Il ruolo cui sono chiamati i pubblici funzionari e i relativi vincoli che questi hanno di imparzialit e servizio nell'interesse della collettivit, insieme alla tutela dell'efficienza dell'amministrazione, sembrano essere in molti Paesi alla base di discipline che richiedono ai pubblici impiegati peculiari doveri di riserbo. La presenza anche in Europa di tradizioni giuridiche che impongono forme di moderazione ai funzionari pubblici alla base dei principi applicati in materia tanto dalla Corte di giustizia quanto soprattutto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Al contempo, per, i fatti pi recenti avvenuti proprio in alcuni Stati europei rendono nuovamente attuale la questione dei limiti che gli ordinamenti costituzionali liberal-democratici devono porre ai pubblici poteri quando questi restringono l'esercizio della libert di espressione dei propri funzionari. I licenziamenti di massa avvenuti in Turchia dopo il tentato golpe del 2016 o la cessazione anticipata del mandato dei giudici in Ungheria ci ammoniscono sui rischi di ogni forma di limitazione della libert di espressione e in particolare delle limitazioni applicate ai dipendenti pubblici, necessari, pi di tutti, alla costruzione di un'ortodossia politica di Stato e pi di tutti esposti a divenire, nelle democrazie instabili, nuovi vassalli. In riferimento all'ordinamento italiano diviene necessario stabilire se quest'ultimo permetta, preveda o addirittura imponga il rispetto, da parte del pubblico dipendente, di un peculiare dovere di riserbo. Nell'ambito della categoria dei funzionari, intesi estensivamente quali titolari di pubbliche funzioni, uno spazio di riflessione specifico, legato alle peculiarit delle mansioni svolte, non pu non essere riservato all'esercizio della libert di espressione da parte dei magistrati, che talvolta, come ebbe a sottolineare il Presidente della Repubblica Napolitano, si rendono protagonisti di dichiarazioni esorbitanti i criteri di misura, correttezza espositiva e riserbo contribuendo a disorientare i cittadini. |