Biografia Paul Bowles |
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Nato a New York il 30 dicembre 1910, Paul Frederick Bowles si laureò in lettere a tempo di record all’University of Virginia (Charlottesville), dopo di che iniziò a studiare musica: fu allievo di Aaron Copland a New York e Berlino (1930-32) e poi di Virgil Thomson a Parigi (1933-34). Come compositore ha scritto opere, balletti, musiche di scena, lavori sinfonici e da camera, la maggior parte dei quali concentrati nel periodo tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Cinquanta (rare composizioni furono scritte anche anni più tardi e l’ultima risulta del 1963). Nel 1938 si sposò con Jane Sydney Auer, anche lei scrittrice, il cui nome d’arte era Jane Bowles (morta nel 1973). Critico musicale del "New York Herald Tribune" dal 1942 al ’46, l’anno dopo decise di trasferirsi in Marocco con la moglie, acquistando qualche tempo dopo una villetta in stile coloniale in una delle strade principali di Tangeri. Come romanziere si è affermato nel 1949 con "Sheltering sky" (Il tè nel deserto), in cui racconta, anche con spunti autobiografici, il viaggio di due coniugi americani, Port e Kit, accompagnati dall’amico Tunner, in Marocco nella speranza di salvare il loro matrimonio, ormai privo di stimoli. Nel 1990 dal romanzo (tradotto in italiano da Garzanti), il regista Bernardo Bertolucci trasse l’omonimo film con John Malkovich, Debra Winger e Campbell Scott. Nella versione originale la voce narrante era dello stesso Bowles, che appare anche brevemente in un primo piano: era l’uomo misterioso nel bar di Tangeri. Dalla fine degli anni Quaranta Bowles si è dedicato quasi esclusivamente alla narrativa, pubblicando in contemporanea ogni libro a Londra e New York. E’ autore di quattro romanzi e undici racconti principali. Nel 1952, tre anni dopo "Il tè nel deserto", dette alle stampe il romanzo "Let it come down", a cui sono seguiti "The spider’s House" (’57) e "Up above theworld’' (’67). Tra i racconti figurano alcuni fortunati titoli: "The delicate prey and other storie" (’50), "The hours afternoon" (’59), "The time of friendship" (’67). Risale al 1972 la sua autobiografia "Without stopping", tradotta da Garzanti con il titolo "Senza mai fermarsi". Ha pubblicato anche un libro di viaggi, "Their heads are green and their hands are blue" (1963). Una decina i titoli delle opere dello scrittore scomparso tradotti in italiano, quasi tutti pubblicati da Garzanti e Guanda: oltre al bestseller "Il tè nel deserto", "La delicata preda", "Messa di mezzanotte", "Il grande specchio", "Il limone", "Troppo lontano da casa", "Parole sgradite" e "Le loro teste sono verdi e le loro mani sono azzurre". Il debutto "ufficiale" di Bowles nella poesia risale al 1968, quando pubblicò la raccolta "Scenes", in cui dava alle stampe i versi composti soprattutto negli anni Cinquanta. A questa raccolta ne sono seguite altre tre principali. Con il drammaturgo statunitense Tennessee Williams, autore dello "Zoo di vetro", scrisse il testo teatrale "Senso", pubblicato nel 1970, ma la cui origine risaliva al 1948. Bowles è anche autore di libri sul Marocco (alcuni fotografici). Nel ’93 lo scrittore rilasciò una lunga intervista al critico letterario Gena Dagel Caponi Jackson della University of Mississippi. Nel ’94 è uscita negli Stati Uniti una selezione di lettere di Bowles a vari personaggi curata da Jeffrey Miller. Anni fa, lo scrittore ha donato tutto il suo archivio epistolare e di manoscritti all’Università del Texas. La casa di Paul Bowles e della moglie Jane a Tangeri, fin dai primi anni Cinquanta, fu un punto di riferimento per molti intellettuali americani ed europei. Fra gli ospiti più assidui anche lo scrittore Truman Capote e il fotografo Cecil Baton. "Un grandissimo, eccellente narratore, di cui apprezzavo soprattutto lo stile che io amo definire neogotico". Così Fernanda Pivano, grande americanista, ha ricordato Paul Bowles a cui era legata "da una lunga e affettuosa amicizia. Ci siamo conosciuti negli anni Cinquanta e ci siano frequentati per tanto tempo. La mia amicizia con Bowles è nata nello stesso periodo in cui ho conosciuto Jack Kerouac e Allen Ginsberg", ha detto Pivano. "Sono profondamente addolorata dalla sua scomparsa. Perdo un caro e sincero amico".
È morto a Tangeri, in Marocco, all’età di 89 anni colpito da una crisi cardiorespiratoria.
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