La parola profetica ed escatologica perduta da secoli: la perdita del linguaggio la perdita dei contenuti, che, attraverso le diverse trascrizioni, si diluiscono, diventano ambigui e infine vengono abbandonati. Eppure il linguaggio della immemorabile religione apocalittica e messianica non mai morto del tutto e le sue varie reviviscenze segnano dei risvegli parziali e contraddittori nella storia. Ci che questa parola dell'inizio e della fine pu esprimere non misurabile solo con i metri culturali di cui dispone l'attuale civilt. Altra la dimensione a cui quella parola si riferisce, e in essa vuole porsi questo libro. una dimensione che esige risposte estreme e perentorie, perci forse inudibili: come inudibile tutto ci che non fondato sul gi acquisito, sul conforme, in definitiva sulla permanenza della situazione data. Ma i significati necessari stanno al di l di quella accettazione passiva che , ai nostri giorni, la cultura. In tre parti distinte di un unico discorso vengono qui considerati i segni sparsi delle cose perdute eppure cercate nel mondo contemporaneo: il nucleo essenziale del messaggio di Ges attraverso un commento delle parole che gli vengono attribuite dal primo dei Vangeli, quello di Marco; la vicenda percorsa dall'attesa del "regno di Dio" nelle metamorfosi profane subite lungo i venti secoli della sua storia; la situazione paradossale del presente, dove riecheggiano, contraffatte, esperienze antiche e incancellabili. |