Tutti conoscono il nome di Heinrich Schliemann, il mitico scopritore di Troia e poi di Micene, Tirinto e Orcomeno. Al pensiero di Micene i nostri ricordi vanno alla "maschera d'oro di Agamennone", raffigurata nel libro di storia della terza elementare. Il nome di Troia ci riporta invece al liceo, all'Iliade e alll'Odissea, alla questione omerica, dove ci si domandava: ma Omero sar mai esistito? E come era possibile che un cantore della fine dell'VIII secolo (la scrittura fu introdotta intorno al 750 a.C.) potesse descrivere con tanti dettagli una citt messa a ferro e fuoco intorno al 1250 a.C., ovvero 500 anni dopo? Tanti interrogativi Schliemann non se li pose, guidato dalla fede assoluta nella veridicit di Omero e bene armato di zappa e pala (come lui stesso scrive), scav sulla collina di Hissarlik, in Turchia, e trov Troia. Ma Schliemann stato anche lo scopritore della "civilt micenea", restituendo all'umanit ben mille anni di storia dei quali, prima di lui, non si conoscevano ? al di fuori dei racconti omerici ? le testimonianze concrete. Questo valore di Schliemann quale "artefice" o "restitutor" della storia ben delineato nel primo saggio di Sybille Galka, cuore e anima della Societ e del Museo "Heinrich Schliemann" di Ankerhagen, che fu la citt dove egli trascorse la sua prima infanzia. Seguono un saggio del celebre archeologo Amedeo Maiuri, che fu soprintendente di Pompei ed Ercolano (e non solo) e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e uno di Umberto Pappalardo sulla sua intensa attivit di viaggiatore: infatti Schliemann fece scorrerie per il mondo immaginabili per un uomo di quell'epoca, giungendo in America (dove prese la cittadinanza), Africa, India, Cina e Giappone. Venne anche almeno dieci volte a Napoli, non solo perch da qui prendeva la nave per raggiungere la sua casa ad Atene, ma anche perch amava questa citt. Nonostante Napoli non fosse pi la splendida capitale europea del secolo XVIII ma fosse divenuta nell'Ottocento socialmente molto problematica, c'erano tante cose da vedere: Pompei, Ercolano, il Museo Archeologico, il Teatro San Carlo e poi il Vesuvio, Sorrento, Capri e tanto altro ancora! Non quindi un caso che mor proprio a Napoli, a Natale del 1890, prima di imbarcarsi per Atene... voleva ancora rivedere le nuove scoperte di Pompei e le nuove acquisizioni del Museo Archeologico Nazionale. In Italia aveva conosciuto dapprima a Pompei il giovane ispettore Giuseppe Fiorelli, che avrebbe poi rivisto a Napoli come direttore del Museo Nazionale e nuovamente a Roma in qualit di Direttore Generale delle Antichit del nuovo Regno d'Italia. Con Fiorelli ebbe dunque un lungo sodalizio, testimoniato da un frequente scambio epistolare. Carlo Knight spiega perch alcune di queste lettere, proprio alcune fra le pi importanti, non ci sono pervenute. Possedute dal napoletano Domenico Bassi che nel 1927 le pubblic nell'ormai raro libro Il carteggio di Giuseppe Fiorelli. In Italia ne sono custoditi solo due esemplari, uno a Milano e uno a Venezia, qui riprodotto in appendice insieme alle trascrizioni dei diari di viaggio napoletani, i cui originali sono custoditi oggi presso l'American Academy di Atene. |