Isabella Bossi Fedrigotti |
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Recensione Isabella Bossi Fedrigotti Cari saluti
le prime pagine
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BEATRICE
All'improvviso sono al centro dell'attenzione. Nel giro di una settimana sono diventata ciò che per anni avevo desiderato invano: la fidanzata ufficiale. Sono venuti a visitarmi, mi hanno telefonato, scritto. Mi hanno parlato e interrogato. Con rispetto, delicatezza, attenzione, compassione e poi con insistenza, impazienza, incredulità. Sempre più assillanti, anche violenti, in un certo senso.
Non puoi non sapere. Devi dirci quello che sai. Ma ti rendi conto? Non sei quella che avrebbe dovuto conoscerlo meglio? Quella che più gli stava vicino? Non lo vedevi tutti i giorni, forse? A te l'avrà detto, non può non avertelo detto. Avresti dovuto capire. O, per lo meno, indovinare.
Hanno parlato dell'intuito femminile, delle ragioni del cuore, del linguaggio dei sentimenti: loro che di sentimenti ne hanno sempre avuti così pochi, specialmente nei miei riguardi. Ci sarebbe da ridere se non avessi voglia di piangere.
Ti avrà pur confidato i suoi disagi, i suoi problemi, le paure, le intenzioni: che fidanzati sareste altrimenti? Prova a pensare, a ricordare una parola, un particolare, un indizio qualunque. Non è possibile che tu sia all'oscuro completamente. Ti devi sforzare, hai il dovere di sforzarti.
Se la prendono con me, ce l'hanno con me, non solo perché non so niente, ma anche perché, in qualche modo, mi considerano responsabile di quanto è successo. Ci sarà stato un litigio, uno screzio, una discussione. Sarà capitato un malinteso, un incidente tra voi, in altro modo non si spiega. Paolo non è mai stato il tipo da colpi di testa.
E, invece, non so niente. Sono rimasta interdetta, senza parole; non ci posso credere, non me lo so spiegare. Sono frastornata e anche piena di rabbia: cosa gli è venuto in mente, come si è permesso di farmi questo? Se la vicenda non si risolve in fretta, oltre all'angoscia mi toccherà il ridicolo di essere stata presa in giro. Detesto trovarmi in questa situazione. All'inizio, con loro, ho cercato di fingere di essere al corrente, ma poi non ce l'ho più fatta e ho lasciato perdere. A loro è sembrato un cambiamento di versione e perciò sono convinti che, dopo tutto, io sappia, che nasconda qualcosa.
È sparito una settimana fa. È uscito la mattina e la sera non è tornato, né a casa mia né nella sua. Dall'ufficio non ha chiamato come faceva di solito né l'ho fatto io, perché sono abituata a che mi chiami lui. Ho aspettato, abbastanza fiduciosa - e rabbiosa - tutta la notte, immaginandolo con un'altra. Per ore mi sono figurata carezze, baci, abbracci, come i miei, diversi dai miei, più audaci, chissà, e più allettanti, in un letto come il mio, diverso dal mio, estraneo, odiato.
© 2001 Rcs Libri
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