Mentre si accende il confronto tra sostenitori e abolizionisti dell?autonomia siciliana in vista della riforma costituzionale, a settant?anni dalla nascita dello statuto, appare pi che opportuna una lettura di lungo periodo dei caratteri che hanno orientato la nascita del regime di specialit e che, per quattordici lustri, ne hanno plasmato l?esistenza. La tesi di questo volume che tale riflessione sarebbe stata necessaria gi nell?assemblea dei padri consultori, non fosse altro che per mettere in chiaro le negativit storiche di quell?ideologia sicilianista, supinamente accettata da molti come la ?placenta? pi idonea alla gestazione dell?autonomia. Non si fatta, o forse non stato possibile farla per l?infinita variet dei linguaggi politici dell?epoca. E si preferito costruire, invece, una impalcatura le cui forme istituzionali, pur disegnate per alte finalit dall?entusiasmo di alcuni, non contenevano in se l?antidoto per sconfiggere gli antichi mali. Cos, il ?bambino? che venuto fuori da quella ?placenta?, quasi perfetto nelle forme, aveva gi il sangue infetto. E settant?anni di vita dell?istituto autonomistico, tra luci e ombre, hanno fornito prove palmari, anche se non possono sfuggire le gravi responsabilit delle istituzioni statali e dei partiti nazionali. Certo sarebbe ingeneroso non salvare l?impegno e l?azione dei pochi, politici o funzionari, che hanno operato rifuggendo dagli schemi particolaristici e di privilegio, costume politico dominante in tutti questi anni. Il controverso bilancio che ci si trova costretti a tracciare oggi sembra tuttavia fornire linfa a chi nelle trasformazioni in atto vuole il livellamento tra regioni a statuto speciale e non. Questa non per la direttrice degli studiosi che hanno scritto le pagine di questo libro dalle quali emergono riferimenti per una rilancio dell?autonomia e dei suoi istituti nella prospettiva europea dell?insularit. |