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Recensione Manuel Vázquez Montalbán

Manuel Vázquez Montalbán

Quintetto di Buenos Aires - Le prime pagine.

le prime pagine
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1.
LO ZIO D'AMERICA


Gli occhi scorrono furtivamente sull'evidenza dell'insegna: "Laboratorio di sperimentazione del comportamento animale. Nueva Argentinidad". L'uomo cammina secondo il rituale della circospezione. Topi e alambicchi, ma sul muro il capriccio di cartelloni smisurati. Una mucca e davanti a questa una bellissima ragazza che la indica orgogliosa:

"L'ARGENTINA TORNERŔ A ESSERE LA MADRE MUCCA
FONDAZIONE NUEVA ARGENTINIDAD".


Gli occhi si fermano sul cartellone. Appartengono a un viso alterato, collerico, contenuto. Mormora tra i denti:
"Nueva Argentinidad".
Improvvisamente l'uomo non riesce a trattenere la collera, aggredisce tutto quello che trova. Butta giů gli alambicchi, le provette, apre le gabbie dei topi, il loro carcere č esteso a tutta la stanza. Poi contempla con soddisfazione i risultati della sua furia scatenata. Un topo sembra cercare la sua presenza e lui lo raccoglie con cura, quasi con affetto:
"Fratello topo".
Se lo mette nella tasca della giacca sformata ed esce dal laboratorio mentre cominciano ad accendersi le luci e si sente domandare:
"Cos'č stato?".
"Cosa sta succedendo?"
Chi fa piů domande č un Ciccione con la C maiuscola, il viso, il torace e l'addome pieni di cumuli di grasso e carne dimenticata.
Ha il volto drammaticamente vecchio ed č logico che chieda con un certo pessimismo:
"Tu che sai di Buenos Aires?".
Né pessimista né ottimista, la voce di Carvalho gli risponde:
"Tango, desaparecidos, Maradona".
Davanti a Carvalho, la prospettiva di una terrazza barcellonese sui tetti, con il vecchio seduto in poltrona, all'orizzonte la cittŕ che sembra crescere man mano che la si guarda. Il vecchio cerca parole che sembra fatichi a trovare. Dietro le tendine della finestra dell'attico due donne mature bisbigliano guardandoli con la coda dell'occhio. Carvalho č seduto in una poltrona di midollino stile Emmanuelle, che sembra essere stata dimenticata in quel contesto piů da un marziano che da un filippino.
"Per la memoria di tuo padre, nipote, va' a Buenos Aires. Cerca mio figlio, il mio Raúl."
Indica la finestra da dove spiano le donne.
"Sono nelle mani delle mie nipoti. Non voglio che quei corvi si portino via quel che appartiene a mio figlio. Chissŕ dove si trova.
"Credevo che avesse superato la morte di sua moglie, Berta, la desaparición della figlia. Fu negli anni duri della guerriglia. Andň un po' fuori di testa. Lo avevano anche arrestato. Scrissi al re, io, repubblicano da sempre. Chiesi per lui quello che non avevo chiesto mai. Patteggiai quello che non avrei patteggiato mai. Finalmente riuscii a portarmelo in Spagna. Il tempo, il tempo guarisce tutto, dicono. Il tempo non guarisce nulla. Non fa che aggiungere il suo peso. Tu, tu puoi trovarlo. Tu sai come fare, non sei un poliziotto?"
"Detective privato."
"Non č la stessa cosa?"
"La polizia garantisce l'ordine. Io mi limito a scoprire il disordine."
Carvalho si alza, cammina fino alla balaustra della terrazza e riceve dalla cittŕ una prospettiva che č la sintesi della vecchia e della nuova Barcellona Olimpica, gli ultimi magazzini di Pueblo Nuovo, Icaria - la Manchaster catalana - pronti per lo smantellamento, una retroguardia delle architetture eclettiche della Villa Olimpica, e il mare. Quando gli arriva la voce fuori campo dello zio, Carvalho sorride leggermente.
"Buenos Aires č una bella cittŕ che si autodistrugge."
Suo padre gli aveva sempre detto che lo zio d'America parlava bene.
"Le cittŕ che si autodistruggono mi piacciono. Le cittŕ trionfali puzzano di deodorante."
Si volta guardando in faccia il vecchio.
"Accetti? Non capisco molto bene che cosa sia un detective privato, ma accetti?"

"Benvenuti a Buenos Aires. Sappiamo che venite in questa cittŕ perché, per voi stranieri, l'Argentina č in vendita. Ah! Ma non ci comprano soltanto i giapponesi: ci comprano addirittura gli spagnoli, nonostante anche la Spagna sia in vendita. La Spagna sono i giapponesi a comprarla."
Si toglie l'orologio dal polso e lo mette all'asta.
"Non lo vendo né per un milione di pesos, né per mille pesos, né per cento, e nemmeno per un peso."
Si inginocchia piagnucolando.
"Vi prego di portarvelo via, di togliermelo. A noi argentini piace che ci vengano tolti gli orologi, gli amori e le isole. Cosě poi possiamo scrivere dei tanghi!"
Il presentatore percorre angosciato la sala offrendo compulsivamente il suo orologio a diversi clienti che reagiscono tra sciocchi risolini e rifiuti davanti a un viso che trasuda fondotinta e rimmel. La luce del riflettore insegue il presentatore riuscendo a bloccarlo, come se non avesse piů senso offrire l'orologio. Il presentatore lo contempla quasi fosse un oggetto vischioso, a lui estraneo, poi si ricorda della presenza del pubblico e domanda con nonchalance:
"A proposito, voi che sapete di Buenos Aires?".

Dalla finestra del suo ufficio si vedono le Ramblas piů buie di altre volte. La statua di Pitarra con cui si č finalmente riconciliato. Pitarra, vecchio amico. Una piccola smorfia di disgusto gli si insinua in faccia mentre si domanda con ostinazione chi č, da dove viene, dove sta andando. Sul tavolo, l'incartamento Llompart e davanti agli occhi della memoria la scena vissuta due giorni prima. Lui che fa un cenno di intesa al portiere, un cenno che il povero marocchino capisce e avrebbe comunque capito anche se non fosse stato intelligente e avesse soltanto intuito che sul banco lo aspettavano cinquemila pesetas. In cambio una chiave. Sia le scale sia il corridoio avevano ricordato a Carvalho tutte le pensioni miserabili del basso ventre della cittŕ. All'ultimo gradino si era sentito mancare il fiato e l'aveva attribuito al miscuglio di tensione e nausea che continuava a consentirgli di fare l'annusapatte. Ma non puň piů fare marcia indietro. Questa č la porta. Il numero in ceramica scrostata.
"Prima finisce e meglio č."
Inserisce con decisione la chiave nella serratura e, come se si fosse strappata una tenda, gli appare davanti una donna di una certa etŕ che si nasconde terrorizzata le nuditŕ cadenti sotto il copriletto. Una luce rossa alla parete. Un armadio socchiuso. Carvalho accende la luce del soffitto. Ha una piccola macchina fotografica in mano. Apre l'anta dell'armadio. Un uomo nudo e calvo. Una mano sul sesso. Carvalho lo trasforma in uno scatto fotografico. Bussano alla porta e gli sfuma l'immagine del ricordo.


© 1999, Giangiacomo Feltrinelli Editore

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