Recensioni libri

F. Tullio Altan

F. Tullio Altan biografia

Recensione

Foto

Libri


Autori
A B C D E F G
H I J K L M N
O P Q R S T U
V W X Y Z

Scrittori presenti: 20927

Menu

Recensioni libri
News
Autori del giorno
Top20
Le vostre Recensioni
Newsletters
Percorsi Narrativi
I nostri feed RSS
I premi Nobel per la letteratura
Albo d'oro Premio Strega
Albo d'oro Premio Campiello

 

Recensione F. Tullio Altan

F. Tullio Altan

La Commedia riscritta e illustrata. Intervista a Francesco A

di Antonio Gnoli, tratta da “la Repubblica”, 22 ottobre 2004

È come se larga parte dell´Italia che conta si fosse data appuntamento nell´al di là. In quel mondo impalpabile che Dante aveva con immensa dottrina e maestria ridisegnato e una coppia talentosa che risponde al nome di Altan e di Roberto Piumini ha reinventato. Con gusto, a volte con perfidia, più spesso con amarezza. Ne è venuto fuori un libretto singolare, un pamphlet visivo e poetico, aggressivo e comico. E già si possono immaginare le proteste, non tanto degli esclusi di questa Italia dei potenti, quanto degli inclusi, di coloro che per non seguire "virtude e conoscenza" sono finiti nell´inferno dei dannati.
E che inferno: merda e tormenti. Così la strana coppia se l´è immaginato. Piumini gli ha dato le terzine - quasi un apocrifo dantesco, sospeso tra disperazione e divertimento - e Altan, le cui tavole riassumono una personalissima immagine dell´inferno, gli ha prestato il suo mondo. Ma niente Cipputi, niente lavoratori con l´ombrello infilato in quel posto, niente pensionati che filosofeggiano rassegnati sulle panchine. Ma solo i potenti: gli eroi mediatici dell´Italia di questi anni bui. Giornalisti, avvocati, politici, imprenditori, soubrette, accomunati dal narcisismo, dalla volgarità, dal cinismo e dalla banalità. A guardare questa galleria di impressionanti ritratti viene fatto di pensare che i cattivi hanno vinto e i buoni si sono ritagliati uno spazio troppo esiguo per avere ancora una voce, per essere in qualche modo determinanti. Intendiamoci, Piumini e Altan uno sguardo in paradiso lo hanno buttato. Ma le "anime" che vi svolazzano sono poche.

Eppure un dubbio resta alla fine di questa lettura istruttiva, che taglia l´Italia con l´accetta: non è che riscrivendo la più recente storia del Belpaese abbiate ecceduto con la morale?
La morale non è mai troppa, semmai proverei a distinguerla dal moralismo.

E in che cosa consiste la differenza?
Se ho un punto di vista morale sul mondo, posso capirlo, giudicarlo e provare a cambiarlo. Se faccio del moralismo, giudico qualcosa che non conosco.

Con Piumini vi siete dati un modello di tutto rispetto, che è insieme popolare e complesso, cioè La Divina Commedia. Attualizzarla è stato difficile?
Giudicheranno i lettori. Quello che ci siamo detti è che se l´inferno c´è, anche solo quello letterario, allora qualcuno poteva esserci spedito.

Con qualche rimpianto o pentimento?
Nessun rimpianto. Non credo che Dante si sia mai pentito per quelli che ha mandato nelle bolge dell´inferno.

A proposito di Dante, le è capitato di rileggerlo, magari in funzione di questa impresa?
A me, diversamente da Piumini, Dante è servito più da spunto. A parte la conoscenza acquisita durante il liceo, ho riletto alcune parti e soprattutto ho ascoltato le letture di Vittorio Sermonti. E poi avevo nella testa le immagini di Doré. La mia è stata una modesta sfida.

Con Doré o con Dante?
Con nessuno dei due. Diciamo con me stesso. Dante è stata l´occasione poetica, Doré era una specie di dispositivo visivo messomi a disposizione. È il solo illustratore che riesco a ricordare che abbia lavorato sulla Divina commedia. Certamente ve ne saranno altri. Ma le sue immagini mi affascinano, mi piacciono i suoi chiaroscuri, anche se non riuscirei a ripeterli.

Perché?
Perché dopotutto se fai satira racconti il mondo in bianco e nero.

Tinte più nette.
Indubbiamente, anche più violente. Adeguate al mondo che conosco e che disegno.

Poteva usare il colore?
Potevo, ma il colore, in questo caso, avrebbe appesantito l´immagine. E se la materia è già pesante, diventa difficile accettarla. In fondo, se disegno escrementi preferisco farlo in bianco e nero piuttosto che a colori. Diciamo che è meno...

Volgare?
La volgarità è importante saperla raccontare senza scadere in essa. Il testo di Piumini pesca a piene mani nella volgarità. Ma non è volgare. Il mondo che egli racconta, i suoi protagonisti, sono in larga parte volgari.

Lei come definirebbe la volgarità?
Più che una definizione ho un´idea della volgarità. È uno stile di vita abbastanza riconoscibile. E se devo immaginare che cos´è che la provoca penso all´ignoranza. Sotto sotto la volgarità è un modo di accontentarsi del primo effetto che fanno le cose, non considerarle nella loro profondità.

La volgarità si limita alla superficie?
Diciamo che la predilige. E poi la volgarità è una disposizione a non ascoltare il pensiero degli altri. Essenzialmente la accosterei alla stupidità. A volte si confonde con essa.

Ma questa galleria di italiani, nella quale vediamo sfilare i Berlusconi, i Baget Bozzo, le Vanna Marchi, gli Sgarbi e i Ferrara, e perfino un Massimo D´Alema, che cosa le suggerisce? Che effetto le fa aver dato loro la patente di "cattivi"?
È abbastanza scontato che in questo tipo di classifiche o di scelte ci sia un elemento molto soggettivo. Non si giudica in base a delle leggi scritte per cui uno viene assolto o condannato a seconda del tipo di reato commesso. I cattivi, chiamiamoli così, li ho scelti, sia in base al testo di Piumini che preesisteva e sia per le sensazioni che provavo. È chiaro che il mondo non può essere diviso tra buoni e cattivi. C´è una testa e una coda, e in mezzo molte sfumature. Ma se ti inventi un inferno, qualcuno dovrà finirci.

A dire il vero, sono in tanti i dannati e pochi gli eletti.
Forse abbiamo rispettato la proporzionale del paese.

Più che un proporzionale sembra un maggioritario.
Il paese è spaccato, la frattura sempre più profonda. E questo acuisce la sensazione di cui dicevo.

Secondo lei, come si è giunti a questo?
Non sono un analista e dunque non voglio fornire spiegazioni complicate. Ho solo l´impressione che da qualche anno la politica abbia perso completamente le buone maniere. È scomparso quel minimo di fair play che si conservava almeno in superficie e rendeva tutto più potabile e decente.

Nostalgia della vecchia Italia dei partiti e partitini?
Ma no, purtroppo con la loro sparizione la situazione non mi pare migliorata. Anzi. Se si scatenano i pitt bull allora è finita.

Li vede abbaiare feroci?
C´è gente che passa il tempo ad eccitarli. Il mio compito, dove capita, è quello di raccontare ‘sta roba per immagini.

Si è posto il problema della riconoscibilità?
In che senso?.

In fondo siamo fuori dai suoi protagonisti classici, la Pimpa, Cipputi eccetera. Qui è gente in carne e ossa, protagonisti della vita italiana. Nel bene e nel male.
Non sono un caricaturista. E tra i personaggi che ho rappresentato ho scelto quelli che mi hanno dato più stimoli. Ci sono facce irrappresentabili.

Oltre alle facce, almeno stando a Dante, c´è il problema dei gironi.
Quelli che ho disegnato hanno come modello la televisione: il girone di Porta a Porta, Excalibur, certi spettacoli del dolore che fanno rabbrividire.

Più che dei gironi ha immaginato dei palinsesti.
L´elemento mediatico unisce tutto, è una colla portentosa, è la sola cosa che tiene insieme il paese. E poi questi personaggi che ho disegnato, che Piumini ha raccontato, se non fossero finiti in televisione nessuno li conoscerebbe e soprattutto li riconoscerebbe.

Il paradosso è che lei disegnandoli contribuisce alla loro fama.
Mi rassegno a fare il mio mestiere.

I suoi personaggi fanno spesso pensare a una forma di rassegnazione davanti alla forza del potere.
Ci sono i rassegnati e soddisfatti e quelli che subiscono la rassegnazione, anche sotto forma psicologica, ma non sono per niente contenti di questo stato. Una speranza può venire da costoro.

La rassegnazione di certi suoi personaggi rimanda a certe forme di immobilità. Che non è necessariamente la rassegnazione del vinto.
Verrebbe da pensare a una specie di voce buddista che ti dice: stai calmo, la tempesta passerà. Forse è così: se io non li sento, i potenti finiranno con lo stare zitti.

Come definirebbe il potere?
Ho l´impressione che il potere sia una cosa necessaria per tenere insieme questa banda di disgraziati che sono gli esseri umani. La differenza è se il potere è usato per se stessi o per fare qualcosa per gli altri. Oltre questa distinzione non riesco ad andare avanti.

Il potere è multiplo: c´è quello economico, quello politico, c´è la società. In relazione all´Italia che cosa salverebbe di queste forze?
Trovo difficile salvare una costola e azzannare un braccio o una gamba. I poteri si tengono. Il loro grado di efficacia e credibilità dipende dal modo in cui si mescolano. Oggi si mescolano male e forse meritano il famoso inferno.

Lei che idea si è fatta dell´inferno?
Come destino finale non saprei. In quello che Dante immaginò mi pare che i conti tornassero: le polemiche non avevano più senso.

Questo vostro viaggio si iscrive sotto il segno di una certa furia iconoclasta. Che reazioni si aspetta?
Oddio, se dovessi stare a pensare alle reazioni, mi chiedo che ne sarebbe della satira. La verità è che ciascuno ha il diritto di esprimere la propria opinione su coloro che ritiene buoni e cattivi. Il nostro paesaggio non è limpido, non è trasparente. E, malgrado ciò, so bene che un personaggio è infinitamente più ricco e sfumato di come io posso immaginarlo. Ma quello che io immagino è quello che loro stessi hanno deciso pubblicamente di dare.

F. Tullio Altan I Libri Biografia Recensione Le foto

Ti piace la scrittura creativa, la poesia e parlare di letteratura? Perche' non vieni sul forum di zam per incontrare nuovi amici con la tua passione!

 

 Ora puoi inserire le news di zam.it sul tuo sito.
Pubblica le news

ULTIME NEWS
Danza di ombre: Il commiato di Alice Munro
[15-05-2024]
Dietro le Facce del Male. Victoria Kielland ci porta in un Viaggio nell'emotività di Belle Gunness
[13-05-2024]
"Il Custode" di Ron Rash: un'epica tragedia ambientata negli Appalachi
[28-04-2024]
Le lotte interiori e l'orso di Marian Engel
[24-04-2024]
La primavera silenziosa di Rachel Carson, il primo libro ambientalista che ha cambiato il mondo
[18-04-2024]
Hard Rain Falling: Un Viaggio Dostoevskiano nel Buio dell'America degli anni '40
[15-04-2024]
New York negli Anni '60: Lo Scenario Urbano di Jim entra nel campo di basket di Jim Carroll
[10-04-2024]
La calda estate di Mazi Morris, il romanzo d'esordio hard boiled della scrittrice israeliana Daria Shualy
[09-04-2024]
Leggi le altre News