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Biografia Livio Maitan
Livio Maitan
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Livio Maitan era nato a Venezia nel 1923, si era diplomato in lettere classiche all'università di Padova e aveva, giovanissimo, partecipato alla resistenza socialista durante l'occupazione nazista. Costretto a rifugiarsi in Svizzera è anche stato in un campo di internamento alla fine della guerra. Aderì alla sinistra socialista, divenendo segretario della Federazione giovanile socialista, ma già nel 1947 conobbe e aderì alla Quarta internazionale, cui ha dedicato tutta la sua vita senza però ritagliarsi un ruolo di nicchia o rifugiarsi nel settarismo. Nel 1948, infatti, fa parte della direzione del Fronte popolare. È nel 1951 che entra nella direzione della Quarta internazionale, provando, in condizioni quasi impossibili, a proseguire l'opera di Trotzky e dell'Opposizione di sinistra insieme a una pattuglia di dirigenti - Michel Raptus (Pablo), Ernest Mandel, Pierre Frank -, di cui era ormai rimasto l'ultimo esponente. Sono gli anni più difficili per il movimento trotzkysta, attaccato dalle forze di polizia da un lato e definito dalle forze staliniste `hitlero-trotzkysta'. Sono gli anni che danno vita a quel progetto che va sotto il nome di `entrismo' - troppo spesso connotato solo negativamente -, che porta molti quadri di quel movimento a stare là dove si trova il movimento operaio, garantendosi l'agibilità politica e quindi impedendo che forze vive, per quanto piccole, si disperdessero. Di questo lungo periodo, difficile e convulso, Livio ha lasciato molti libri. Oltre alla cura, alla traduzione o alla prefazione, di quasi tutte le opere di Trotzky, sono di questo periodo Attualità di Gramsci e politica comunista (1955), Teoria e politica comunista nel dopoguerra (1959), Trotzky oggi (1959), Il movimento operaio in una fase critica (1966), Pci:1945-1969, fino ad arrivare alla riflessione che lo ha distanziato dalle forze della nuova sinistra, attratte dal maoismo e che invece egli analizza criticamente in Partito, esercito e masse nella crisi cinese (1969). Sul finire degli anni '60 iniziano a segnalarsi i prodromi del sommovimento che sta per accadere. Sono gli anni in cui nasce il giornale «La sinistra», diretto da Lucio Colletti, che rappresenta un primo tentativo di raggruppare le forze migliori a sinistra del Pci. Ma la rivista ha vita breve e chiude. Di quella possibilità non rimane molto e con il '68-'69 si formano diversi, forse troppi, gruppi della sinistra rivoluzionaria - anche `l'entrismo' finisce -, che però non riusciranno mai a trovare una forma di comunicazione stabile, una collaborazione capace di formare una massa critica alla sinistra del più grande partito comunista d'occidente. Negli anni '70 segue con molta attenzione l'andamento della crisi economica e lo sviluppo della lotta di classe. È molto attento alle vicende operaie - lo si può ricordare davanti ai cancelli di Mirafiori o della Fatme di Roma - e alla crisi del capitalismo: scrive La grande depressione (1929-1932) e La recessione degli anni '70 (1976) e poi Dinamica delle classi sociali in Italia (1976), nel quale polemizza con le analisi di Paolo Sylos Labini che pure accetta di scriverne la postfazione, a dimostrazione del rispetto e della stima che lo circonda, pur in presenza di forti divergenze politiche (e non è un caso quindi la sua frequentazione con lo stesso Enrico Berlinguer). Sul finire degli anni '70, nel principio del riflusso, Livio partecipa alla rifondazione della sezione della Quarta internazionale, dando vita alla Lcr e intraprendendo un percorso molto originale che lo porta prima alla confluenza in Democrazia proletaria e poi alla nascita di Rifondazione comunista. Negli anni '90 scrive Al termine di una lunga marcia, dal Pci al Pds (1990), Anticapitalismo e comunismo: potenzialità e antinomie di una rifondazione (1992), e poi ancora sulla Cina, Il dilemma cinese (1994), Dall'Urss alla Russia (1996), un saggio che contiene la polemica con le tesi di Marco Revelli, Tempeste nell'economia mondiale (1998), fino alla sua biografia politica La strada percorsa, dalla resistenza ai nuovi movimenti (2002).

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