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Recensione Paola Federici

Paola Federici

Come comunicare con gli adolescenti

Di Paola Federici.

La solitudine delle chat, la ricerca di una autonomia che stenta a decollare . Una mostra del Comune per conoscerli, ma dagli esperti molti i campanelli d'allarme Di Paola Federici Come un rituale che ha inserito il pilota automatico il telegiornale della sera ci informa dell'ennesimo orrendo delitto compiuto da un adolescente, salvo annotare, quasi a volerci preservare dall'angoscia, che si tratta sempre di figli di "famiglie per bene". Il tam tam della giungla continua imperterrito nella suo eco preoccupante, con la sola differenza che nella giungla vera, quella tribale dei riti necessari dove ogni azione ha un senso e un implicito significato, l'adolescente ? qualcuno, ? riconosciuto in una sua ben precisa collocazione e identit?. E' soprattutto stimato e aiutato a diventare l'adulto che sar?. Intanto i nostri telegiornali riportano i commenti dei vicini di casa del "giovane mostro" che all'unisono ripetono "eppure erano bravi ragazzi.. .non me lo sarei mai aspettato...era una famiglia cos? per bene". In realt? molti adulti della nostra societ? occidentale civilizzata post industriale non si aspettano pi? nulla. E' l'opinione di Paolo Crepet che ha appena pubblicato un libretto tanto stringato quanto denso di provocazioni che stimolano a riflettere su di noi, sul nostro modo di essere societ?, su come siano diventate le attuali famiglie, su quale scuola siamo arrivati a produrre. "Non siamo capaci di ascoltarli" ? il titolo significativo (Einaudi Editore, pagg.130, Lire 15.000) del libro, un invito a vivere non passivamente questa attuale crisi silenziosa, permeata di noia, di solitudine e di autismo tecnologico, a cercare di rallentare il nostro tempo per andarvi a scavare le risorse e la creativit?. Lo psichiatra sociologo non va per il sottile, affronta i temi dell'educazione, della famiglia e della scuola, da sempre i tre cardini della civilt?, come testimone che da anni incontra, nei suoi viaggi per l'Italia, insegnanti, genitori e studenti. Ora racconta ci? che ha visto con occhi il pi? possibile imparziali. Il coraggio di criticarsi viene prima, nel suo libro, dell'accusa a questi fantomatici mostri, prodotto, che lo si voglia o meno, della societ? che stiamo vivendo. FAMIGLIE PER BENE, SOLITUDINE E VUOTO EMOTIVO Dai film americani alle situazioni di casa nostra Chi sono le famiglie per bene all'interno delle quali gli adolescenti di oggi covano risentimenti e aggressivit? spesso insospettate? Sono poi davvero cos? difficili da sospettare queste emozioni che d'improvviso esplodono oppure si sviluppano in modo progressivo, tra mille tentativi e richieste di attenzione da parte di ragazzi soli? "Poco pi? di quarant'anni fa - scrive il sociologo - il film "Giovent? bruciata" portava sugli schermi una generazione allo sbando i cui protagonisti vivevano una crisi esistenziale di drammatica solitudine interiore e generazionale. In seguito, molti altri film americani, tra i quali "Kids" e il celebrato Oscar "American Beauty" hanno rappresentato un contributo imbarazzante, crudo, ma necessario sulla condizione dei giovani di oggi. Sono film che gettano sui nostri figli - continua lo psichiatra - ma anche sui genitori, uno sguardo feroce e impietoso. La reazione dei benpensanti alle due opere ? stata furibonda, pi? realisticamente altri hanno ritenuto i film dei campanelli d'allarme per le famiglie, un avvertimento sui pericoli che bambini e adolescenti corrono quando vengono trascurati". Un quartiere di New York non ? poi diverso da un sobborgo di Bari o di Milano. Gli agglomerati urbani ormai si assomigliano e "la madre patetica del film che allatta il suo neonato immersa nella visione di una telenovela o l'altra assorbita nevroticamente dalla carriera - scrive Crepet - con padri senza identit? non ritraggono casi di marginalit?, ma i quartieri di casa nostra, le nostre vite domestiche, la nostra quotidianit? che ?, in qualche modo, di ognuno di noi". "L'indifferenza di quei film la si ritrova nelle case in cui le emozioni sono evaporate, i genitori latitanti, capaci di odiarsi ma non di lasciarsi - prosegue l'autore - in una scuola ininfluente e del tutto inadeguata". Intanto trionfano le solitudini amplificate delle chat line, segnale esasperato del bisogno di comunicare. Da recenti indagini italiane ? emerso come gli affezionati alle chat siano proprio gli anziani e i giovanissimi, gli adolescenti, le due fasce di et? pi? facilmente abbandonate a se stesse. - Cosa cercano nelle chat gli adolescenti? - chiediamo a Crepet. "Le famiglie sono oggi diventate dei piccoli fortini - risponde lo studioso - in cui ogni famiglia vive asserragliata nel sospetto. Pensiamo alle tante villette unifamiliari o a schiera delle nostre periferie residenziali. Luoghi che avrebbero dovuto contenere un concentrato di benessere e di privilegio sociale che sono invece diventati luoghi difesi da recinti, sorvegliati giorno e notte da telecamere a circuito chiuso con cani feroci a presidiare giardini ben curati." - Come diventeranno adulti i bambini e i ragazzi cresciuti in tale isolamento angosciante? " Internet e le chat sono prevalentemente valvole di sfogo che aiutano i ragazzi a tentare di conoscere quel diverso che oggi, senza pi? i cortili, i giochi tra coetanei, il giovane ha difficolt? a riconoscere , ma aiuta anche a liberare la propria creativit?, anche se in modo virtuale, in luogo del gioco spontaneo e dello scambio relazionale con gli altri, che vengono sempre pi? a mancare." Non dimentichiamo che per crescere bene, occorre sapersi riconoscere nella propria dimensione globale, comprendendo in s? il buono e il meno buono, in una sorta di tolleranza che consenta di accettare l'altro perch? si ? in grado di accettare se stessi. REGALI INVECE DI AFFETTO, OGGETTI INVECE DI PRESENZA Genitori presenti attraverso oggetti e regali. Dallo stereo al motorino, all'automobile, alla vacanza dispendiosa. Lo stile educativo di molti genitori ? un tentativo di annullare i propri sensi di colpa nei riguardi dei figli. Le attuali famiglie ridotte ai minimi termini non riescono pi? a offrire le confortanti presenze di qualche decennio or sono. Non resta che mercanteggiare benessere e consumismo per riempire vuoti che si ingigantiscono sempre pi?. Sembra duro dirlo cos?, ma Crepet non ha mezzi termini. Anche il pediatra Roberto Albani, autore di "Come parlare ai nostri figli" (Ed. Sfera, pagg. 178) nel denunciare tali situazioni purtroppo numerose, fornisce anche soluzioni possibili, che hanno tutte in comune una presenza attenta da parte dei genitori. SOLUZIONI POSSIBILI, METTERE DA PARTE LE PROPRIE ASPETTATIVE Accettare i figli per quello che sono, non per ci? che fanno Facilitare l'autostima nei bambini e negli adolescenti ? un primo passo fondamentale secondo Albani. Sfatiamo il mito del primo della classe, del campioncino della squadra di basket, del ragazzo che non crea mai problemi La perfezione non ? di questo mondo e non fa parte dell'essere umano. Imparare ad accettare un figlio per quello che ? significa mettersi a sua disposizione con l'umilt? necessaria ad ascoltarlo quando ne ha bisogno, tentare, per quanto difficile, di capire le sue reazioni e le sue emozioni, +leggere dietro un insuccesso quale problema si celi. "Un genitore deve avere il coraggio - spiega il pediatra - di mettere da parte le proprie aspettative, di non collegare un insuccesso del figlio alla propria immagine. Rispettiamo i suoi tempi di maturazione, un ragazzo non ? una macchina. Quanti sono i genitori che riescono a lasciare effettiva libert? di decisione a un adolescente, limitandosi a suggerire senza premere per incanalare le sue scelte? Non sono molti. L'educazione dei figli deve cominciare dall 'educazione dei genitori". L'ASCOLTO ATTIVO, LA COMUNICAZIONE POSITIVA Comunicare con messaggi io, evitare i messaggi tu, oscuri e controproducenti I ragazzi si accorgono quando un genitore li ascolta in modo distratto perch? assorbito dai propri problemi e pensa di non essere abbastanza importante da suscitare interesse. Cos? la possibilit? di vero dialogo sfuma. "Non vergognarsi di confidare i propri timori e le proprie difficolt? ad un figlio adolescente - spiega Albani - ? una prova di credibilit? da parte di un genitore e di solito premia. Fa apparire autentici ai loro occhi, meno chiusi nel nostro ruolo genitoriale. Per fare questo occorre parlare soprattutto di noi stessi, delle nostre emozioni e dell'effetto che il comportamento, talvolta spiacevole del ragazzo, fa su di noi. Il risultato ? immediato, conquistiamo autorevolezza e un rapporto pi? intimo e affettuoso". I messaggi tu sono oscuri e controproducenti, scatenano ira e rabbia in chi si sente giudicato dall'esterno e in realt? non capito- scrive Albani nel suo libro, che prende l'avvio dalle teorie di Carl R. Rogers e di Erik Erkson focalizzate essenzialmente sui bisogni dell'altro. Queste teorie, che hanno dato origine a una specifica scuola terapeutica "centrata sulla persona" tendono a favorire l'autorealizzazione, basandosi sul fatto che ognuno ha in s? la forza necessaria a conseguirla. La fiducia nell'altro ? un punto di partenza fondamentale, anche se l'altro ? un bambino o un adolescente. LA SINDROME DA ETERNO ADOLESCENTE, QUANDO MANCA UNA REALE AUTONOMIA Sono i genitori a temere di perdere il proprio ruolo A 35 anni abita ancora in casa coi genitori. Lavoricchia, non ha terminato l'Universit? e non la finir? mai. Ha la ragazza ma ben lungi l'idea di cercare un appartamento autonomo. Le sere si trascina da un pub a una discoteca, da una pizzeria a una casa di amici, talvolta fino all'alba. Trova la cena pronta e gli abiti lavati e stirati. C'? mamma che pensa alle cose pratiche. Lo stipendio non ? alto, ma per le spese dell'auto e per i propri divertimenti basta e avanza. Oltre sette ragazzi su dieci decidono nel nostro Paese di continuare a stare in casa coi genitori oltre i 30 anni. Pi? della met? dei single preferisce abitare nello stesso condominio della famiglia d'origine. Gli stranieri restano sbigottiti di fronte a questi dati, che rappresentano la realt? italiana, anomala rispetto a quella europea e americana. Lo sconcerto nasce dal fatto che non soltanto i figli dall'adolescenza protratta cercano questo stato di cose, comodo e privo di responsabilit?. Anche le madri sembrano felici di continuare a fare le madri in casa propria trasformata in un hotel meubl?, accogliendo il o la partner di turno che si ferma a dormire in camera del figlio o della figlia senza batter ciglio. La spiegazione ? semplice, ? un piccolo potere che rimane ancora ai genitori ai quali, tutto sommato, non dispiace che il loro ruolo sia cos? fondamentale. "I figli consentono a mamma e pap? di continuare a occuparsi di loro" conclude Paolo Crepet. Autonomia e responsabilit? andrebbero conquistate a piccole dosi, l'Inghilterra ha inventato il college per creare un primo distacco tra figli e genitori. Da noi le famiglie dovrebbero per lo meno cercare che i figli adolescenti si iscrivano a una sede universitaria in una citt? diversa da quella della famiglia". "Un bambino non ? mai troppo piccolo - dice Albani - per cominciare il lavoro di distacco che condurr? a una graduale autonomia. Fornire ad esempio consigli continui sia ai bambini che agli adolescenti ? poco utile, perch? comunica ansia e la scarsa fiducia che un genitore nutre nelle capacit? del figlio di sapersela cavare da s?. Il consiglio va centellinato e dato se richiesto, come cosa preziosa di cui fare tesoro". BOX CENTO ANNI DI ADOLESCENZA, INVITO PER UN AUTORITRATTO Una mostra evento del comune di Milano, una galleria di volti e storie Dal 22 giugno al 1 luglio il Museo della Scienze e della tecnologia milanese ospita la mostra, percorso che continuer? in ottobre 2001 e terminer? nel giugno 2002 dal titolo "Chi ? l'adolescente del nuovo millennio". Nata dalla collaborazione tra il Comune di Milano - progetto Tossicodipendenze - Oficina che cura il progetto e le cattedre di Pedagogia dell'Adolescenza e di Filosofia dell'educazione dell'Universit? degli Studi di Milano Bicocca, l'iniziativa rientra in un percorso pi? ampio di prevenzione "Libert? non dipendenza". Sono stati coinvolti anche insegnanti di scuole superiori con incontri formativi avvenuti nel corso di questo anno scolastico. Gli adolescenti sono invitati a visitare la mostra, che percorre tutto il Novecento attraverso volti, voci e immagini degli adolescenti nelle opere d'arte, fotografie, letteratura e poesia. A tutti i visitatori verr? consegnato un block notes con domande inerenti le situazioni e le immagini. Il visitatore sar? invitato a pescare da un "distributore di indizi" e di l? dovr? partire per la sua visita. Gli adolescenti saranno per? i protagonisti, partecipando ai laboratori di creativit?, una fucina dove produrre i propri autoritratti attraverso gli strumenti preferiti: la foto, il disegno, il racconto. Un sito internet ? a loro disposizione per tutte le informazioni. Per saperne di pi? tel. 02/3561280 o visitare il sito http://www.comune.milano.it/adolescenza.

La Dott.ssa Paola Federici Dirige il Centro Psicologico a Binasco (Milano)Tel. 02/9055510

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