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Recensione Manuel Vázquez Montalbán Il fratellino - Le prime pagine
le prime pagine
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Il fratellino
Per quattro settimane la stampa locale aveva utilizzato Leocadio Mínguez come merce informativa da prima pagina. La quinta settimana, le avventure e disavventure del personaggio erano passate alle pagine interne, ma meritavanoancora titoli di spicco. A poco a poco i caratteri rimpicciolirono e, infine, Leocadio Mínguez sparě dall'angolo inferiore destro di una pagina pari che non era nemmeno numerata. Ma improvvisamente Mínguez tornň a occupare per meriti propri la prima pagina con un titolo a caratteri cubitali che la cittadinanza non poté fare a meno di leggere:
Leocadio Mínguez si č suicidato.
Carvalho non aveva pizzicato le carni informative della fugace stella dei mezzi di comunicazione - otto settimane di protagonismo decrescente - come soleva pizzicare il resto dell'informazione: con la coda dell'occhio e di sfuggita mentre scendeva le Ramblas. Il suo interesse aumentň man mano che la stampa pretendeva dalle edicole attenzione e condanna per quel presunto delinquente, individuato come copertura di speculazioni che coinvolgevano eminenti politici. Carvalho rimase invece sull'attenti davanti ai titoli che ne annunciavano la morte e sentě agitarsi nello stomaco un'emozione che gli veniva di lontano, mentre bisbigliava:
"Il fratellino".
Mínguez aveva inghiottito il contenuto di due tubetti di sonniferi e, subito dopo, aveva infilato la testa in un sacchetto di plastica che si era legato intorno al collo con un certo odio verso se stesso: il medico legale aveva riscontrato un livido circolare continuo che denunciava l'aggressione dello spago, legato da due mani decise e implacabili. Fu per via di questa constatazione che Carvalho si impietosě del personaggio. Il paese si dedicava alla caccia alle streghe nel mondo dei politici corrotti. Leocadio Mínguez era stato un corrotto fra i tanti, ma soltanto lui si era tolto la vita, suscitando sensi di colpa nella societŕ che lo aveva perseguitato, schernito, braccato, doppiamente, nel suo caso di uomo giunto dal nulla alla ricchezza, in pochi anni, suscitando cosě il risentimento comparativo di quanti non erano riusciti ad uscire dal nulla insieme a quello di quanti erano stati ricchi per tutta la vita o, almeno, il tempo sufficiente per acquisire la rispettabilitŕ propria di ogni ricchezza sedimentata, una ricchezza di cui si sono dimenticate le origini.
"Biscuter, quasi tutti i ricchi veri sono dei delinquenti o hanno qualche delinquente tra i loro antenati."
L'aiutante di Carvalho assentě con il suo silenzio.
Il sucidio suscitň un unanime coro di comprensione e lodi per la volontŕ di espiazione che significava. Era vero che Leocadio si era arricchito in modo atipico e, anche se i giudici non avrebbero proseguito nelle indagini fino ad arrivare a un processo che non avrebbe portato a una punizione esemplare, il suo suicidio (senza dubbio deplorevole) era la riappacificazione con quelle origini di purezza rivoluzionaria e povertŕ che Leocadio Mínguez non avrebbe mai dovuto dimenticare. Erano d'accordo in questa valutazione i suoi compagni di sinistra e i suoi nemici di destra. In un'inchiesta realizzata a tempo record dal quotidiano "La Vanguardia", il presidente dell'Associazione degli Industriali dichiarava: "Ho appreso con un sussulto, commosso, questa prova di volontŕ di ritorno all'originaria innocenza". Meno lirico, il leader del partito di cui faceva parte Leocadio, per mancanza di risorse poetiche si dimostrava interessatamente comprensivo: "Leocadio č crollato, e con la sua morte ha cercato di rendere un servizio alla causa". La sua causa. Mormorň Carvalho e ricordň Leocadio trenta, trentacinque anni prima, quando era un legnoso, quasi adolescente, agitatore dei metalmeccanici.
"Il fratellino."
Cosě lo chiamavano i suoi compagni piů esperti, ed era una specie di nome di battaglia e, insieme, la constatazione della sua precocitŕ. Lo ricordavano in piedi sui macchinari a predicare lo sciopero nazionale pacifico di ventiquattro ore, e lo indicavano nei bracci del Carcere Modello con il rispetto dovuto a quell'apprendista fresatore che era anche un apprendista rivoluzionario.
© 1997, Giangiacomo Feltrinelli Editore
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