Si deve ammettere che l?epidemia da covid-19, con la sua tendenza a diffondersi rapidamente e a pi riprese, attraverso tutti i continenti, ha indotto a introdurre drastici cambiamenti nei nostri modi di vivere con gli altri e nello stesso rapporto con noi stessi. E nel contesto di contagio pandemico in cui ci siamo venuti a trovare, abbiamo innanzitutto subto una ferita narcisistica percependo la nostra fragilit umana insieme alla consapevolezza sia che non siamo gli unici esseri viventi sia che non possiamo continuare a considerare il nostro stile di vita come l?unico possibile. L?inedita condizione di pericolo in cui ci siamo trovati ha per l?appunto sottoposto i modi di vita a un drastico ridimensionamento e ad ascoltare e spesso a seguire, volenti o nolenti, quanto proveniva da voci autorevoli, sia da quelle che all?autorit univano il potere sia da quelle la cui autorit proveniva dal sapere (le figure degli esperti: medici, scienziati, virologi, fisici ecc. sia in veste individuale sia in veste di comitati tecnico-scientifici). perci intenzione di questo fascicolo di Atque, il domandarsi quale funzione abbiano nelle nostre vite i vari tipi di autorit e quale sia il gioco ottico dove compaiano quei volti che intanto incarnano questa figura. (?) D?altronde, discutere oggi dell?autorit sommamente difficile, dal momento che questa figura, nelle sue incarnazioni politiche, religiose, istituzionali e sociali, ci si impone nel cuore di una crisi epocale e tale da mettere sottosopra il bagaglio di certezze e abitudini sul quale ci eravamo costituiti (adagiati) negli ultimi decenni. Quel concetto di autorit (di auctoritas) che fino a poco tempo fa ci sembrava in declino o in un processo di inarrestabile decadimento, adesso ci si impone anche al di l di ogni nostra adesione intenzionale. Cos la sua stessa crisi, come ogni altra, pu incorporare ?fermenti non ancora conoscibili? una volta che sia liberata dai ?fermenti cultuali?, con cui per l?appunto la tradizione la identificava. Pu essere insomma un passaggio per qualche verso salutare, almeno dal punto di vista riflessivo o cognitivo. Al punto che ci si pu chiedere come sia possibile alleggerire l?autorit dal peso della storia ? con il relativo complesso di mediazioni, interpretazioni e rapporti di potere. E ci perch le cose e le persone proprio solo perdendo la loro ?saturazione? diventano permeabili, e nella ?porosit? che finiscono col mostrare, divengono effettivamente percepibili ? testimoniando nel contempo la storia degli sguardi che nel corso del tempo le hanno investite. La domanda cruciale da cui occorre partire , in altri termini, come sia possibile pensare l?autorit non tanto in s e per s, quanto nei suoi volti, riconsegnandola alla dialettica sia percettiva sia cognitiva che ogni volta dispiegandola la istituiva. In tal modo, l?autorit non sarebbe immediatamente n nel padre, n nel maestro, n nel medico, n nelle cose che questi dicono. L?autorit sarebbe piuttosto nel volto del padre, nel volto del maestro, nel volto del medico e nel volto delle loro stesse cose. In quei volti che vengono all?espressione all?interno di ci che potremmo chiamare un ?gioco di sguardi?. In un gioco che da solo sarebbe capace di instaurarla, e insieme di intrecciarci ad essa ? in quella adesione e in quella distanza che si danno nella concreta esperienza in cui ogni volta ciascuno di noi si trova. (?) |