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Biografia Jean Anouilh
Jean Anouilh
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Jean Anouilh, scrittore e drammaturgo francese oltre che regista e sceneggiatore di film, nacque a Bordeaux il 23 giugno del 1910 da una famiglia di origini basche (il padre era un abile sarto e la madre una sensibile violinista e insegnante di pianoforte, componente di un'orchestra estiva che si esibiva presso lo stabilimento marittimo di Arcachon, ove Jean iniziò a respirare prestissimo la polvere del palcoscenico. A Parigi, ove la famiglia si era trasferita nel 1921, Anouilh frequentò i suoi studi presso il Collège Chaptal (fu compagno di scuola del grande attore-mimo e regista Jean-Louis Barrault). Frequentò la facoltà di Legge alla Sorbona di Parigi che abbandonò per lavorare presso un'agenzia pubblicitaria, ove conobbe Jacques Prévert. Lettore accanito, amò il teatro di Shakespeare, Claudel, Cocteau, Gide, Pirandello e Giraudoux, e spinto dalla vocazione drammaturgica si dedicò totalmente alla scrittura ma gli inizi furono duri (fu anche il segretario del grande attore e regista Louis Jouvet alla Comédie des Champs-Elysées, del quale non riuscì però a sopportare il carattere burbero e scontroso). Esordì nel 1929 con la farsa "Humulus le muet" (scritta in collaborazione con Jean Aurenche), cui seguì nel 1932 "L'Hermine (L'ermellino)", testo in cui il protagonista combatte inutilmente un mondo ostile dominato dal denaro e dalle ambizioni nel tentativo di mantenere i suoi ideali romantici e di salvare un amore "immacolato come l'ermellino". Nel 1931 sposò l'attrice Monelle Valentin da cui ebbe una figlia, e le nuove responsabilità familiari gli crearono problemi di vera e propria povertà, acuiti dal fallimento delle rappresentazioni di "Mandarine" (1933) e "Y avait un prisonnier" (1935). Conobbe il grande successo nel 1937 con "Le voyageur sans bagage (Il viaggiatore senza bagaglio)", il cui protagonista Gaston è un veterano della I guerra mondiale che ha perso la memoria, il quale - scoprendo di essere stato un vile e ormai conquistato da una nuova purezza interiore - rifiuta la sua famiglia per bene ma gretta e rinunzia alla sua precedente personalità. Nel 1938 replicò il successo con "La sauvage (La selvaggia)" e "Le bal des voleurs (Il ballo dei ladri)", che con le loro centinaia di repliche contribuirono a risolvere tutti i suoi problemi economici. Insieme a Jean-Louis Barrault e a René Barjavel fondò la rivista «La Nouvelle Saison». Nel 1940 replicò un buon risultato con "Léocadia" per la regia del noto André Barsacq e con Pierre Fresnay e Yvonne Printemps, che racconta la poetica storia di un principe che, perduto il suo amore con la morte di Léocadia, lo ritrova in una giovane modista che le rassomiglia. Costretto a uno stop forzato a causa della II guerra mondiale e dell'occupazione nazista, Anouilh assunse forse una posizione collaborazionista nel tentativo di continuare a lavorare (che gli fu poi rimproverata aspramente). Nonostante tutto, nel 1941 scrisse "Eurydice", tragedia ispirata dal mito greco di Orfeo, e mise in scena "Le rendez-vous de Senlis", scritto nel 1937. Nel 1944 rappresentò la celeberrima "Antigone", scritta in piena guerra mondiale durante l’occupazione nazista della Francia nel 1942, tragedia suggerita dall'antichissima ma contemporanea Antigone di Sofocle che vasta eco ha avuto nella cultura occidentale (ispirò Racine, Alfieri e Brecht); essa fu rappresentata al Théâtre de l'Atelier con la regia di Barsacq: narra la tragedia di una eroina che, divenuta metafora della ribellione contro ogni dittatura, rinuncia al suo ruolo di cittadina-suddita rigettando l'autoritarismo del re Creonte e dando sepoltura al cadavere del fratello Polinice (vietata perché considerato traditore della patria) e scegliendo la morte al posto dell'ingiusta imposizione. In effetti, la prima rappresentazione non ebbe successo né di pubblico né di critica - l'autore parlò di «vera e propria catastrofe» - e alcuni vi colsero una posizione favorevole nei confronti della Germania nazista (dinanzi alla nipote ribelle, il re Creonte così si giustifica: «Buon Dio, bisogna pure che ci sia anche chi dice di sì, bisogna che ci sia chi conduce una barca che fa acqua da tutte le parti, senza chiedersi se un giorno verrà la resa dei conti»). In seguito non mancarono però alla tragedia l'amore del pubblico e la considerazione della critica, che considerò un capolavoro il mito di questa giovane donna ribelle e dolente, per la quale il diritto privato prevale sul diritto pubblico. Da allora Anouilh non ebbe altro che successi, diventando un drammaturgo famoso in Europa e negli USA dopo la traduzione in inglese da parte di Lillian Hellman de "L'Alouette (The Lark)" (1953), incentrato su Jeanne d'Arc che come Antigone dice di "no" a tutto inclusa la vita. Ricordiamo di questo periodo: "Roméo et Jeannette" e "Médée (Medea)" (1946), "L'Invitation au Château (L'invito al castello)" (1947), "Ardèle ou la Marguerite" (1948), "La répétition ou l'amour puni (La prova o l'amore punito)" (1950), "Colombe" (1951), la farsa sessuale "La valse des toréadors (Il valzer dei toreador)" (1952) di gran successo (in cui agiva il General Saint Pé, una caricatura dell'autore, che fu trasformata in un film con Peter Sellers da John Guillermin nel 1962), e "Ornifle, ou la courant d'air (Ornifle, o la corrente d'aria)" (1955). Uomo inasprito da una certa misantropia e riservato sino alla reclusione volontaria, aveva divorziato dalla prima moglie per sposare nel 1953 l'attrice Nicole Lançon. Da ricordare sono i suoi testi politici "Pauvre Bitos ou le dîner de têtes (Povero Bitos o il pranzo di teste)" (1956), scritto per criticare i processi ai collaborazionisti francesi, "L'hurluberlu ou le réactionnaire amoureux (Hurluberlu o il reazionario innamorato)" (1958) e "Le song du critique" (1960), scritti in posizione antitetica rispetto a quelle del generale de Gaulle col quale entrò in aperto conflitto. Del 1959 sono "La petite Molière" e "Becket ou l'honneur de Dieu (Beckett o l'onore di dio)" noto in Italia come "Becket e il suo re", che vinse un Tony Award e l'Antoinette Petty Award for Best Play of the Season (1960-61) e che fu trasformato nel bel film diretto da Peter Glenville con Peter O'Toole e Richard Burton . Seguì "La Grotte" (1961), che fu invece un insuccesso; Anouilh decise allora di dedicarsi al cinema e alla regia, allestendo spettacoli di grande rilievo, scrivendo la trama per balletti, e traducendo e adattando lavori di Oscar Wilde e Graham Greene. Nel 1969 rappresentò "Cher Antoine ou l'amour raté (Caro Antonio o l'amore fallito)", un testo considerato di notevole fattura, cui seguirono numerose altre opere appartenenti alla moderna commedia di carattere, forse di minor valore ma di sicuro gradimento, che gli meritarono l'appellativo di «autore di teatro di distrazione» (l'autore stesso parlò di sé come di un «semplice fabbricante di testi teatrali»). Appartengono a questo periodo: "Les poissons rouges; ou Mon père, ce héros (I pesci rossi o mio padre, questo eroe)" (1970), "Tu étais si gentil quand tu étais petit (Eri così gentile quando eri piccolo)" (1972) - un rifacimento grottesco della tragedia degli Atridi - , "Monsieur Barnett" (1974), "L'Arrestation (L'arresto)" (1975), "Chers zoizeaux" e "Le scénario" (1976), "Vive Henri IV" e "La Culotte" (1978) dedicato al tema della liberazione della donna, "La Foire d'empoigne" (1979), e "Le Nombril" (1981). Anouilh - che per più di cinque decadi aveva spaziato dalla satira alla tragedia passando per la farsa, per il teatro dell'assurdo e per il pessimismo caricaturale - aveva suddiviso le sue pièces in: «noires (testi neri)», «roses (testi rosa)», «brillantes (testi brillanti)», «grinçantes (testi stridenti)», «costumées (testi in costume)», «baroques (testi barocchi)» e infine «mes fours» (miei fiaschi)»; e queste denominazioni comparivano nei titoli della sua collezione di opere teatrali. Premiato nel 1970 con il Prix mondial Cino Del Duca e nel 1980 con il Grand Prix du Théâtre de l'Académie française, Anouilh morì a Losanna il 3 ottobre del 1987, lasciando la seconda moglie Nicole e quattro figli. Influenzati dall'esistenzialismo di Sartre e pieni dell’angosciata inquietudine dell'età contemporanea oppressa dalla 2° guerra mondiale, a metà tra idealismo e realismo, i suoi testi (nei quali mancano le implicazioni storiche o geografiche mentre prevale l'aspetto della "improvvisazione") mostrano un nostalgico vagheggiamento per la purezza d'animo - quella del perduto mondo infantile - non più possibile nel nostro mondo corrotto, da parte di personaggi "ribelli", individui tormentati e conflittuali messi di fronte alla scelta ineluttabile fra il compromesso e una spinta ideale; e - quando il compromesso viene scartato col rifugio nella illusione - essi sono costretti al fallimento e alla perdita della vita: la soluzione non è mai il lieto fine (che non è possibile) ma è la dura realtà della morte.

Di Silvia Iannello

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