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Biografia Arsenio Frugoni
Arsenio Frugoni
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Arsenio Frugoni (1914-1970) di Amedeo De Vincentiis Compiuti gli studi superiori a Brescia, Arsenio Frugoni entrò nel 1933 alla Scuola Normale di Pisa. Frequentò contemporaneamente i corsi della Facoltà di Lettere dell'Università di Pisa, come previsto dal regolamento della Normale. Si laureò nel 1938 in storia con una tesi sul pensiero politico del papato nei rapporti con l'impero e gli stati occidentali dal periodo carolingio all'età di Innocenzo III, sotto la guida di Giovan Battista Picotti (Frugoni 1940). Oltre all'insegnamento di Picotti (di cui fu assistente fino al 1941) ebbero grande importanza nella sua formazione i filologi Giorgio Pasquali e Paul Oskar Kristeller. Finita la guerra, nel 1947 venne ammesso alla Scuola storica nazionale dell'Istituto storico italiano per il medio evo, di cui era presidente Raffaello Morghen. Fu un'esperienza determinante. Alla impostazione del metodo storico erudito di Picotti e alla nuova filologia di Pasquali, a Roma Frugoni poté aggiungere nel suo bagaglio formativo la nuova storiografia di Morghen: un tentativo di applicare gli strumenti tradizionali della erudizione e della filologia a problematiche assai più vaste, attinenti alla fluida area tematica delle esperienze religiose e della spiritualità dell'età medievale. Già assistente presso la cattedra di Morghen all'Università di Roma, nel 1954 vinse il concorso per professore ordinario e venne chiamato a insegnare storia alla Scuola Normale di Pisa. Vi rimase fino al 1962 quando ritornò all'Università di Roma come professore di storia medievale. Fino alla morte (1970), inoltre, continuò sempre a svolgere incarichi di rilievo presso l'Istituto storico italiano per il medio evo. La prima fase della produzione storiografica di Arsenio Frugoni è strettamente legata alla sua formazione a Pisa. Si articola in due filoni, l'edizione di testi, prevalentemente di età umanistica (Scritti 1939; Carteggio 1950) e saggi di storia della cultura tra Quattro e Cinquecento, raccolti successivamente nel volume Incontri nel Rinascimento (Frugoni 1954). Negli anni di formazione presso la Scuola storica a Roma, invece, Frugoni si orientò definitivamente verso la medievistica. Studiò dunque la figura e l'opera del cardinale Iacopo Stefaneschi, coniugando approccio filologico e storico culturale (Frugoni 1949; 1950). Quindi, nel 1950 scrisse un ampio studio sul Giubileo del 1300 (Frugoni 1999). La ricerca è un tentativo di storia totale di un fenomeno puntuale. La proclamazione del Giubileo viene indagata come risultato di tradizioni precedenti (teologiche, indulgenziali) adeguate alle esigenze della politica e della spiritualità del tempo di Bonifacio VIII; la celebrazione giubilare consente allo storico di ricostruire vari livelli (devozionali, politici, di comportamenti collettivi) delle religiosità tardomedievale. Quattro anni dopo, pubblicò il volume Celestiniana (Frugoni 1991), in cui studiò la figura e l'esperienza di papa Celestino V. Lo storico in ogni capitolo adottò un punto di osservazione differente: archeologico per l'analisi della tradizione documentaria erudita relativa a Celestino e alla sua congregazione, esegetico testuale per la lettura della presunta autobiografia del pontefice, contestualizzante per ricostruire l'interpretazione di Celestino espressa dal comportamento degli spirituali francescani, filologico per recuperare gli echi della figura del pontefice in alcuni testi poetici successivi. Tutti questi studi, per quanto segnassero una posizione originale nell'area di studi del medioevo cristiano, si inserivano comunque nella scuola storiografica dominata da Raffaello Morghen. Sempre nel 1954 però Frugoni pubblicava anche il libro su Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII (Frugoni 1989). La ricerca fu una novità assoluta. Non tanto per la tematica ereticale, che allora era tra le più dibattute negli studi sulla tradizione religiosa medievale: fu invece l'approccio ai documenti ad essere rivoluzionario rispetto alle impostazioni tradizionali e correnti. La ricerca infatti si concentra sulle testimonianze che ritracciarono l'esperienza di Arnaldo, piuttosto che direttamente sulla sua figura. I testi sono analizzati come campi di tensione tra la reale vicenda dell'eretico, l'interpretazione personale di ogni singolo autore e i condizionamenti imposti dalla sua posizione culturale e dalla forma letteraria in cui redasse la sua testimonianza. Così, oltre alla parabola storica di Arnaldo da Brescia, la ricerca illumina le modalità di percezione ed elaborazione del reale da parte degli intellettuali del XII secolo. L'importanza del libro venne immediatamente riconosciuta dagli storici più attenti e il volume innescò un vivace confronto sulle possibilità di conoscere il passato attraverso la mediazione dei documenti; si trattò di uno dei rari momenti in cui parte della medievistica italiana si soffermò a riflettere sui fondamenti del proprio mestiere. In seguito, la storiografia di Frugoni si caratterizzò sempre più per la molteplicità degli interessi. Negli ultimi quindici anni di attività, lo storico ampliò i suoi orizzonti di studio, sia abbracciando nuove tematiche, sia accogliendo criticamente suggestioni di storiografie straniere (in particolare quella francese). La natura esplorativa di questa attività si concretizzò in una produzione scientifica dispersa, costituita per lo più da brevi saggi, oltre che da un gran numero di voci redatte per l'Enciclopedia italiana, L'Enciclopedia dantesca e il Dizionario biografico degli italiani. Complessivamente, sono identificabili quattro nuclei principali in tale produzione: contributi che precisano e arricchiscono argomenti affrontati in precedenza (Frugoni 1955; 1956; 1958; 1970), edizioni di testi (Gioacchino da Fiore 1957; Anonimo Romano 1957; Dante Alighieri 1972), ricerche sulla cultura e la spiritualità medievali (Frugoni 1979) e un gruppo di studi su Dante (Frugoni 1965; 1967; 1969; 1972). Il filo conduttore degli ultimi studi è costituito dall'approccio metodologico, volto a una lettura interna della testimonianza e al tentativo di affrontare attraverso un caso specifico problematiche più generali. Al centro dell'attenzione dello storico fu in ogni caso il documento, inteso come testo da decifrare con gli strumenti della filologia e attraverso gli indizi forniti dai contesti storici in cui venne prodotto. Così, documenti e testimonianze individuali diventavano essi stessi fatti e problemi di storia. In questa prospettiva, Frugoni approdò anche allo studio delle immagini (Frugoni 1957). Negli studi su Dante, infine, lo storico sintentizzò i differenti approcci metodologici adottati nel corso della sua attività (filologia, esegesi testuale, analisi psicologica, contestualizzazione della testimonianza), forse in preparazione di una monografia sul personaggio.

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