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Biografia Leszek Kolakowski
Leszek Kolakowski
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Leszek Kolakowski, nacque nel 1927 a Radom, città che ho attraversato negli anni Settanta e che mi è apparsa tra le più lugubri di tutte le città polacche degli anni bui. Durante la guerra, non fu deportato come tanti altri in Siberia, non frequentò scuole poiché non esistevano più, se si eccettua, di tanto in tanto, la scuola clandestina; e lesse ogni sorta di libro con la facilità propria della sua precoce intelligenza. Sostenne, nel 1953, una tesi su Spinoza e fu nominato professore di storia della filosofia all?università di Varsavia. Credeva allora, secondo la testimonianza del suo amico Baczko, che il pericolo principale per la libera filosofia fosse quello di soccombere alle forze regressive della religione e dell?estrema destra. Divenne così membro del partito comunista. Egli però comprese ben presto la realtà meglio di altri a partire dal 1956, l?anno del rapporto Krusciov e della prima rivolta della Polonia. Bisogna notare che gli spiriti brillanti di quella generazione venivano quasi tutti dal comunismo, che li aveva sedotti per un momento e di cui poterono, grazie a questa breve esperienza, analizzare retrospettivamente la perversità. Bronislaw Baczko, Krzysztof Pomian, Bronislaw Geremek sono i più conosciuti non solo in Francia di questo gruppo notevole. Non divennero uomini di destra, né nazionalisti, ma elaborarono una posizione che bisogna qualificare, in profondità, come ?liberale?. Anticomunisti, certo, senza la minima concessione, ma considerati piuttosto di centrosinistra sullo scacchiere politico attuale del loro Paese. A partire dunque dal 1956, Kolakowski militò per il libero pensiero, per la libertà politica, per tutte le forme di libertà. In seguito conobbe la vita errabonda degli intellettuali esuli di alto rango, passando dall?una all?altra delle grandi università, McGill, Berkeley, Chicago. Che io sappia, non gli fu mai offerto in Francia un posto degno della sua altezza. All Souls, a Oxford, lo accolse nel numero dei suoi fellows ed egli si stabilì in Inghilterra. Egli ricevette tutti gli onori possibili. Venne scelto per le Jefferson lectures, fu il primo a ricevere il premio Kluge, assegnato dalla Biblioteca del Congresso. Tuttavia, l?esilio è pur sempre esilio; esilio amaro. Egli ritornò spesso a insegnare in Polonia dopo il 1990, ma rimase a vivere a Oxford. Leszek Kolakowski ha scritto un?opera straordinariamente abbondante e variegata. Quasi trenta libri e numerosissimi articoli. È dopo il 1956, una volta uscito dall?incarcerazione ideologica, che il suo talento ha potuto spiegare le vele. Pagò il prezzo della sua liberazione scrivendo il monumentale Main Currents of Marxism, in tre volumi. Egli mostra da una parte la nullità filosofica di questo pensiero, e dall?altra insiste sulla sua logica e sulla sua continuità. Le insulsaggini inenarrabili di Lenin e di Trotsky derivano da Marx. Non c?è rottura tra l?uno e gli altri, contrariamente a quanto affermano coloro che si vergognano di ciò che è diventato il pensiero leninista. Benché a uno stadio di deterioramento, il marxismo sovietico è pur sempre marxismo. Il terzo volume di questa summa, malgrado gli sforzi di molti, non è mai stato tradotto in francese, ed è un peccato, poiché è in questo terzo volume che egli tratta di Lenin e di Trotsky, i quali hanno ancora, come sappiamo, discepoli fedeli ed entusiasti non solo in Francia. L?opera è di una chiarezza luminosa. Se la si legge in buona fede, la questione è risolta. La riflessione del giovanissimo Kolakowski è cominciata con un?indagine sulla religione nelle sue relazioni eventuali con le credenze ideologiche del secolo. Per tutta la vita egli ha continuato questa riflessione. Allontanandosi progressivamente dalle sue posizioni iniziali, egli ha approfondito il tema. Ha cominciato con un compendio, tradotto in francese, Chrétiens sans Eglise: la conscience religieuse et le lien confessionnel au XVIie siècle. Si tratta di una vasta ricerca nell?universo complicato dei movimenti dissidenti del cattolicesimo e del protestantesimo dell?epoca. Il libro è erudito, brillante, ma il pensiero è ancora in via di definizione. Esso si precisa con un?ammirevole opera su Pascal: Dieu ne nous doit rien: brève remarque sur la religion de Pascal et l?esprit du jansénisme. È essenziale leggere anche Religion: If There Is no God (traduzione italiana: Se non esiste Dio, il Mulino), che egli scrisse direttamente in inglese nel 1984 e che sintetizza il punto di arrivo del suo pensiero. Egli continuò a evolversi. Amico intimo di Giovanni Paolo II, si recò spesso a Castel Gandolfo. Ma, per quanto ne sappia, non ha mai cessato di avvicinarsi alla religione che in maniera asintotica, mantenendo fino alla fine una distanza critica. Il che non sminuisce per nulla la pertinenza dei suoi argomenti. Volle un funerale religioso. Se dobbiamo proprio collocare Kolakowski all?interno di una tradizione filosofica, mi pare che questa sia la tradizione scettica. Ha scritto mirabili testi su Hume. Ha un?evidente affinità con il XVIii secolo europeo, in particolare inglese e francese. La stessa rapidità, la stessa limpidezza, la stessa facoltà, da lui portata a livelli eccelsi, di essere a un tempo leggero e profondo. Ricordo la notte in cui lessi, senza potermene staccare, il suo ultimo libro: Why Is There Something Rather Than Nothing (2007), splendidamente tradotto, nell?inglese più puro, dalla figlia Agneszka. Egli passa in rivista i venti o trenta ?grandi filosofi?, da Parmenide fino a Husserl e ai contemporanei. Riassume in alcune pagine ciò che hanno voluto dire, la base, l?intuizione madre, l?essenza della loro filosofia. Poi, in una o due pagine, ci mostra il loro tallone d?Achille, il loro limite, a causa del quale nessuno di essi, malgrado le sue ambizioni, malgrado la profondità dei suoi sforzi, ha potuto mettere un punto finale alla filosofia. Il suo virtuosismo ci stordisce. Bisogna essere grandissimi maestri per raggiungere tale disinvoltura, per aggirarsi con tale agilità nella foresta dei sistemi; ed essere anche un grande scrittore molto spirituale e molto singolare. Una meraviglia. In Polonia Kolakowski non è considerato soltanto un filosofo, ma uno scrittore. La Polonia era un Paese in cui la nobiltà (i magnati, la szlachta) era molto numerosa e dava la sua impronta al Paese. Vi si apprezzava l?eleganza. Kolakowski, nei suoi innumerevoli articoli, di cui uno dei più celebri e più saggi è Comment être à la fois conservateur, liberale et socialiste, si dimostra uomo di spirito particolarmente elegante. Sarebbe dovuto piacere al pubblico francese, se questo avesse ancora mantenuto il tono di Voltaire o di Diderot. Ma appunto non l?aveva mantenuto, e lo stile limpido di questo polacco, così lontano dal gergo filosofico parigino, unito al suo anticomunismo e al suo liberalismo, non poteva piacere per nulla ai nostri ?intellettuali?. Mi si permetterà qui di evocare il suo fisico distinto, visto che l?ho frequentato come amico per trenta o quarant?anni, un amico benevolo verso i miei scritti e verso la mia persona, motivo, per me, di grande onore. Era alto e magro, un tipo prettamente polacco, con la carnagione e i capelli chiari, gli occhi di un azzurro molto pallido. La sua salute era fragile. Credo avesse avuto, da giovane, una tubercolosi ossea e non lasciava mai il suo bastone, il suo famoso bastone di plexiglas che non ho visto a nessun altro. Inoltre, a Oxford, era stato investito da un autobus, il che non aveva migliorato le cose. Pochi anni fa, a Vienna, mi era sembrato così spossato dopo il suo discorso, che mi ero preoccupato e avevo chiamato sua moglie. L?anno scorso, ho partecipato all?omaggio resogli dai suoi amici ad All Souls, per il suo ottantesimo compleanno. Era quasi cieco e non poteva più leggere, ma era felice, sereno, sempre con lo stesso portamento distinto. L?ho visto di nuovo a Varsavia nel maggio 2008. Mi è parso allora che stesse meglio. Se ne è andato, il 17 luglio di quest?anno, uno degli ultimi della sua generazione. La dura falciatrice avanza, scrive Hugo, ?pensosa, passo dopo passo, verso il resto del grano?. http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#14

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