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Biografia Francesco Totti
Francesco Totti
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FRANCESCO TOTTI nasce il 27 settembre 1976, a Roma. A nove mesi già cammina e prende a calci un pallone. E quella sfera di cuoio (che all’inizio è di plastica) diventa subito la sua grande passione. La tiene sempre vicino a sé, anche quando va a dormire. "Ma a casa non ha mai rotto niente", racconta la signora Fiorella. Passano gli anni e si vede che Francesco col pallone ci sa fare. LA PRIMA SFIDA A cinque anni il papà lo accompagna a un torneo estivo. Chiede alla squadra che sta per scendere in campo di dargli la possibilità di giocare per qualche minuto, una breve apparizione, solo per farlo divertire. Francesco è biondo e magro come un chiodo. E’ piccolo e basso per la sua età. Il più piccolo di tutti. Quei ragazzini più grandi non si fidano di quello scricciolo. Papà Enzo insiste, chiede per favore. Alla fine Francesco gioca pochi minuti e segna due gol. Non vogliono più farlo uscire, se lo contendono per le due partite successive. La sua carriera di calciatore comincia così, sulla spiaggia. E intanto il pallone entra sempre più nella sua vita. LE PRIME SQUADRE La prima squadra si chiama Fortitudo. E’ la discendente di una delle società dalle quali è nata la Roma, nel lontano 1927, è il segno del destino. Francesco è sempre il più piccolo della squadra. Ma anche il più bravo. Lo vengono a vedere osservatori da tutta Roma: ha solo sette anni. C’è già chi è pronto a scommettere sul quel bambino biondo. . Le prime partite, la divisa che gli sta sempre molto larga, i primi scarpini avuti per regalo. A otto anni veste la maglia Smit Trastevere, antica società dilettantistica romana. Gioca centrocampista. Ha piedi buoni , dribbling, una tecnica superiore a quella degli altri bambini, un dono di natura. Ed è innata anche la capacità di capire prima degli altri dove finisce il pallone, dove poterlo calciare per aiutare la squadra a vincere. E’ sempre il migliore e l’anno successivo i dirigenti della Lodigiani convincono i genitori di Francesco a portarlo con loro. Società seria, una tradizione consolidata con i giovani. Il primo cartellino del giocatore Totti è con la società di San Basilio. Mentre gli altri bambini vedono i cartoni animati, Francesco si chiude nella sua stanza e preferisce il calcio. Scorpacciate di partite di campionati stranieri davanti alla televisione. Il calcio diventa con gli anni una passione sempre più forte e il calcio lo identifica in una squadra: la Roma. LA PASSIONE PER LA ROMA In quegli anni comincia ad andare all’Olimpico. Lo accompagnano il fratello Riccardo, gli zii materni e paterni. E la Roma, un bel giorno, lo viene a cercare. I dirigenti della Lodigiani si sono già impegnati con la Lazio, che arriva per prima su questo ragazzo con grande talento. Ma intanto vanno a vederlo anche osservatori giallorossi. Lupi, Gildo Giannini, Maldera. Totti arriva alla Roma grazie a una strategia complessa. Svolgono un ruolo importante Bruno Ripani, mobiliere di Via Vetulonia e amico della famiglia Viola; Gildo Giannini, all’epoca dirigente romanista e , pare, Stefano Caira, attuale dirigente romanista, a quei tempi ancora in Federazione. Un colpo di mano che spiazza i dirigenti della Lodigiani, da allora non più in buoni rapporti con la Roma. COMINCIA LA SUA AVVENTURA... A tredici anni Francesco Totti mette per la prima volta piede in casa giallorossa. E’ il 1989. Comincia nei Giovanissimi regionali con Carnevale, agli Allievi Nazionali con Aldo Maldera, alla Primavera con Luciano Spinosi prima ed Enzo Sella poi. Durante i primi anni si allena al campo delle Tre Fontane, poi a Trigoria. Impazzisce per la Roma quando va allo stadio. Ammira Voeller e Giannini. Ma soprattutto il Principe, il capitano. All’inizio gli porta rispetto. E’ timido anche nel primo approccio con Giannini. Ha il suo poster nella cameretta, anzi più di uno. Finiscono per diventare amici. LE PRIME SODDISFAZIONI Nel dicembre del 1990 ha 14 anni quando conosce il presidente Dino Viola. E’ un incontro profetico, in occasione degli auguri natalizi al settore giovanile. I ragazzi vengono chiamati uno ad uno dal presidente. Una stretta di mano e via. Quando è il turno di Totti, Viola gli trattiene la mano. "Mi dicono che sei molto bravo. Continua così. Quel’incontro gli resta impresso. Quando torna a casa racconta con orgoglio: "Il presidente ha fermato solo me". Nello stesso anno arriva anche la prima convocazione per l’Under 14. Alla fine fu premiato quale migliore giocatore del torneo. LA DELUSIONE Nella Roma si fa inserire nella lista dei ragazzi che vanno a fare i raccattapalle. E’ a bordo campo il giorno della delusione finale di Coppa Uefa persa, nel 1991. IL PRIMO DRAMMA Quello è anche il periodo del suo primo infortunio serio. L’avversario, neanche a dirlo, la Lazio. Un brutto colpo al ginocchio in un derby. Non si capisce subito se è abbastanza grave, è operato dopo qualche mese in artroscopia dal professor Carfagni a Villa Stuart. Nella Roma, Totti cresce tranquillo, con la fiducia e la stima di tutti, non perde mai l’umiltà. I SUCCESSI Firma la conquista della Coppa Italia Primavera con Luciano Spinosi, è protagonista dello scudetto vinto dagli Allievi di Ezio Sella nella stagione 1992-93. In quel’anno arriva anche l’esordio in serie A, a sedici anni, secondo la profezia di Dino Viola. Ma pochi mesi prima viene sventato un tentativo del Milan di portare via il giovane talento dalla Roma. Ariedo Braida telefona a casa Totti: "Signora, qui a Milanello Francesco sarebbe accolto con tutti gli onori. Sarebbe seguito negli studi. E il trattamento economico non sarebbe un problema". La famiglia Totti anche questa volta non ha dubbi: "Francesco vuole solo la Roma". A Trigoria tutti gli vogliono bene. A quei tempi, Lionello Manfredonia è il responsabile del settore giovanile. Invita gli amici appassionati di calcio a venire a vedere le partite degli Allievi. "C’è un ragazzino che è un fenomeno. Si chiama Totti. Presto lo vedrete in serie A". Trigoria gli uomini del servizio accoglienza lo hanno visto crescere. E si sono affezionati a lui. La profezia di Dino Viola si avvera. IL DEBUTTO A sedici anni Totti esordisce in serie A. L’allenatore della Roma è Vujadin Boskov, il grande Dino Viola è scomparso, il presidente giallorosso è Giuseppe Ciarrapico.Il vecchio Vujadin, che aveva intravisto le qualità’ del giovane talento, lo chiama spesso ad allenarsi con la prima squadra. Il parco attaccanti è già’ molto affollato. Ci sono Rizzitelli, Caniggia, Carnevale e Muzzi. Francesco è già’ un punto di forza della Primavera di Luciano Spinosi. Si divide tra la prima squadra e la formazione giovanile. Qualche mese prima del’esordio in serie A, Boskov gli fa fare passerella in un’amichevole al Flaminio contro l’Austria di Herbert Prohaska. Per Francesco il pallone è sempre stato un divertimento . Che già’ da piccolo dimostra grande senso di responsabilità’. I dirigenti che ruotano intorno a Ciarrapico spingono Boskov a prendere in considerazione il giovane talento .Il vecchio Vujadin spera ancora in una conferma. La Roma si avvia verso la finale di Coppa Italia, Ciarrapico è ancora in sella e da ‘ modo a Boskov di sperare. Caniggia non è ancora finito in una nuova storia di droga che gli costa la squalifica quando arriva il giorno del debutto di Totti. E’ il 28 marzo1993, si gioca Brescia-Roma. La squadra giallorossa passa in vantaggio al 23’ del primo tempo con Caniggia, raddoppia quattro minuti dopo con Mihajlovic. Francesco è seduto in panchina, vicino a lui c’è Muzzi, che a volte Boskov preferisce a Rizzitelli o Carnevale. Il vecchio Vujadin quando mancano due minuti alla fine si volta verso i due e urla: "Scaldati ,dai che entri". Francesco lo ricorda ancora: "Pensavo che ce l’avesse con Muzzi , era più facile pensarlo. Invece indicò proprio me". Esce Rizzitelli ed entra Francesco. Ha sedici anni e mezzo, conserva ancora quella maglietta. La squadra è in silenzio, ma Totti ottiene il permesso di andare in sala stampa per raccontare il suo esordio. Ma appena esce dagli spogliatoi sale sul pullman, preferisce allinearsi ai compagni. Boskov lo fa entrare anche qualche settimana dopo, in occasione di Ancona -Roma. Finisce 1-1 ed è la vigilia di Pasqua. Totti ha qualche spunto di classe in una partita da dimenticare. La Roma si avvia verso un finale di campionato tormentato. Boskov in allenamento lo incita continuamente. "Era sempre allegro, un personaggio divertente" racconta sorridendo Francesco. Il ragazzo cresce, aumentano gli impegni per gli allenamenti si divide tra Spinosi e Boskov, tra la Primavera e la prima squadra. ANCORA VITTORIE Intanto pochi mesi dopo l’esordio nel massimo campionato, aiuta la squadra degli Allievi a vincere il titolo italiano. Franco Zavaglia è il suo procuratore. Lo segue da quando Francesco ha sedici anni. Con lui arriva il primo contratto da professionista nel 1994, per la Roma lo firma sui moduli federali l’allora direttore sportivo Emiliano Mascetti. All’inizio guadagna sessanta milioni. Zavaglia prima di fare il procuratore è stato allenatore di squadre dilettanti romane. Racconta come si è avvicinato a Totti: "E’ stato il calciatore che mi ha colpito di più sin da ragazzino. Lo andavo a vedere negli Allievi e aveva colpi eccezionali. Capii subito che non si sarebbe perso per strada perché alle spalle ha una famiglia meravigliosa". L'UOMO DEL DESTINO Nell’estate del 1993 arriva alla Roma un personaggio che lascia un segno indelebile nella carriera di Francesco: Carlo Mazzone. Con il tecnico trasteverino il giovane gioiello conosce la sua definitiva consacrazione, da ragazzino diventa adulto quasi senza accorgersene. Intanto Francesco fa passi da gigante anche in Nazionale. Dopo l’esperienza con l’Under 14 con Corradini, incontra Vatta, con la rappresentativa Under 17. Ma presto si accorge di lui anche Maldini. Totti sarà protagonista anche del’Under 21. Ma poi Cesarone si dimenticherà di lui al momento di stilare la lista dei Mondiali in Francia. Francesco ha da poco compiuto diciassette anni quando Mazzone lo convoca per una partita di Coppa Italia.

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