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Recensione “C’è un momento in cui tutto diventa chiaro”. Questo è quello che accade ad un artista che è sia poeta, pittore, musicista, bombardato e folgorato dai segnali che gli stanno intorno, lui, l’artista ne capta l’essenza trasformandola in parola, colore, nota. E attraverso questo iter nasce la musica del maestro Giovanni Allevi, un “fanciullino” di pascoliana rimembranza, che avverte la meraviglia di tutto ciò che lo circonda trasformandolo in musica. Compositore, nato ad Ascoli Piceno, diplomato in pianoforte e composizione e laureato in filosofia, Allevi è autore di quattro raccolte per pianoforte solo: 13 dita (1997), Composizioni (2003), No concept (2005) e Joy (2006). Le melodie di Allevi possono essere considerate delle vere poesie; le note sapientemente accordate tra loro risultano piacevoli alle orecchie come versi in rima baciata. Il musicista, infatti, con le note osa ciò che il poeta osa con le parole perchè osare è “un dovere dell’artista”, scrive il maestro “Bisogna sempre trovare il coraggio di esporsi, di osare, di mettersi in gioco: è un dovere dell’artista!”. Ma chi è Giovanni Allevi? Ce lo racconta lui stesso nel suo libro dal titolo “La musica in testa”, che non è una semplice autobiografia del maestro, ma il “romanzo della scoperta” di “Lei”, la musica, come ama chiamarla Allevi. Attraverso una prosa veloce, rapida, snella scorrono i momenti segnati dagli aneddoti che lo hanno condotto al successo: dal fingersi cameriere alla supplenza, al viaggio in America. L’intento di Allevi è quello di comunicare ai cuori di chi vuole comprendere l’amore per “lei”, la musica, alla quale dedica in ogni momento con le sue note una dichiarazione d’amore. La “strega capricciosa” ovvero la musica, come egli la definisce, emanava tutta la sua bellezza da quel pianoforte paterno celato dalla chiave d’argento. Ma fu colpo di fulmine fin dalle prime note e adesso la musica possiede la sua vita completamente. Non esiste né luogo né tempo, ma ovunque e sempre “la strega capricciosa” viene a trovarlo, che si trovi nel bus o ad un concerto o un market. E a proposito lui scrive: “la spaventosa carica emotiva che Per Lei ha navigato l’Oceano fino a New York, la patria del jazz; ha sfidato la sua timidezza esagerata, che lo porta a vivere in due mondi contrapposti tra loro: il mondo solitario di Giovanni che si è costruito fin da bambino, lontano dagli amici, perché si riteneva un “diverso”; e quello della musica che lo catapulta in mezzo alla gente, al pubblico che Allevi definisce “quell’ insondabile atto finale della creazione artistica”. Ascoltare le melodie di Giovanni Allevi è come smaterializzarsi, perdere la concezione del corpo e sentire solo l’anima che ti suggerisce un ricordo, un sorriso, una parola d’amore, una paura, un volto… Come un cieco non percepisce con gli occhi così “ il tatto e l’emozione diventano predominanti. Non penso. Altrimenti sarei spettatore esterno della musica…”. Il messaggio che il maestro Allevi vuole lanciare con le sue parole è questo: “quando insegui un sogno, nella tua strada incontri tantissimi segnali che ti indicano la direzione, ma se hai paura non li vedi; non si raggiungono mai grandi risultati se non si soffre un pò”. RosaMaria Crisafi Di Sosuccia
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