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La vocazione e la Resistenza
--------------------------- La sofferenza del mondo stava identificandosi con la sua sottana e la sua sottana con Dio e Dio con la sofferenza del mondo. Il cerchio si chiudeva, senza possibilit di scappatoie. Lui non sapeva chi era Dio ma non cerano dubbi che Dio lo poteva trovare solo nella sofferenza del mondo. Lui non sapeva che significasse farsi prete, ma era altrettanto certo che, senza la sofferenza del mondo, non cera nessuna ragione per farsi prete. Scritto nella prima met degli anni 70, come testimoniano le agende che riportano la prima stesura, e fino a poco tempo fa inedito, Il seminarista pubblicato, in accordo con il Fondo Luisito Bianchi della Fondazione Dominato Leonense, dalleditore Sironi, senza che siano state apportate modifiche, cos com nellultima versione dattiloscritta e letta da Luisito Bianchi, purtroppo scomparso agli inizi dello scorso anno. Dallautore di quel capolavoro che La messa delluomo disarmato non mi sarei aspettato unopera di cos elevato valore, proprio perch i capolavori, in quanto tali, sono quasi sempre unici nella produzione letteraria di un autore. Pertanto, dubitare, prima di aprire il libro, della sua elevata valenza mi era apparso quasi logico, addirittura scontato, perch mai e poi mai avrei pensato che un romanzo antecedente a quello stupendo sulla Resistenza potesse essere cos bello, travalicando le normali attese per un testo che, dal titolo, avrebbe potuto solo far pensare alla descrizione della vita in un seminario. Invece, per quanto lambientazione sia proprio in una scuola per preti, si va ben oltre il significato di una semplice vocazione, si corre incontro al dilemma che sorge nel protagonista dopo l8 settembre del 1943 fra la fedelt a una chiamata spirituale e limpellente necessit di essere partecipi dellevento storico e unico della Resistenza dalla parte di coloro che lottano per alti ideali di giustizia. Nel personaggio principale si colgono i riflessi dellautore, dellesperienza maturata nel periodo, ma il romanzo non pu essere considerato autobiografico (il protagonista di fantasia, il paese natale e di residenza non Vescovato, la vicenda stessa e la sua conclusione sono frutto di creativit), bens il risultato di una scelta travagliata che in coerenza a essa segner il percorso terreno di Don Luisito Bianchi fino alla morte. Vi pu essere una giustizia divina, nel dopo, senza che esista anche una giustizia terrena? Un sacerdote pu conciliare la dedizione spirituale, astraendosi dal mondo, come un pastore che non corre a difendere il suo gregge quando questo viene assalito dal lupo? E cos un ingresso in seminario di un ragazzino, avvenuto senza ponderazione, quasi per gioco, loccasione per la ricerca di unautentica vocazione costellata da dubbi, da ripensamenti, e questo in uno dei periodi pi tragici della nostra storia, quello che va dalla vigilia della seconda guerra mondiale fino alla Liberazione. La descrizione della vita in seminario quella di una scuola militare, dove la forma prevale sulla sostanza, ma lironia dellautore tende a smussare gli spigoli, a non rendere monotematica e arida la narrazione, con una levit encomiabile. E ai tempi bui, quali quelli della guerra, prima incombente e che poi esplode in tutta la sua drammaticit, lautore contrappone splendide descrizioni della natura, con pagine di autentica elevata prosa poetica. Non c un personaggio fuori posto e per tutti, nessuno escluso, si respira una vena di commossa simpatia. Non mancano i turbamenti dellet adolescenziale, che appaiono del tutto naturali come sono lattrazione per il bianco collo delle ragazze, per i capelli, per il loro modo di parlare, non molti accenni, ma tali da non passare inosservati, pur se trattati in punta di penna. Cos, pagina dopo pagina, assistiamo alla maturazione del protagonista, al suo atroce travaglio interiore fra dedicarsi solo a Dio o imbracciare unarma andando fra i partigiani, e come in una sinfonia, il crescendo, soprattutto finale, rende in modo splendido la tensione che corre sotto quella veste nera, fino a quando, pi per reazione istintiva a un atto di violenza gratuita che per completa convinzione, prender la decisione, e qui la narrazione cos intensa e sublime che ho ultimato la lettura con le lacrime agli occhi. Non aggiungo altro, perch cosa si pu dire ancora di unopera darte che parla di per se stessa, che scende poco a poco nellanimo e si trova un angolino, piccolo, ma strategico, accanto al cuore? Ci mancher Luisito Bianchi, e a me mancher moltissimo, ma resta il ricordo e, soprattutto, oltre a un esempio di vita basata sulla gratuit, rimarranno le pagine dei suoi libri, di cui questo lultimo, ma solo in ordine di tempo, perch quanto a qualit, a contenuti e a piacevolezza non certo inferiore a La messa delluomo disarmato, e per chi ha apprezzato questo capolavoro dico solo che queste due opere sono fra le poche, in ambito letterario, capaci di scuotere le coscienze infondendo tuttavia un senso di profonda serenit. Renzo.Montagnoli
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