e notò, in una sala secondaria, una scultura geometrica variopinta. "E chi l'ha fatto questo orrore?" Entrò, e scoprì ai quattro angoli della sala altrettante sculture. Si avvicinò alla prima e lesse la targhetta.
"Non sono male, no?" disse Greta entrando.
"Hai già finito ciccia di guardare nel buco? Cosa c'era?"
"Dei vecchi bagni... Chi le ha fatte?"
"Mah... Italiani, ma questo non l'ho mai sentito..." Si spostò a leggere la targhetta sulla seconda scultura. "Neanche questo... Ma è tutta roba già vista. A te Greta piacciono perché sono colorate e più immediate dei disegni tecnici, ma queste cose potevano aver senso negli anni settanta, o ottanta... Fare i trasgressivi mettendo insieme quattro cubi colorati oggi... È robaccia."
Greta non disse nulla. Walter raggiunse la terza scultura, lesse il nome sulla targhetta e s'infuriò: "Guarda questo stronzo di Farina". Rivide un corridoio dell'università, il compagno di corso alto, capelli ricci, basette lunghe, giacca di pelle, snello, naso aquilino, occhiali da sole piccoli. "Ma che c'è da stupirsi, figlio di professori universitari, buona borghesia milanese, conoscenze, figuriamoci se non arrivava. Se non lo portavano in trionfo. È inutile che ci provi io..."
"Belle porcherie, vero? Se questa è architettura al servizio dell'uomo e della fantasia..." l'interruppe Mauro affiancandolo.
"Siamo nati proletari e lo rimarremo per sempre. Finché i criteri di scelta saranno affidati agli stessi quattro stronzi incartapecoriti. È solo una questione di potere... Salteri è uno dei migliori architetti che conosca e non gli hanno mai esposto nemmeno una foto."
"Non t'incazzare, ci sono anche cose interessanti, dai" Mauro seguì Walter. Lui raggiunse Greta che gli sorrise e Walter dovette ricambiare. Mauro continuò: "Si è anche tornati a una progettazione più astratta finalmente. Hai visto il padiglione belga? Veramente eccezionale. E sono tutti giovanissimi, hanno dieci anni meno di noi, beati loro".


© 1999, il Saggiatore

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