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Recensione Rossana Campo

Rossana Campo

L'attore americano

le prime pagine
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Gli americani sono gli unici uomini al mondo da sposare
Ernest Hemingway

Questa giornata d'ottobre è iniziata con un'aura di aggressività e sfiga che aleggia tutt'intorno, a cominciare dal cielo parigino grigio piombo, dalla pioggia sottile e continua, una rottura di coglioni che dura da più di una settimana e non ha nessuna intenzione di finirla lì. D'accordo che la vita è una continua mutazione ma ci sono di queste giornate che iniziano col cattivo umore e magari sembra che possono andare a finire anche peggio.
Poi c'è la storia che sarebbe anche il giorno di compleanno della sottoscritta e forse dovrei fare un tentativo per organizzare qualcosa, una cena, quattro amici raccattati in giro. Ma per la madonna, al momento sono le cinque pomeridiane e a questo punto io mi sparo una birra, la prima birra della giornata, la più tenera, la più innocente, poi apro i rubinetti della vasca da bagno e mi ci pianto dentro. I miei servizi quotidiani per guadagnarmi il pane me li sono smazzati e con una bottiglia di birra in una mano, sigaretta nell'altra, radio Nova mandata al massimo cerco di tenere su l'energia vitale, fanculo i compleanni e la situazione atmosferica. La musica devo dire che mi piace metterla su bella forte, volta ad esprimersi al massimo della sua potenza. Ma proprio bella forte, voglio dire, da far tremare anche un po' i vetri.
Le meditazioni a mollo nella vasca dicono che a volte nella vita anche se non succede un cazzo ti senti bene, ti senti come scivolare tranquilla dentro le giornate e tutto fila liscio, altri giorni è il contrario e la vita assomiglia piuttosto a una trappola orribile. Quello che dico io è che non bisogna dare troppa importanza a queste sensazioni se non si vuole finire completamente scoppiati.
Così è meglio spararsi il programma di musica algerina e smuovere per una mezz'ora buona la schiuma coi piedi e con le mani, tirare giù la Heineken e via. L'ideale poi è spalmarsi una quantità di crema idratante sulla faccia, sulla panza, le gambe e tutto il resto, pitturarsi gli occhi con un po' di matita nera, un paio di etti di fondotinta sulla faccia e sentirsi pronte e profumate per indossare la tenuta standard: jeans sfondato sulle ginocchia, maglione alla camionneur con lampo sul collo, stivaletti e giaccone di cuoio pesante. Personalmente ho un debole per le tenute spigliate, adoro le persone che se ne vanno in giro come se dovessero tenersi pronte per arrampicarsi su un albero o rotolarsi per terra.

Quando mi ritrovo sul pianerottolo noto che a giudicare dal rumore il vicino di casa indiano ha iniziato un corpo a corpo coi muri di casa, forse vuole tirarne giù un paio con le sue mani.

Scarpino a piedi verso Nation e poi continuo per Belleville, la pioggia continua anche lei. In giornate come queste l'unica è fiondarsi dentro un cinema, allo scopo compro il Pariscope e entro in un baretto arabo. Visto che sono digiuna mi faccio un panino con merguez e un'altra birretta, quello che ci vuole per restare giovani e snelle. Ci sono un paio di nuovi film francesi appena usciti che anche senza vederli posso già dire di che si tratta. A occhio e croce c'è una ragazzina malata terminale che fa uscire di testa un maturo cinquantenne che decide di suicidarsi insieme a lei. Io certi film francesi non li vado a vedere nemmeno sotto tortura, mica scherzo.
Poi c'è Underground, Smoke e Cyclo che però me li sono già fatti tutti. L'occhio fa un altro giro di perlustrazione per le pagine e quindi atterra su un titlo che suona: Nous n'avons pas baisé toute la nuit. No, voglio dire: Non abbiamo scopato per tutta la notte. La regista è una certa Sylvie Limonchik, mai sentita. Quello che rende interessante il tutto però è che il protagonista risponde al nome di un attore che mi piace un bel po'. Quando dico un bel po' intendo dire che il solo pensiero mi fa sbavare. Sto parlando del grande Steve Rothman. Grande per la sottoscritta almeno.
Lo Steve Rothman io me lo sto marcando stretto da un paio d'anni, da quando sono usciti Dangerous Man e Bloody Brothers, due film sanguinolenti, di quelli che te ne esci dal cinema con gli schizzi di sangue addosso. Ma la presenza energetica dello Steve illumina di luce celeste anche la cagata più nera. Finisco di imbottirmi di birra e panino, tiro fuori i soldi e schizzo verso il metrò.

© 1997, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

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