Il pi discusso degli autori israeliani, Shamir ha scritto un libro sulla Palestina diverso da ogni altro libro uscito finora. Shamir non il solito teorico della politica, ma un uomo che ha vissuto e vive ancora una vita avventurosa: espulso come sovversivo dalle universit sovietiche, paracadutista nell'esercito israeliano, corrispondente di guerra nel Vietnam. Oggi, licenziato dalle testate israeliane per cui lavorava, colpevole di aver sostenuto l'improponibile: una soluzione democratica al conflitto israelo-palestinese, fondata sulla concessione di pari diritti a tutti gli esseri umani che abitano tra il Giordano e il mare, a prescindere dalla loro fede religiosa o origini etniche, contro l'apartheid implicito nell'ingannevole slogan dei "Due stati per due popoli". Nel maggio del 2002, il figlio di Israel Shamir, che per via di madre ha la cittadinanza svedese, ha partecipato all?incursione di un gruppo di pacifisti che sono riusciti a penetrare nella Basilica della Nativit a Betlemme, portando cibo e medicine ai palestinesi assediati. Il giovane stato arrestato e immediatamente deportato da Israele con diffida a rientrarvi per i prossimi dieci anni. Shamir si ribella in maniera feroce, ma ironica e poetica, contro i "mostri gemelli, il sionismo e la globalizzazione". Ma dietro questa sua rivolta ci sono spazi molto pi vasti dei nostri: egli attinge ai racconti degli shtetl ebraici come ai mistici russi, all'ecologia come all'epica cavalleresca, allo spirito di giustizia che ha ispirato il movimento comunista come ai santuari e alle sorgenti della Palestina, alle vicende di Don Chisciotte come alla vita di Muhammad. Shamir supera insieme le barriere razziali, proclamando la cittadinanza comune di tutti gli abitanti della Terra Santa, e le barriere ideologiche, rivolgendo il suo appello a tutte le persone che non vogliono pi aggrovigliarsi in rancori storici, ma intendono sognare un mondo diverso. In molti luoghi del mondo, si esercita l'oppressione. In un solo luogo, per, che proprio la Terra Santa, l'oppressione e la segregazione razziale diventano un valore, esaltato anche nel nostro paese, in manifestazioni pubbliche da uomini politici e giornalisti. Proprio per questo profondo valore simbolico, Shamir sostiene: Dobbiamo avere gli stessi diritti. Ebrei e non ebrei dovrebbero essere protetti dalla legge allo stesso modo, avere lo stesso diritto di voto e, ancora pi importante, lo stesso diritto di bere acqua. Tutto questo sembra molto estremista. Ma gli eventi in Palestina assumono un significato cos importante perch c' un legame magico tra la Terra Santa e il mondo. Se rendiamo questo un mondo di eguaglianza, l'eguaglianza si realizzer in tutto il mondo." ?Io non sono un amico dei palestinesi, io sono palestinese? dichiara Shamir, e lo fa in nome del ritorno dei palestinesi, dal 1948 esiliati ed espropriati delle loro terre e di ogni diritto. Questo reso impossibile dalla folle politica che ha ?importato? centinaia di migliaia di rumeni, tailandesi, cinesi, africani e un milione di russi e ucraini che formano la galassia di ghetti che oggi lo Stato d?Israele. Al contrario, i nativi palestinesi sono stati via via assiepati in steccati-carcere, sempre pi ristretti, dipendenti, vulnerabili. Il perfetto ?modello coloniale? per tutto il Terzo Mondo, ci ricorda Shamir: ville con piscina e roccaforti dei dominatori sui luoghi alti e, in basso, intersecati da autostrade, campi profughi per lavoratori senza diritti e senza nessun controllo sulle proprie vite e sulla propria morte. Tutto questo sotto la vigilanza del terzo esercito pi moderno del mondo. Miguel Martnez |