Biografia Bernard Berenson |
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Bernard Berenson, vissuto per gran parte della sua lunga vita a Firenze, aveva in realtà origini molto lontane: nacque nel 1865 in un villaggio nelle vicinanze di Vilnius, in Lituania, da una famiglia ebraica di piccoli commercianti di legname che pochi anni più tardi, quando era appena decenne, scelse la via dell’emigrazione degli Stati Uniti stabilendosi a Boston nel 1875. Nel nuovo mondo americano ebbe la sua prima formazione, nelle scuole ordinarie ma soprattutto attraverso le sue sterminate letture, cui fin da giovanissimo si dedicò nella biblioteca cittadina; gli eccezionali risultati ottenuti nella sua prima carriera scolastica gli valsero la possibilità di accedere all’Università di Harvard, che frequentò dal 1884 al 1887. Compiuto così un brillante percorso di studi umanistici, potè dedicarsi nel biennio 1887-1888 ad un lungo viaggio in Europa, prima a Parigi e a Londra, poi in Italia, soprattutto a Firenze, dove acquisì molto rapidamente una grandissima esperienza di conoscitore d’arte. La sua prima pubblicazione risale al 1894, quando diede alle stampe un fortunato volume su Lorenzo Lotto: la pittura veneziana fu ancora il suo principale campo d’indagine, dal quale mosse allo studio di quella fiorentina e quindi di tutta Italia, con un interesse pressochè esclusivo per i secoli del Rinascimento dal Tre al Cinquecento. Trasferitosi a Fiesole, divenne ben presto una figura di riferimento per il collezionismo d’arte americano, per la sua impareggiabile competenza nei riconoscimenti e nelle attribuzioni delle opere: fu in particolare per molti anni agente di Isabella Stewart Gardner, che andava raccogliendo una preziosa collezione di opere italiane poi confluite nello Steward Gardner Art Museum di Boston. Circondato da una fama e da una considerazione ammirata da parte degli esperti e amanti d’arte, mantenne a lungo questa duplice veste, non priva di tensioni e sofferenze, di appassionato studioso, e allo stesso tempo esperto del mercato dell’arte con i suoi immancabili meccanismi e interessi. Sposatosi nel 1900, si stabilì in una villa nei pressi di Settignano appena fuori Firenze, detta Villa I Tatti, che subito divenne un centro fervente di cultura e accoglienza per tutti gli studiosi soprattutto di arte fiorentina, anche attraverso le tormentate vicende della storia cittadina fino ai giorni bui dell’occupazione militare nazista. Morì, ultranovantenne, nel 1959, lasciando Villa I Tatti, con la sua collezione d’arte e la sua superba biblioteca, alla libera consultazione degli studiosi: oggi la villa è sede della fondazione dell’Università di Harvard per lo studio del Rinascimento italiano. Berenson fu studioso formidabile della civiltà artistica fiorentina, che considerò la via maestra per la formazione del senso estetico e della cultura nell’accezione più ampia: assai tradizionale, per così dire vasariana, fu la sua concezione della storia dell’arte, nella quale non rinunciò mai a considerare il periodo da Giotto a Michelangelo una stagione di fioritura seguita da una inesorabile decadenza. Se una simile impostazione non è più accettata dagli studiosi, è certo che la sua opera resti un classico della storiografia artistica specialmente per Firenze, dove il suo magistero continua a fecondare, attraverso Villa I Tatti, le più recenti generazioni di studiosi americani e di tutto il mondo.
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