Il sapere, cio l?essere dotto, e l?ignoranza, cio il non sapere di lettera, costituiscono due diverse repubbliche, spezialmente in Europa, e queste di fortuna ben diverse. Cio la prima creduta felice e gloriosa, e l?altra ignobile ed infelice. L?ignorante per lo pi stima, e talvolta anche ammira i dotti; e all?incontro proprio de i dotti il mirar con compassione, e talvolta con disprezzo la condizion degl?ignoranti. N pu gi mettersi in dubbio, che dall?ignoranza scaturiscano molti mali, e dal sapere assaissimi beni. Contuttoci due curiose lezioni accademiche si potrebbono formare, nell?una per mostrare, quanti beni accompagnino l?ignoranza; e nell?altra per accennare, quanti mali provengano dallo stesso sapere. E giacch alcuni dotti deridono la goffaggine di tante persone, potrebbono vicendevolmente anche gl?ignoranti ridere dietro a i dottori, se arrivassero a conoscere, quanta sia la moltitudine delle cose che queste arche di scienza non possono sapere, e quanta l?altra delle cose, che molti scienziati ed eruditi credono di sapere, e pur non sanno. Per chiunque saggio, applicandosi allo studio delle lettere, non solamente mai non insuperbisce, non isprezza chi non sa; ma impara anzi ad umiliarsi, perch viene a chiarir la limitazione del proprio intelletto, e l?insufficienza sua ad iscoprire l?essenza, le cagioni, i moti, e le modificazioni di tante cose, dalle quali per altro certa ed indubitata l?esistenza. |