Luciana Brusa, una "corsara che ha navigato la vita senza farsi navigare da lei", come la definisce Andrea G. Pinketts nella prefazione all'opera, lungi dagli stereotipi di una letteratura sentimentalistico-femminea, conduce il lettore attraverso più di un secolo di storia italiana, tra epidemie, guerre e rivoluzioni dei costumi. Tre generazioni di donne, diverse per sensibilità e formazione personale, affrontano con la medesima forza di carattere la quotidianità più pressante (che sia un matrimonio combinato, i bombardamenti o un divorzio nito nel peggiore dei modi). All'ombra di un mondo pervaso da una mentalità moralistico-utilitaristica, che pone come estremo bene il quieto vivere e l'ignoranza come vero oppio dei popoli, spicca la figura della donna non solo come cardine della famiglia (alias angelo del focolare), ma come vera e propria colonna portante della storia. Conclusa la lettura non si può che concordare con quanto afferma Pinketts: "Scherza coi fanti è poderoso, vigoroso, come il Biancosarti ed Amedeo Nazzari. La storia di tre donne, Giulietta, Anita e Ilaria, è un affresco di femminilità, a volte umiliata, alle prese con l'incapacità congenita dei maschietti di ogni secolo di capire le donne". |