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Biografia Philip Johnson
Philip Johnson
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Philip Johnson, anche se per certi aspetti molto discusso, ha lasciato, nel nostro secolo un'impronta che ne fa un leader del movimento moderno per il ruolo svolto nell'introduzione del post-modernismo e del decostruttivismo, nonchè per il suo contributo alla formazione di nuove idee e stimolanti sviluppi del design e dell'architettura in tutto il mondo. Nato a Cleveland, nel'Ohio nel 1906, dopo essersi laureato in Filosofia a Harvard, il suo talento teorico fu immediatamente evidente, tanto da divenire direttore del dipartimento di architettura del MoMA a soli ventisei anni. Fondò la rivista The International Style, grazie alla quale vennero diffuse in America le tecniche della Bauhaus. Scrisse saggi appassionanti e curò le prime esibizioni dei lavori di Le Corbusier, Walter Gropius e Mies van der Rohe: cosa che fruttò gran parte dell'apprezzamento americano (ma anche internazionale) per il minimalismo architettonico. Con van der Rohe, iniziò un sodalizio tra i più appassionanti della storia dell'architettura, che ebbe il momento di massima visibilità e compiutezza artistica nella costruzione, da parte di van der Rohe, del Seagram Building di New York, all'interno del quale Johnson disegnò i locali del Four Seasons. La fine degli anni Trenta segna un duplice momento di crisi: nello stesso periodo in cui decise di abbandonare il lavoro da teorico e di curatore per conto del MoMA, tornando a frequentare dei corsi di approfondimento ad Harvard, Johnson rimase prondamente colpito dai progressi economici della Germania post-Weimar, al punto da tentare la fondazione di un partito politico dalle evidenti simpatie filo-naziste. La suggestione nei confronti della Germania di Hitler, svanì nel giro di poco tempo, e non risulta tuttora chiaro se l'improvviso cambio di rotta sia dovuto alla scoperta della realtà nazista, o al fatto che le sue idee politiche non ebbero alcun riscontro. Quel momento di coinvolgimento filo-nazista rimase uno dei passaggi più controversi della sua intera esistenza, rinfacciatogli sino alla morte, nonostante Johnson avesse reso nota la costruzione di una sinagoga edificata come atto di sincera espiazione pochi anni dopo la fine della guerra. Laureatosi in Architettura ancora a Harvard, progettò il suo primo capolavoro architettonico nel 1949: la "Glass House" ( una struttura in vetro senza muri interni con al centro un grande camino in mattoni) costruito nella sua tenuta di New Caanan, che ebbe un immediato impatto sul mondo dell'architettura. Johnson cominciò ad ottenere una serie di commesse di grandissimo prestigio, che lo portarono alle grandi opere moderniste degli anni Cinquanta e Sessanta che ridisegnarono lo skyline di New York: il giardino interno del MoMA, la fontana centrale del Lincoln Plaza, il New York State Theater, e a Forth Worth, nel Texas, l'Amon Carter Museum. Fu il momento in cui approfondì maggiormente la studio della storia. Sin dagli anni Settanta cominciò ad essere considerato il decano dell'architettura americana, grazie anche al suo continuo ed instancabile lavoro di comunicazione culturale. Delle grandi opere costruite insieme a John Burgee, molti considerano il suo capolavoro la Avery Fisher Hall (sede attuale della New York Philarmonic) e, soprattutto, la Cattedrale di Cristallo di Los Angeles, realizzata con oltre diecimila pannelli di vetro su una intelaiatura di cemento. Con il palazzo della At & T, (1982) sul tetto del quale disegnò una forma ondulata che suggerisce in egual misura la solidità classica di un tempio greco e la sinuosità del Chippendale, spiazzò nuovamente il mondo architettonico e cominciò a promuovere appassionatamente il decostruttivismo. Tra i restanti suoi progetti più famosi si ricordano: la torre di 56 piani di granito rosa della RepublicBank di Houston, in Texas; e la Cleveland Playhouse, un complesso che richiama alla mente un villaggio dell'XI secolo. Nel 1979 gli fu assegnato, il Premio Pritzker, considerato oggi il Premio Nobel per gli architetti. E' morto a New York il 26 gennaio 2005 all'età di 98 anni.

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