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Recensione Stefano Santarsiere

Stefano Santarsiere

L’arte di Khem (sinossi)

di Stefano Santarsiere

Per me, ‘L’arte di Khem’ è soprattutto un romanzo sui misteri della crescita e della vita adulta. Ma è anche un romanzo sull’amicizia spassionata e vitale che si sviluppa tra i ragazzini e gli adolescenti, ed è la manifestazione del desiderio che quel sentimento, quella amicizia, la si ritrovi in qualche modo in altri momenti della vita.
Infine, ‘L’arte’ è una piccola parabola sulla magia, nell’accezione antropologica di trasformare il reale, di creare dal nulla o di mutare gli oggetti.

La vicenda inizia nella sontuosa Villa Palombara, a Roma, proprietà del misterioso e ricchissimo signor Vidiani, che in un caldissimo pomeriggio di agosto riceve nelle ombrose stanze della sua dimora la visita del vecchio e sfinito Antonio Bourbault.
Il vecchio, che da decenni insegue ossessivamente un uomo chiamato Egidio Fulcanelli allo scopo di rubarne un inimmaginabile segreto custodito nella sua immensa erudizione, viene ospitato in una grande sala dal soffitto affrescato con enigmatici simboli alchemici. Vidiani, il proprietario, viene invitato a raccontare di una lontana estate in cui ha frequentato a lungo il misterioso Fulcanelli, ricevendone insegnamenti straordinari.
Il racconto, dunque, si sposta nell’estate del 1978, in un remoto paesino del meridione d’Italia.
Il giovane Vidiani e il suo gruppo di amici (Il Faro, il Nordico, il Rozzo, Edgar e la vitale e affascinante Roberta Centoni), si apprestano a organizzare una burla ai danni del paesino intero. Col pretesto di allestire una mostra fotografica si arrampicano sulla collina ‘Difesa’, che domina l’intero villaggio, e scattano delle foto facendo oscillare dei bottoncini davanti all’obbiettivo: il risultato è una panoramica del paese con un disco volante nel cielo. Al culmine della mostra, i ragazzi diranno di aver ripreso l’Ufo mentre effettuavano le foto dalla collina.
In una delle foto di prova, tuttavia, i giovani notano una strana luce ad una finestra nel centro storico. Volendo identificarne l’origine, si recano davanti a quella casa e ne vedono uscire uno stranissimo individuo, basso e tarchiato, dall’aspetto orientale.
Intrigati dall’incontro, ognuno dei ragazzi cerca notizie sui nuovi abitanti di quella vecchia casa e vengono a sapere che due uomini sconosciuti (appunto il piccoletto, che risulta anche muto, più un altro dall’aspetto sofisticato) vi si sono recentemente installati.
Il giorno seguente i ragazzi si ritrovano come al solito al fiume, a bagnarsi nell’acqua corrente sotto il sole pomeridiano. All’improvviso, Edgar e il Rozzo notano i due nuovi arrivati salire sul Castello - un vecchio rudere sulla cima di una collinetta vicinissima alla ‘Difesa’, ma molto più bassa. I ragazzini, incuriositi, provano a seguire i due, che sembrano interessarsi al suolo o alle erbe della collinetta, ma presto li perdono di vista.
L’aspetto dei due individui e le voci che iniziano a circolare sul loro conto in paese stimola la curiosità del gruppo, e ben presto il Nordico (il più intraprendente) propone di spiarli dalla cima della collinetta durante una delle misteriose spedizioni al Castello, che sembrano diventate abituali. In quattro accettano la sfida: il Nordico, il Rozzo, Roberta e Vidiani. Dopo diverso tempo di attesa sotto il sole cocente, all’improvviso i due compaiono, rischiando di sorprendere i quattro amici, i quali sono costretti a scappare lungo il fianco della collinetta. Ne risulta che Vidiani prende una brutta caduta. Mentre cerca faticosamente di sollevarsi, ecco apparire davanti ai lui, nascondendogli gli amici alla vista, uno dei due personaggi, quello più alto e distinto. Questi tende una mano al ragazzo e gli offre di curargli le ferite della caduta. Vidiani accetta. Gli altri amici, piuttosto disorientati, si avvicinano. L’uomo chiede al suo aiutante, il piccoletto – il suo nome è Olaf - di massaggiargli un piede. Olaf esegue e i benefici sono istantanei. Poi Fulcanelli invita Vidiani a seguirlo a casa sua per guarirgli le sbucciature, estendendo l’invito anche agli altri ragazzi.
Ne risulta un incontro straordinario. La casa di Fulcanelli è un luogo invaso da strani aromi, pieno di libri misteriosi, quadri e iscrizioni indecifrabili alle pareti, strumenti sconosciuti e barattoli dalle forme e dai contenuti bizzarri.
Servendosi di un balsamo verde, Fulcanelli guarisce completamente le sbucciature di Vidiani, con grande meraviglia di tutti i ragazzi.
La notte successiva, il giovane Vidiani fa un sogno misterioso: rivede la zona del Castello e della collinetta in un contesto diverso da quello attuale, come se la scena si fosse spostata in un’epoca molto anteriore. Il Castello è integro, sontuoso; la valle del fiume è incontaminata e le strade sono percorse da individui vestiti di abiti strani e coloratissimi.
La luce intravista nelle foto alla finestra di casa Fulcanelli (identica, tra l’altro, a quella utilizzata dal proprietario di un ciliegio per sgominare un tentativo di furto), spinge Vidiani a recarsi ancora una volta in quella casa. Ma un incidente provocato dal Kascio, il teppistello del paese, manda all’aria il tentativo. Lo stesso giorno, ma di pomeriggio, il giovane protagonista ci riprova. Stavolta il misterioso Fulcanelli è in casa e ne approfitta per mostrare al ragazzo la straordinaria Fontana a Vibrazione, un oggetto capace di far comportare l’acqua in modo tutto particolare… Ne segue un altro sogno ambientato intorno al Castello, all’epoca in cui presumibilmente è stato costruito. Vidiani comincia a credere che qualcosa, in casa Fulcanelli, induce quei sogni.
Nei giorni successivi la vita estiva dei ragazzi prosegue, tra bagni al fiume e gite al lago; e alla sera, dopo le partite dei campionati del mondo di calcio, il paesino si ravviva. Frattanto prosegue la preparazione dello scherzo degli Ufo: le prime foto del paese vengono appese nel bar per suscitare l’interesse intorno alla mostra fotografica, mentre di sera, nei vicoli addormentati, i ragazzini diffondono suoni insoliti e luci stroboscopiche, godendosi la reazione degli abitanti. La vecchia casa dei nonni di Roberta Centoni viene attrezzata a Rifugio per organizzare cene e pensare ad altre bravate. Ma il Rifugio è situato proprio dinanzi alla casa del Kascio e questo prelude certamente a qualche guaio.
Spinto dalla curiosità e da una certa sicumera, Vidiani si reca ancora una volta a casa di Fulcanelli e Olaf, all’insaputa dei suoi amici. E’ l’occasione per una nuova scoperta: la luce apparsa sulla foto e intravista di notte nelle campagne è originata da una particolarissima lampada a petrolio costruita dallo stesso Fulcanelli. Inoltre Vidiani accenna ai sogni che fa ogni volta che si addormenta dopo una nuova visita in quella casa e Fulcanelli gli chiede di annotare minuziosamente tutto quel che ‘vede’.
E infatti, la mattina seguente l’ennesimo sogno fornisce al ragazzo il pretesto di ritornare in quella casa. Dopo aver descritto il meraviglioso maniero visto nelle visioni oniriche, laddove attualmente sorge il rudere che i paesani chiamano Castello, il trambusto di mercanti e soldati sulle strade di mattoni e la meravigliosa vegetazione che cresce tutt’intorno, Vidiani chiede spiegazioni al suo strano amico. Fulcanelli gli spiega che il Castello è molto più antico di quello che credono in paese, la sua origine risale a ben quindicimila anni fa e le vicende precedenti e successive all’unità d’Italia - i restauri ad opera dei longobardi, i vari passaggi di proprietà ecc. – hanno confuso e fatto svanire la verità. La costruzione fu edificata da una civiltà vissuta in pace e prosperità di cui non esistono altre tracce se non i resti del Castello – una civiltà che sviluppò un grado altissimo e raffinato di conoscenze scientifiche, soprattutto nel campo della chimica e delle scienze naturali. Fulcanelli rivela al giovane Vidiani che è venuto in paese soprattutto per cercare i ‘rubenti’, misteriose pietre iridescenti dalle straordinarie proprietà chimiche, certamente nascoste da qualche parte nei sotterranei del Castello, i quali sono ancora integri. L’esistenza dei sotterranei e dei rubenti è documentata da un episodio legato all’epopea del brigantaggio.
I sogni – indotti da cosa? – servono a ricostruire il Castello originario e i luoghi circostanti proprio allo scopo di scoprire un punto da cui, presumibilmente, si può accedere ai sotterranei.
Nonostante la promessa di non parlare a nessuno di tutta la faccenda, Vidiani ne rende partecipi i suoi amici. Viene fuori che tutti hanno fatto almeno un sogno come quelli di Vidiani, in conseguenza alla prima visita in casa Fulcanelli. Si fanno congetture su quello che può originare questi stranissimi sogni. Si decide inoltre di compiere una visita a casa del Faro, che da alcuni giorni è ammalato, ma la scorbutica madre del ragazzo rifiuta di ricevere gli amici del figlio.
La stessa notte, sempre in onore dello scherzo degli Ufo, viene effettuata una nuova ‘passeggiata aliena’ in giro per il paese, a base di suoni e luci psichedeliche. Stavolta l’operazione desta un clamore adeguato: in paese ci si inizia a interrogare sulle ragioni del fenomeno e si indicano in Fulcanelli e il suo aiutante i possibili responsabili. Inoltre, proprio durante una delle abituali visite di Vidiani, Fulcanelli riceve la visita del parroco del paese, il quale, dichiarandosi portavoce delle lamentele dei paesani, lo invita a non arrecare altro disturbo al circondario.
Tutto ciò induce Vidiani a chiedere ai suoi amici riuniti nel Rifugio la sospensione dello scherzo. Durante un drammatico dialogo tra lui e il Nordico, il Kascio fa notare la sua presenza lanciando dalla strada un cubetto di porfido contro una finestra, e mandando in frantumi il vetro…
La notte seguente Vidiani fa ancora un sogno: stavolta accede all’interno del Castello. Ciò che vede gli da un’idea dello splendore di quella civiltà, e della ricchezza della sua sapienza…
Un nuovo si sviluppo si verifica quando Vidiani, attendendo il signor Fulcanelli nella sua mansarda stracolma di oggetti straordinari, individua uno strano barattolo da cui sembra scaturire l’aroma dolciastro che impregna tutto l’ambiente. Nel barattolo è contenuta una radice dall’aspetto vagamente antropomorfo. Istintivamente il ragazzo inala quell’aroma e subito cade in uno stato di breve ma intenso delirio onirico in cui rivive tutte le visioni notturne del Castello e della civiltà scomparsa, fino a uno sconvolgente epilogo apocalittico, che testimonia la fine di quella civiltà. Quando si risveglia, grazie all’intervento tempestivo di Olaf, Fulcanelli spiega al ragazzo che la radice da cui ha aspirato così incautamente ha proprio il potere di indurre un viaggio mentale indietro nel tempo, fino a epoche remote, lasciando intravedere spiragli del passato dei luoghi in cui la radice si è sviluppata. E’ la spiegazione dei sogni.
E’ anche l’occasione per rivelare alcuni episodi della vita di Olaf e la ragione del suo mutismo.
Lo stesso pomeriggio, ai ragazzi, persuasi dalla potenza di Fulcanelli, viene l’idea di chiedergli di guarire il Faro, ancora ammalato. Quattro di loro (escluso il Nordico, che per protesta contro la sospensione dello scherzo degli Ufo non si aggrega) si recano dalla misteriosa coppia. In un primo momento Fulcanelli si rifiuta di aiutarli, ma poi accetta. Si fa accompagnare a casa del Faro, ma ancora una volta la madre del ragazzo evita di ricevere gli amici del figlio e il loro strano accompagnatore. Fulcanelli però non si arrende. Chiede ai ragazzi di portargli un oggetto appartenuto al Faro. Edgar tira fuori un vecchio paio di scarpe da ginnastica che il Faro gli aveva prestato tempo prima…e poco dopo, in casa Fulcanelli, si consuma l’ennesima magia. Servendosi di una sostanza bianca disciolta su un trogolo e di formule incomprensibili, Fulcanelli e Olaf sembrano suscitare una flebile brezza che si solleva dal tavolo e sfugge attraverso la finestra.
I ragazzi apprezzano le conseguenze del rito la mattina seguente, quando, riuniti nel Rifugio a raccontarsi i sogni che tutti hanno fatto durante la notte (Vidiani ha raccontato della radice), improvvisamente vedono entrare il Nordico accompagnato dal Faro, completamente guarito. Dal racconto del ragazzo, tutti si persuadono che è stata proprio la magia di Fulcanelli a farlo guarire. Intanto, decidono di disegnare tutti, a turno, quello che hanno sognato e di portare i disegni da Fulcanelli.
Questi li riceve, non senza sorpresa, e dopo un momento di smarrimento – ci si sovviene infatti che Vidiani aveva promesso di non rivelare a nessuno tutta la faccenda – l’uomo comincia a studiare i disegni fatti dai ragazzi, a confrontarli con i suoi, a correggere particolari… alla fine il Castello originario appare in ogni sua parte e Fulcanelli individua l’imbocco dei sotterranei, segnandolo sulla planimetria della collinetta attuale. Quella stessa notte tenterà di entrarvi, e concede solo a due dei ragazzi di venire con lui e Olaf.
I ragazzi decidono che saranno Vidiani e il Nordico a partecipare all’avventura dei sotterranei. A mezzanotte i due si ritrovano a casa Fulcanelli e subito il gruppo parte alla volta della collinetta. Fulcanelli si serve della sua specialissima lampada per illuminare il cammino, Olaf gli sta sempre accanto. Viene individuato l’imbocco dei sotterranei, un’apertura su una specie di oscuro cunicolo. Percorrendo il budello i quattro giungono in una sala molto grande con delle colonne e delle iscrizioni alle pareti. Attraversano alcune altre sale, via via più piccole e oscure e infine, incuranti di certi lievi segnali di remoti cedimenti, giungono ad una specie di cuore dei sotterranei, una piccola sala colma di scrigni. In uno di essi sono custoditi i misteriosi e affascinanti rubenti, gli oggetti del desiderio dei due uomini. Ma l’ambiente viene percorso da una violenta scossa. I quattro sono costretti a iniziare una precipitosa fuga verso l’esterno. Inseguiti da schianti e crolli rifanno tutta la strada attraverso le varie sale e il cunicolo, fino alla sospirata salvezza all’esterno della collinetta. L’ultima immagine dell’avventura è lo sprofondamento della cima della collinetta con i ruderi del Castello che si accartocciano su sé stessi. Fulcanelli non è riuscito a prendere con sé le agognate pietre.
I giorni successivi sono segnati dallo sgomento in paese per la frana che ha inghiottito ciò che rimaneva del Castello. L’insofferenza verso Fulcanelli cresce. Molti hanno scoperto che i ragazzi lo frequentano e ognuno subisce rimproveri.
Frattanto, Vidiani si imbatte in Roberta Centoni al Rifugio, da solo. Fra loro si crea grande intimità. Ma l’intimità è interrotta dal Kascio, che entra distrugge la statuina di un santo ritenuta preziosa dalla madre di Roberta. Tra Vidiani e il Kascio vi è una colluttazione che culmina con la cacciata del Kascio dal Rifugio grazie all’intervento di alcuni adulti.
Le conseguenze tuttavia sono terribili: a notte tarda, mentre i ragazzi si trovano nel Rifugio, la casa di Fulcanelli va a fuoco, mentre Fulcanelli è fuori, forse ancora nei pressi del Castello - si scoprirà che è stato il Kascio a compiere l’attentato. Vidiani si getta nelle fiamme e salva Olaf e la Fontana a Vibrazione. Tutto il resto è distrutto. Roberta Centoni propone a Fulcanelli di andare a vivere nel Rifugio.
L’ultima parte della storia si svolge proprio fra le mura della vecchia casa. Fulcanelli parla ai ragazzi della sua attività e della sua sapienza, e insegna loro alcuni segreti delle pietre e delle erbe. L’ultimo giorno prima di partire consegna a Vidiani una pergamena e una valigetta piena d’oro, spiegandogli che nella pergamena vi è la chiave per interpretare i misteriosi simboli dipinti sul soffitto di Villa Palombara, a Roma, i quali insegnano a loro volta a compiere la Grande Opera, ossia la trasmutazione in oro dei metalli vili, grande utopia degli alchimisti. L’oro servirà a Vidiani proprio per acquistare la villa.
Il giorno dopo, quando Fulcanelli è ormai lontano, nel bar del paese (dove il Nordico ha finalmente fatto comparire le foto con l’Ufo), arriva il giovane Antonio Bourbault, l’instancabile inseguitore dell’alchimista. Ma per lui è ormai tardi.
Il romanzo si conclude con un ultimo dialogo tra Vidiani e Bourbault, nella villa. Il vecchio, accecato dal rancore verso il proprietario della villa – che ha goduto di conoscenze e segreti che non aveva nemmeno cercato – rivela a Vidiani che Fulcanelli è in realtà Nicolas Flamel, un alchimista del XIV secolo che ha scoperto l’Elisir della Vita Eterna: ma questo segreto – il più importante – l’alchimista non l’ha voluto svelare al ragazzino. Fulcanelli tuttavia dimostra di non avere rancore verso Fulcanelli per questo, e per Bourbault è una nuova, bruciante sconfitta.
Dopo aver rischiato un gesto inconsulto, il vecchio abbandona Vidiani alle sue riflessioni, le quali sfociano tutte, inevitabilmente, nel valore dei ricordi e della vita umana.

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